VENEZIA 68- "W.E.", di Madonna (Fuori concorso)
Al secondo film da regista la 'regina del pop' fa un film quasi archeologico alla ricerca di reperti documentari e frammenti da ricreare e ricostruire attraverso il cinema. Rispetto a Sacro e profano un passo indietro e un salto in avanti, in un'opera meno incosciente ma più consapevole dove Wallis Simpson ed Edoardo VIII sono ben più vivi dei manichini teatrali di Il discorso del Re
Madonna cineasta fa insieme un passo insietro e un salto in avanti. Non c'è più infatti la folle e visionaria incoscienza del suo esordio ma c'è al tempo stesso una maggiore consapevolezza, un cinema già più proiettato sulle sue derive kitsch che a tratti può apparire anche ovvio, esibito, ma non è mai banale. Il parallelismo nel tempo ha a tratti la grazia del Kate & Leopold di Mangold mentre le luci di New York di notte e uno spaesamento che si estende anche negli interni (l'appartamento di Abby con le zone vuote fatte di lunghe attese) riproietta le parti migliori di Last Night. Il re Edoardo VIII e Wallis riprendono forma dopo il recente Il discorso del Re (lì rispettivamente interpretati da Guy Pearce ed Eve Best) ma qui hanno una consistenza, una debolezza, una fragilità e una passione ben più vitale rispetto al pluripremiato film Oscar di Tom Hooper dove apparivano come personaggi/manichini da teatro.
Certo, le ridondanze ci sono (la scena dell'asta che si ripete) così come si sentono dei momenti troppo costruiti come quelli del sorvegliante Evgeni che suona il piano per Wally, frammento troppo spiato (anche dalle telecamere) per essere sognante. Ma il cinema di Madonna ha il coraggio di lanciarsi, di cercare un'identità/identificazione soggettivi. Forse nel personaggio di Wallis ci sono anche delle proiezioni individuali, che potrebbero manifestarsi nel ballo sullo sfondo della pellicola di Chaplin, abbaglio quasi scorsesiano da The Aviator e altro elemento dissonante di un'opera che usa la colonna sonora di Henry Mancini nel presente, proprio per far scontrare i materiali, per sottolineare una ricerca inquieta in un film sull'infelicità, forse troppo lungo ma dove anche stavolta, sotto un'altra forma, sotto un'altra identità, c'è ancora dentro tutta Madonna.