VIDEOCLIP – Coldplay: orologi rotti

L'attualità della performance live risulta ironicamente già relegata al passato nell'atto formale del suo mostrarsi, un finto presente ben illustrato dai fotogrammi di Shiver dove l'impiego dell'asincrono risolve compiutamente il paradosso iniziale.

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Coldplay: orologi rotti


 


La notevole incidenza di lavori girati dal vivo all'interno della pur breve videografia firmata Coldplay trova le proprie radici "ideologiche" in quella poetica della nostalgia cantata struggentemente sia nell'album di esordio che nel successivo "A Rush Of Blood To The Head". Se la malinconia attiene però soprattutto ad un dolceamaro rimpanto verso il "prima", allora la dimensione temporale acquisice necessariamente un valore fondante nell'affascinante universo immaginifico evocato della formazione inglese, sempre in bilico tra furba riscoperta del clichè e autonoma rielaborazione di materiali ormai classici.


L'attualità della performance live risulta ironicamente già relegata al passato nell'atto formale del suo mostrarsi, un finto presente ben illustrato dai fotogrammi di Shiver dove l'impiego dell'asincrono risolve compiutamente il paradosso iniziale. L'esibizione della band penetra quindi in uno stato a-cronologico e appunto fuori-luogo, lontano dal pubblico come da altre coordinate spaziali quali il colore o la forma: ecco spiegata la stanza bianca dello spoglio In My Place (il titolo significa letteralmente "nella mia casa"), un vuoto accogliente riempito solo dai corpi di Martin, Berryman, Buckland e Champions. Anche Tim Hope dipinge nell'esuberante Don't Panic uno scenario astratto e privo di consistenza reale, laddove il lieve Trouble sembrerebbe al contrario metaforizzare una condizione psicologica sospesa, alienata, impalpabile.


Col recente quanto manierato The Scientist, Jamie Thraves realizza definitivamente questa dialetticca dell'essere (ora) in un'istante comunque trascorso; il regista americano inverte le lancette dell'orologio per raffigurare un intenso rewind verso la premessa di partenza, ovvero il motore scatenante di un'azione compiuta. Il progetto scopre un antecedente analogo persino nella manipolazione del background realizzata in Yellow (dirigono James&Alex), primo clip assoluto del quartetto britannico nonchè esemplare manifesto della loro successiva produzione. Qui il sofferente lead singer del gruppo cammina disperato su un lungomare banalmente simbolico, mentre il passaggio dal crepuscolo all'alba risulta troppo repentino e precoce per apparire vero…copre guarda caso giusto la durata della canzone, poi termina in una breve dissolvenza.

E se fosse il pezzo invece ad estendersi lungo tutto l'arco della nottata?

FOCUS ON


Clocks


Che il nuovo singolo degli ormai popolarissimi Coldplay s'intitoli proprio Clocks non appare certo un dato casuale considerando la reiterata allusione all'elemento temporale ravvisabile nella videografia della band inglese. La riproposizione dell'evento live rappresenta il mezzo privilegiato per confezionare una malinconica riflessione sulla dialettica passato-presente, laddove la performance registrata dal vivo costituisce un momento attuale confinato in una dimensione necessariamente trascorsa, già avvenuta. Segno di una musica che muore nel suo stesso farsi, emblema di un istante irripetibile ma comunque ripetuto. Il regista Paul Shyvers ammanta per l'occasione il palcoscenico di luci impalpabili e inconsistenti come il fumo di scena, volto appunto a smaterializzare il non-luogo dell'esibizione; assurgendo a documento ubiquo e assoluto, quel momento finisce per peredere la propria contingenza attuale ed entra ripetutamente nelle case di ognuno. Solo così le lancette degli orologi possono scorrere all'infinito.

VIDEOGRAFIA


Yellow (Parachutes, 2000) – James&Alex


Trouble (Parachutes, 2001) – Tim Hope


Don't Panic (Parachutes, 2001) – Tim Hope


Shiver (Parachutes, 2001) – Bob Stepes


In My Place (A Rush Of Blood To The Head, 2002) – Sophie Muller


The Scientist (A Rush Of Blood To The Head, 2002) – Jamie Thraves


Clocks (A Rush Of Blood To The Head, 2003) – Paul Shyvers

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