"La maman et la putain", di Jean Eustache
Uno dei film più importanti della storia del cinema contemporaneo. Il più bel film francese degli anni Settanta, secondo Serge Daney, autentico capolavoro sul ’68 e sulla Nouvelle vague, vincitore nel 1973 del Gran Premio della giuria al Festival di Cannes. Arezzo 2 febbraio ore 21.15, Cinema Eden. Rassegna Lost&Found
Alexandre, giovane parigino amante delle donne e della letteratura, diventa l’epicentro di un triangolo amoroso. Convive con Marie, più grande di lui, ma si innamora di una giovane infermiera di nome Veronika. I tre iniziano così una convivenza particolare, fatta di passeggiate e conversazioni nel cuore della notte, rapporti amorosi ora turbolenti ora pacificati, fino al momento in cui Veronika rimane incinta e il grande sogno potrebbe interrompersi… L’omaggio ai maestri Truffaut, Godard e Rivette è sostenuto da un’idea di cinema esplicitamente “autoriale” che fa dell’autobiografismo e della libertà stilistica e drammaturgica alcuni dei tratti fondamentali e che vede in Jean-Piere Leaud l’incarnazione perfetta morale e artistica di un’idea di cinema che nel suo farsi è già Storia e che raggiunge livelli di commistione tra pubblico e privato ineguagliati.
Nato a Pessac nel 1938 e morto suicida a Parigi nel 1981, Jean Eustache è stato uno degli esponenti più importanti di quella che da più parti è stata definita Post Nouvelle Vague, ovvero la generazione di registi (Techine, Garrel, Jacquot) immediatamente successiva ai maestri della Nouvelle Vague. Formatosi presso il gruppo dei Cahiers du cinema e in particolar modo amico di F. Truffat ed E. Rohmer, ha esordito con il mediometraggio in 16mm Les mauvaises frequentations. Oltre a La maman et la putain (1973), tra i suoi film ricordiamo Numero zero (1971), Mes petites amoureuses (1974).