"Il caso dell'infedele Klara", di Roberto Faenza

laura chiatti e claudio santamaria in 'il caso dell'infedele klara' di roberto faenza
Il film gira a vuoto per un'ora sulla folle gelosia di Santamaria per la Chiatti, poi inanella una serie estenuante di ribaltamenti degni di una commediaccia sexy. Faenza sembra impegnato soprattutto a cercare un filo conduttore in una sceneggiatura grossolana e affollata di personaggi senza una funzione, che si vorrebbe invece intendere 'briosa' e 'colorata'.

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laura chiatti e claudio santamaria ne 'il caso dell'infedele klara' di roberto faenza
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Si aggirano per Praga, usando parole inglesi ma doppiati in italiano, una serie di personaggi coinvolti nell'ultimo film di Roberto Faenza, smarriti e lasciati soli a galleggiare  praticamente in ogni fotogramma di un cinema che mai come in questo frangente ci pare assolutamente 'accessorio' e 'casuale' . L'infedele Klara del titolo è Laura Chiatti, laureanda fidanzata col musicista techno-pop Claudio Santamaria, il quale insegna musica ad alcuni bambini, tra cui un fisarmonicista fenomenale senza favella e senza genitori. Tanto è ossessionato il musicista (che come ogni buon suonatore di theremin, sul palco si esibisce con gli occhi bistrati e il rossetto…) dalla gelosia per la bella e spesso ignuda sullo schermo Chiatti, che in effetti se la fa in maniera un po' equivoca con il suo tutor, da convicersi ad assumere un detective privato per farla pedinare. Questi è Denis, esperto della psicologia delle scarpe (scrutando le nostre calzature è capace di leggere nel profondo del nostro animo), sposato con una gran donna spesso ignuda sullo schermo, con la quale porta avanti un perverso giochetto di dichiarate corna reciproche che nasconde la vuotezza del loro rapporto. Del suo team investigativo, insieme ad una coppia di punkettoni che passa le notti di vedetta a fare l'amore e a fumare erba,  fa parte la donna che il detective davvero ama, l'unica nel film a spogliarsi solo in una sequenza, ma che si lascia continuamente scappare per paura dei duei figli che lei va accudendo da sola. Tutta questa varia e 'colorita'  umanità è al servizio di un apologo esibitamente a-morale di cui continiamo a non spiegarci l'urgenza.  Il film gira a vuoto per un'ora sulla folle gelosia di Santamaria per la Chiatti, poi inanella una serie estenuante di ribaltamenti degni di una commediaccia sexy (a cui ammiccano le musiche), ma senza alcuna onestà, servendosi senza chiedere permesso di  videocamere nascoste, videofonini che vedono tutto, zoom ottici infiniti di fotocamere. Faenza sembra impegnato soprattutto a cercare un filo conduttore in una sceneggiatura oltraggiosamente grossolana che riempie il film di elementi e personaggi secondari, poi se li dimentica come il protagonista riparte in moto lasciando a piedi il piccolo fisarmonicista di cui sopra, che non si capisce davvero mai che funzione abbia nella storia.
Come il theremin suonato da Santamaria, un cinema che non si lascia mai toccare, che per essere "suonato" ha inevitabilmente bisogno che ci se ne tenga lontani, e il cui risultato a conti fatti è un'unica nota che a lungo andare finisce solo per risultare fastidiosa. 

Regia: Roberto Faenza
Interpreti: Claudio Santamaria, Laura Chiatti, Ian Glen, Kierston Wareing, Paulina Bakarova
Distribuzione: Medusa
Durata: 97'
Origine: Italia, 2009

 

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    Un commento

    • Si fa guardare e dimenticare. Nessun coinvolgimento, né di cuore, né di testa. Poco più di nulla. Un vuoto riempito dalla bellezza dei protagonisti. Insipido. Insulsa la presenza del bimbo con la fisarmonica. Non fa né ridere né riflettere. Avrei spogliato più volentieri la Wareing della Chiatti. Nonostante la crisi Faenza e la Chiatti continuano a lavorare ed io a pagare il biglietto (sic!).