Incontro con Roberto Silvestri, di Fabio Bandiera

Come tutti i giovedì pomeriggio sono al corso di critica cinematografica, desideroso di cogliere ogni input utile al mio arricchimento, fino ad adesso è tutto come in un cantiere in stato di avanzamento, ma oggi abbiamo un incontro d.o.c. : il critico del Manifesto Roberto Silvestri sarà nostro lieto ospite e, (lavorando in un giornale dove la critica cinematografica pur trattandosi di un quotidiano viene intesa non come un compitino scritto, ma come un qualcosa di serio e professionale) , vediamo in che modo riuscirà a trasmettere a noi "arrapati cinefili" la passione e l'ardore emotivo nello svolgere questa professione. Avendo un'infarinatura iniziale di laboratorio integrata dalla lezione antecedente all'incontro col nostro in cui il critico di Sentieri Selvaggi aveva più o meno incanalato la discussione dentro certi canoni, Silvestri arriva come un fiume in tempesta e rompe gli argini con la sua cultura a 360 gradi infarcita di cultura politica pre e post sessantottina con divagazioni sulle grandi potenzialità della cinematografia africana che denotano in lui un approccio emotivo e farcito di un background culturale di altissimo livello. I suoi fili pendenti si annodano durante il suo incedere come pezzi di un mosaico apparentemente senza senso, (non nascondo delle difficoltà nel seguire la logica e le parentesi all'interno dei suoi ragionamenti) ma forse neanche lui ha il termometro delle sue riflessioni e con ironia a volte egli stesso si chiede di cosa stesse parlando, però una cosa è certa: Silvestri è un giornalista con la "G" maiuscola e il suo concetto di critica è un qualcosa che va al di fuori degli steccati, dei paletti dove le emozioni e le reazioni , anche corporali, alla visione di un film sono un patrimonio unico e straordinario per chiunque approcci in modo serio questa professione poi le conoscenze le tecniche e quant'altro hanno la loro valenza ma non un'incidenza prioritaria. Si definisce, anche se il Manifesto lascia libertà assoluta ai critici, nei suoi discorsi comunque un soggetto politico e lo ribadisce rispondendo ad una domanda di un nostro amico che tentava di affermare che no in tutte le pellicole deve esserci un retrogusto politico a tutti i costi. Nel rispondere a tale obiezione il nostro denota una forte connotazione politica che gli viene dalla sua esperienza di vita che è infarcita di politica, ma non come la intendiamo noi, in senso assoluto partendo dal basso ed il cinema di riflesso non può che contenere in ogni sua manifestazione un input politico. Si esce da questo incontro arricchiti, intrisi di elementi nuovi e volendo anche confusi perché il bello di questo corso e di questa professione sta dentro ognuno di noi e solo aprendo noi stessi alle nostre sensazioni e incanalando il nostro lavoro nella maniera più libera possibile potremo veramente scoprire un mondo nuovo di cogliere e interpretare questo meraviglioso mondo chiamato cinema. Silvestri mi ha lasciato questo orizzonte sconfinato, un mix di cultura e di abilità dialettica al servizio di anime pronte a mettersi in cammino, anche se non sarà per niente una camminata facile, ma forse è proprio per questo che ogni giovedì pomeriggio io sarò li convinto sempre più di aver fatto la scelta giusta.

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