In the mood for Bond – (Il mondo di 007)
James Bond ne fa 50. Cinquant'anni nel corso dei quali la serie ha raccontato in filigrana mezzo secolo di storia politica, merceologica e metacinematografica del nostro mondo. Se c'è un merito assoluto del personaggio Bond e dei film da lui incarnati è stato il suo essere dentro il (doppio) mondo (del cinema e della vita)
Mentre sta per uscire in sala Skyfall, 24esimo film di James Bond, Sky ha omaggiato in queste settimane l'agente segreto nato dalla penna di Ian Fleming riprononendo la sua intera filmografia in occasione dei 50 anni compiuti dal personaggio. Risale infatti all'ottobre del 1962 l'esordio sul grande schermo di Sean Connery in 007 Licenza di uccidere (Dr. No) di Terence Young. Cinquant'anni nel corso dei quali la serie ha vissuto impennate straordinarie,qualche (poca) battuta d'arresto, sapendo raccontare in filigrana mezzo secolo di storia politica, merceologica e metacinemtografica del nostro mondo. Se c'è un merito assoluto del personaggio Bond e dei film da lui incarnati è stato il suo essere dentro il (doppio) mondo (del cinema e della vita), in un continuo gioco di rispecchiamenti, citazioni, riflessioni incrociate.
Qui di seguito proponiamo una breve guida all'universo Bond, dettato soprattutto nondall'impulso di stilare un elenco enciclopedico, bensì una parziale mappatura di parole chiave con cui barcamenarsi nei 23 film che hanno accompagnato il pubblico dal 1962 a oggi. Appunti sparsi su un eroe del notro tempo.
Scenografia/Mondo/Ken Adam.
Titoli di testa.
Marchio di fabbrica indelebile della serie. Momento di cinema sperimentale assoluto, con mescolanze epocali tra il musical, l'estetica pubblicitaria dei decenni di appartenenza e la sintesi teorico-tematica dei linguaggi. Dal tema orchestrale dei primi due capitoli alla canzone originale che da Goldfinger (1964), cantata da Shirley Bassey, in poi diventa un must nei titoli di testa, evidenziando la irrinunciabile valenza pop di ogni operazione. L'elenco delle Bond-songs contiene perle assolute che vanno da You only live twice di Nancy Sinatra alla bellissima Nobody knows it better (da La spia che mi amava, 1977) di Nancy Simon, fino alla versione rockettara del più recente Casino Royale (2006), con l'ottima You know my name di Chris Cornel, perfetto biglietto da visita musicale del "duro" cambio di rotta sancito da Martin Campbell e Daniel Craig in quello che è senza dubbio una delle vette di 007 al cinema. Spesso i titoli di testa scandiscono in modo emblematico i temi, gli snodi cromatici dei film, o anche semplicemente le location esotiche che li caratterizzano: il giallo-oro di Goldfinger, i vulcani giapponesi di Si vive solo due volte, le immersioni subacquee di Solo per i tuoi occhi, le carte da poker di Casino Royale e ancora l'acqua e le dune desertiche in Quantum of solace.
Si vive solo due volte (1967) – Titoli di testa
Attori.
Da Sean Connery al magnifico Daniel Craig. Sei corpi che hanno incarnato James Bond segnando in un modo o nell'altro il cambiamento del Tempo. Se Connery per questioni anagrafiche e storiche ricopre l'immagine mitologica del modello originario, inaugurando il primo esperimento action di recitazione cinematografica capace di mescolare l'erotismo iconografico con la tradizione teatrale e soprattutto la modernità cinetica del corpo(nel)cinema, Roger Moore nel suo gigionismo perenne incarna l'edonismo di superficie di una macchina spettacolare che tra gli anni Settanta e gli Ottanta va avanti a oltranza con il pilota automatico. L'incedere irreversebile verso un'immagine che è di assoluta neutralità patinata converge così in Pierce Brosnan ,che tenta di recuperare Connery per poi scoprirsi perfetto allievo di Moore. Brosnan è il volto/corpo pubblicitario perfetto per rilanciare la serie con gadget ipertecnologici e nemici incastonati dentro una contemporaneità talmente orizzontale e veloce da sciogliere gradualmente i film in questione (Goldeneye, Il domani non muore mai, Il mondo non basta, La morte può attendere) nella consapevolezza dell'effimero. E' con Craig allora che la virtualità di Moore/Brosnan si interrompe per riscoprire le sofferenza dell'anima e della carne. Il Craig di Casino Royale e Quantum of Solace più che una rifondazione si impone come riformulazione assoluta di Bond. Che diventa corpo sanguinante, denso di brutalità animalesca e sentimentalismo sfrenato (il melodramma di Vesper che attraversa i due film è forse l'innesto più sorprendente del Bond di Craig). A margine di tutto il duo George Lazenby (Al servizio di sua maestà, 1969) e Timothy Dalton (Zona pericolo, 1987; Vendetta privata, 1989) può esser visto a posteriori come il doppio punto di rottura intellettualistico per rivitalizzare il personaggio in ambito esisteziale. I loro 007 sono uomini che subiscono lutti (la morte della moglie di Bond nel film con Lazenby) e rinnegano il loro status (Bond non più 007 ma killer ossessivo in Vendetta privata).Troppo reali (forse) per essere veri.