VENEZIA 67 – “Scena del crimine”, di Walter Stokman (Giornate degli autori)
Un documentario sulle realtà profonde della città di Napoli girato da un cineasta olandese. Di per sé uno spunto che ha un’originalità quasi costitutiva: uno sguardo terzo e alieno che piomba su relazioni, trame e consuetudini sociali che hanno alle spalle secoli di storia e sedimentazione. Ma questa peculiarità nell’approccio tende ad inaridirsi quasi subito, risolvendosi in una costruzione filmica altamente didattica
Un documentario sulle realtà profonde della città di Napoli girato da un cineasta olandese. Di per sé uno spunto che ha un’originalità quasi costitutiva: uno sguardo terzo e alieno che piomba su relazioni, trame, disagi e consuetudini sociali che hanno alle spalle secoli di storia e sedimentazione. Ci si incunea nei vicoli cittadini, nei commissariati bersagliati dalle chiamate di aiuto, nel carcere minorile che ospita giovani vite segnate dal crimine: un vero pedinamento dal basso. Ecco quindi che la peculiarità dello spunto iniziale tende ad inaridirsi quasi subito, risolvendosi in una costruzione filmica altamente didattica nella sua narrazione per capitoli: dal “carcere”, alla “famiglia”, alle “forze dell’ordine”, sino a toccare storie di singoli individui. Se il cinema documentario, specialmente in questi ultimi anni, ci ha abituato ad uno sperimentalismo fertilissimo sul terreno del linguaggio filmico, qui invece se ne recupera una concezione molto classica: ascoltiamo le voci dei protagonisti intervistati, mentre vediamo i contesti dove queste storie vivono.