CANNES 65 – “V tumane (In the fog)”, di Sergei Loznitsa (Concorso)
Tre protagonisti, il martire, il giusto e il codardo, che intrecciano le loro storie di vita in tempo guerra. Tratto dal romanzo di Vasili Bykov, V tumane racconta l’occupazione nazista della Bielorussia, ma l’immagine delle carni dilaniate dalle battaglie risuona solo in lontananza, la guerra di Sergei Loznista si combatte nel vuoto esistenziale che fa sanguinare l’anima e la schiaccia a terra mandandola in frantumi
![in the fog in the fog](https://i0.wp.com/www.sentieriselvaggi.it/wp-content/uploads/public/articoli/46883/Images/in%20the%20fog.jpg?resize=400%2C225&ssl=1)
Tre protagonisti, il martire, il giusto e il codardo, che intrecciano le loro storie di vita in tempo guerra mentre vengono lentamente inghiottiti dalla nebbia, per infine scomparire in essa. Sushenya, il collaborazionista da giustiziare che in realtà non ha mai tradito, e Voitik e Burov, i partigiani che gli danno la caccia, sono carcerieri e prigionieri che continuano a scambiarsi i ruoli, ognuno chiuso nella propria solitudine, senza più orecchie per ascoltare e occhi per vedere il compagno di viaggio che gli cammina accanto. Ognuno a dover fare i conti da solo con la propria desolata sconfitta, ma tutti tremendamente umani nelle loro fragilità e nelle loro disperazioni di fronte ad una realtà che li ha depredati di ogni cosa, della dignità, del futuro, della vita, come i cadaveri senza più stivali lasciati a marcire nell’indifferenza della foresta.
![in the fog](https://www.sentieriselvaggi.it/wp-content/uploads/public/articoli/46883/Images/in the fog 2.jpg)
In V tumane il cielo non viene mai inquadrato, l’unico sguardo che si proietta verso l’alto è l’immagine di un corvo che non vola, ma rimane immobile ad attendere posato su un ramo che oscura il cielo di potersi avventare sulle carni di tre morti che camminano senza avere più nessun posto dove andare. Nel rigore raggelante di V tumane, con i suoi colori spenti dalla disperazione, nella fissità grondante sangue dei suoi tempi dilatati, Loznista ascolta da dietro le spalle dei suoi protagonisti il peso di quei passi che affondano sempre più nel terreno, quasi filmasse una lenta sepoltura di quei corpi feriti gravemente prima ancora di esser colpiti dai proiettili nemici. Corpi che, in attesa di sprofondare nella fanghiglia che si portano dentro, vagano in circolo, tra le immagini tombali di una foresta dove non esistono più nascondigli.