PESARO 45 – "Black Dogs Barking", di Mehmet Bahadir Er & Maryna Gorbach (Pesaro Nuovo Cinema)

black dogs

La cinematografia turca, con i registi Bahadir Er e Gorbach, si interroga sul (presunto) rapido sviluppo economico che genera nella società un progressivo aumento di violenza e disperazione. Film a “doppia velocità” che procede in maniera irregolare, alternando momenti di vivido interesse ad altri particolarmente esangui che sembrano fungere da riempitivo causa una mancanza di soluzioni visive e di sceneggiatura.

-------------------------------------------------------
AI per FILMMAKING, corso online dal 22 ottobre, con Andrea Traina

-------------------------------------------------------
-------------------------------------------------------
LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

-------------------------------------------------------
black dogs
--------------------------------------------------------------
ORGANIZZAZIONE DEL SET, corso online dal 14 ottobre

--------------------------------------------------------------
Nella sezione del Concorso fa capolino la cinematografia turca che con i registi Bahadir Er e Gorbach si interroga sul (presunto) rapido sviluppo economico che genera nella società un progressivo aumento di violenza e disperazione. In questo lungometraggio a farne le spese sono due ragazzi sbandati dei sobborghi di Istanbul che nel tentativo di aprire un parcheggio in un centro commerciale andranno incontro ad un orribile destino. Film a “doppia velocità” che non riesce a trovare una soluzione narrativa continua ma che invece procede in maniera irregolare, alternando momenti di vivido interesse ad altri particolarmente esangui che sembrano fungere da riempitivo causa una mancanza di soluzioni visive e di sceneggiatura. Allora le accensioni del film si concentrano in poche sequenze come quella in cui i due ragazzi vanno in un centro commerciale per parlare con un dirigente, allo scopo di ottenere il lavoro di agenti di sicurezza del parcheggio; i due protagonisti paiono essere disorientati di fronte alla magnificenza ed opulenza del centro commerciale, un benessere esplicitato che pare però irraggiungibile anche se estremamente vicino e a portata di mano, o come quando nel finale del film si vede un gabbiano che sta divorando la carcassa di un piccione (uno dei due interpreti alleva piccioni) fin troppo chiara simbolica metafora dei sogni spezzati del protagonista oltre che della “legge del più forte”. Ecco, in questi momenti il lavoro dei due registi risulta libero e sincero, non legato alle pastoie di una  tradizione turca che invece paiono essere d’obbligo, comparendo spesso nel film (la lunga e noiosa sequenza della festa in onore di un ragazzo prossimo ad arruolarsi nell’esercito); in quei frangenti la vena poetica dei due registi perde d’intensità, lasciando una sorta di “vuoto dell’immagine” che si ripercuote nell’intera economia del racconto, appesantendolo e privandolo di linearità narrativa. Va apprezzato comunque lo sforzo di descrivere la società turca nei suoi aspetti più cupi, una nuova delinquenza più organizzata e terribilmente spietata, che non si arresta dinanzi a nulla ed è pronta agli atti più vili e spregevoli pur di raggiungere i propri scopi; in tal senso è illuminante la frase di uno dei personaggi più crudeli del film: “In strada non esiste giusto o sbagliato. Esiste solo il lavoro”.
--------------------------------------------------------------
UNICINEMA scarica la Guida completa della Quadriennale di Sentieri Selvaggi

--------------------------------------------------------------
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative