Mamma mia!, di Phyllida Lloyd

Basato sulle musiche degli ABBA, un riuscito musical euforico ed elettrizzante, di immaginazione e passione, ma anche di solitudine ed egoismo. Scatenata Meryl Streep

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Opera prima di Phyllida Lloyd e prodotto da Tom Hanks e Rita Wilson il film è la trasposizione del musical scritto dalla drammaturga Catherine Johnson e rappresentato per la prima volta a Londra nel 1999. Basato sulle canzoni degli ABBA come quella del titolo (canzone pubblicata nel terzo album del gruppo: ABBA, 1975), ha per protagonista Donna ex cantante rock che ora gestisce un albergo su un’isola greca e sua figlia Sophie, quest’ultima sta per sposarsi e ha invitato al suo matrimonio tre uomini, Sam, Harry e Bill, che hanno fatto parte del passato di sua madre per scoprire quale dei tre sia suo padre.

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Quella messa in scena da Phyllida Lloyd è una grossa bolla d’aria che si dissolve appena sfiorata, una sfera dalla superficie iridescente, che riflette i colori, caldi o freddi ma mai neutri, e la luce del paesaggio mediterraneo (gli esterni del film sono stati girati a Skiathos e Skopelos in Grecia), che cattura e altera gli incroci del destino, come parodia di una tragedia greca con tanto di coro che sembra irridere la protagonista e le sue sventure sentimentali. È una corsa in moto e in auto che da inizio al vivace e vitale girovagare di questa commedia musicale in cui i personaggi si rincorrono senza sosta e in cui le parole scritte, dette, cantate (siano esse quelle dei testi degli ABBA e non) rievocano immagini del passato, immagini mai viste. Dopotutto che cos’è la parola?, a voler tener fede a Godard, essa è ciò che si tace. L’immagine viene prima della parola, la quale è l’espressione di una perdita, di una mancanza, ma anche di una promessa, di un’attesa: incanto del contrasto e dell’accordo da rivivere dentro le immagini stesse. Qui la parola è espressione di qualcosa di riposto, di affidato e confidato ad altro: un diario, una lettera, un ricordo. Le stesse canzoni del film iniziano spesso con un verbo al passato, ma trovano spazio nel tempo presente.

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Il film di Phyllida Lloyd ha il fascino di una danza sotto la pioggia, in quel filmare la leggerezza dei corpi che saltano, si tuffano, cadono senza fragore. Quella di Lloyd è un’immagine che si offre al fantasma (imago nella lingua latina) dell’amore, spettro di un’ampia varietà di tonalità affettive: immaginazione e passione, ma anche solitudine ed egoismo. Il suo film si apre al desiderio, a quel malinconico sentire sempre nel cuore qualcosa di insoddisfatto. E come in quei grandi capolavori del cinema: Un americano a Parigi o Cantando sotto la pioggia, il senso della vita sembra non esserne la dominante. Non interessare Phyllida Lloyd. Perché qui si ha piacere a limitarsi ad assaporarne il suo retrogusto: l’amore. È come se dentro Mamma mia! il desiderio fosse riacceso da un vuoto. Un vuoto che si sente il bisogno di riempire, colmare, dissolvere. In questa commedia dei sentimenti tutto è promessa, attesa e perdita o viceversa, come in un cerchio in cui le cose tornano a riproporsi. Così le immagini volteggiano, danzano, si uniscono anche confusamente in un congiuntivo imperfetto fino a esplodere in uno spazio che si dilata e smarrisce, come qualcosa di sorprendente, sospesa e pronta a cogliere d’improvviso alle spalle… Dove sei? Vorrei Sentirti. Vederti. Toccarti…

 

Titolo originale: id.
Regia: Phyllida Lloyd
Interpreti: Amanda Seyfried, Meryl Streep, Dominic Cooper, Stellan Skarsgård, Pierce Brosnan, Colin Firth, Julie Walters, Christine Baranski
Distribuzione: UIP
Durata: 108′
Origine: USA/UK/Germania, 2008

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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