THE TANK MAN OF TIENANMEN
4 giugno 1989 – Questo ragazzo che, da solo, sfida i carri armati dell'esercito cinese, ha qualcosa di meravigliosamente cinematografico. Quasi uno Charlot, un piccolo omino qualunque che non teme la forza della violenza di Stato. Di lì a poche ore ci sarà un massacro ma queste immagini, silenziose, restano a raccontare la forza, disperata ma sincera, del bisogno di libertà
THE TANK MAN OF TIENANMEN SQUARE 4 giugno 1989
Ci sono immagini che hanno il potere di essere potentemente simboliche, capaci di raccontare una storia intera. Come i pugni neri esposti sul podio dei vincitori della gara dei 200 metri a Mexico '68, o il partigiano ucciso nella Guerra Civile di Spagna immortalato da Robert Capa. Questo ragazzo che, da solo, sfida i carri armati dell'esercito cinese, ha qualcosa di meravigliosamente cinematografico. Quasi uno Charlot, un piccolo omino qualunque che non teme la forza della violenza di Stato. Di lì a poche ore ci sarà un massacro (un "incidente" come lo chiamano in Cina), ma queste immagini, silenziose, restano a raccontare la forza, disperata ma sincera, del bisogno di libertà. La Storia la si fa anche con i simboli (tutta la mitologia del Che vive di questa estetica), ma quello che più ci piace è l'assoluto anonimato, un ragazzo sconosciuto a rappresentare un sogno. Contro ogni possibile culto della personalità, "Tank man of Tienamen" sembra anticipare la stagione della rete, ovvero della Storia dove il protagonista, come recitava la copertina di qualche anno fa del Times, puo' essere ognuno di noi.