I pazzi siete voi: Kurosawa, il sognatore
Un attimo di puro cinema, per guardarsi indietro, ma soprattutto per invogliarci a lottare così da poter continuare a guardare avanti
Se rimosso, visibile anche qui
Guardando indietro,
freddi in questo crepuscolo
i ciliegi di montagna.
–Konishi Raizan
Sogni è senza dubbio uno dei film più belli e poetici del regista nipponico Akira Kurosawa, attraversato com'è in tutti i suoi episodi dall'amore profondo per il proprio paese: passando da una rarefatta dolcezza ad una crudeltà quasi grottesca, tratteggia infatti non solo la poetica del suo cinema, ma un ritratto fedele di quel legame viscerale che i giapponesi provano per la loro terra.
Un segmento, in particolare, oggi come non mai colpisce nel segno: si tratta di Fuji in rosso, nel quale, in seguito al risveglio del maestoso vulcano, una centrale nucleare costruita ai suoi piedi viene distrutta, con il disastro che ne consegue. Sulle rive del mare un uomo aiuta una madre che tenta di salvare i figli, mentre l’ingegnere responsabile della costruzione si getta in acqua in preda alla vergogna derivante dalle proprie colpe: il fumo rosso della radioattività investe i superstiti mentre tutto si dissolve in un nero che non lascia speranza.
Un quadro disperatamente attuale, con il quale il cineasta tornava a parlare delle ferita sanguinante lasciata dalla bomba atomica nella memoria del suo popolo: a qualche mese dalla tragedia di Fukushima sembra che l’incubo non sia destinato a finire mai, procedendo a braccetto con l’arrivismo e la stoltezza umana. Un attimo di puro cinema, per guardarsi indietro, ma soprattutto per invogliarci a lottare così da poter continuare a guardare avanti.