“In un mondo migliore”, di Susanne Bier
A fronte di certi limiti residui (come il sovraccarico emotivo di qualche scena o la prevedibilità di alcuni snodi drammaturgici) a fare la differenza è la capacità della Bier di partecipare, rendendoli autentici, al dolore e ai conflitti dei suoi personaggi e, allo stesso tempo, di trasmettere una tensione etica non comune, che trova nel melodramma la lente attraverso cui osservare il nostro tempo e coglierne il malessere reale