CANNES 61 – "Je veux voir", di Joana Hadjithomas, Khalil Joreige (Un certain regard)

je veux voirDal documentario alla finzione, e viceversa. Nuovo saggio per immagini dei filmakers libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, coppia di registi di film e di installazioni video che da diversi anni lavora sulla memoria e sul presente, e sul ruolo del cinema, e del suo farsi, chiamato continuamente in causa, fisicamente mostrato, nella costruzione di una riflessione poetico-politica che si espande da un testo all’altro

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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je veux voirInestricabile, il documentario dalla finzione, e viceversa. Je veux voir ne è un esempio perfetto. È il nuovo saggio per immagini dei filmakers libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, coppia di registi di film e di installazioni video che da diversi anni lavora sulla memoria e sul presente, e sul ruolo del cinema, e del suo farsi, chiamato continuamente in causa, fisicamente mostrato, nella costruzione di una riflessione poetico-politica che si espande da un testo all’altro. Je veux voir è la loro tappa più recente e fin dal titolo mette in gioco la sua sfida, teorica, militante, necessaria (ancor più in un festival come quello di Cannes di quest’anno che, a partire dal suo manifesto, esplora il confine tra il vedere il non vedere il vedere forse di nuovo…).

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Je veux voir nasce da una tragedia, dalla guerra scatenata da Israele contro il Libano nel luglio del 2006. Da una domanda che Hadjithomas e Joreige si sono posti: “Che cosa può fare il cinema” di fronte a una tale, ulteriore situazione di conflitto? Dalla loro impossibilità di raggiungere Beirut, bloccati a Parigi dallo scoppio della guerra, vissuta così da loro, per la prima volta, a distanza, da spettatori. E dall’idea, quindi, di recarsi appena possibile sul posto insieme a un’icona del cinema francese come Catherine Deneuve. Per raccontare le attese di un film da farsi, con una minima troupe e due attori nel ruolo di se stessi (Deneuve e l’attore libanese Rabih Mroué). Film da farsi che è già il film che stiamo vedendo. In giro per le strade dentro e fuori Beirut, con una profonda tensione filmica in un testo che è l’altra faccia del mediocre viaggio negli stessi luoghi rappresentato da Sotto le bombe di Philippe Aractingi.

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“Je veux voir” sono le parole che Catherine Deneuve pronuncia nella sua camera d’albergo appena giunta a Beirut. Vedere, ovvero incamminarsi fisicamente tra i pericoli, in spazi dell’estrema incertezza, quelli della città martoriata dagli attacchi e quelli che si disegnano, più invisibili, tra i due attori/personaggi, nel corso del loro coabitare, del loro cercarsi sfuggirsi sentirsi vicini/lontani nel farsi di quel viaggio e delle sue pause.

 

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