Lo sguardo di Satana. Carrie, di Kimberly Peirce
L’antica furia di Carrie si è dissolta in un potere telecinetico studiato e messo in campo per difendersi dalle vessazioni, più che per uccidere sconsideratamente, in una contemporaneità in cui il fanatismo religioso occupa uno spazio sempre più ristretto rispetto alla scienza.
Il corpo castigato di Carrie si muove goffamente tra i suoi compagni, con un pudore quasi anacronistico, evita gli sguardi e il contatto, ma quando l’acqua le scorre sul suo viso e lungo i fianchi, si libera del pudore e del senso di colpa e si abbandona a pensieri lascivi. L’acqua, così come il sangue, è un elemento ricorrente nell’adattamento di Kimbery Peirce sin dalle prime scene. Nata nel sangue, Carrie lava il suo peccato con il candore dell’acqua, per poi tornare a vedere scorrere ancora una volta il sangue sul suo corpo. La sua maturazione sessuale è la sua colpa involontaria, la sua nascita come donna, pronta a lasciarsi andare ai peccati della carne. Il suo corpo vestito solo di acqua e sangue è sotto gli occhi di tutte le sue compagne, che la mettono in ridicolo senza pietà e trasformano il suo privato in uno spettacolo pubblico, che trascende le mura della scuola per raggiungere il pubblico smisurato di internet.
L’immagine di Carrie umiliata e torturata nelle docce della scuola ricorre in tutti gli adattamenti cinematografici del romanzo di Stephen King, dal primo Carrie di Brian De Palma del 1976 all’adattamento per la tv di David Carson che ha visto la luce nel 2002, ma Kimbery Peirce intensifica l’aggressione morale rendendola pubblica, estendendo il bullismo al livello del cyberbullismo, nato di recente con le nuove tecnologie. Un elemento imprescindibile di un teen movie che, pur affondando le sue radici nella storia del cinema e nella simbologia religiosa ancestrale del peccato che macchia col sangue il candore delle giovani donne, ha come protagonista la nuova generazione di liceali, che traggono quasi più piacere a mostrare le umiliazioni che a infliggerle.
Il bullismo si eleva a spettacolo, e Carrie segue diligentemente il copione che le è stato assegnato dalla sua nascita. Sale sul palco e indossa lo scettro della bellezza terrena vestita in abiti succinti, orgogliosa delle sue forme appena sbocciate. E ancora una volta, il sangue foriero di peccato le macchia le vesti con una violenza inaudita, sotto gli occhi di tutti. Carrie, dopo essere venuta al mondo come bambina e come donna, nasce per la terza volta come una creatura mostruosa e vendicativa, un emissario di Satana pronto a risollevarsi dall’umiliazione e a imporre il proprio potere distruttivo su tutti coloro che l’hanno oppressa.
A differenza dei suoi predecessori la Carrie della Peirce non è travolta e terrorizzata da un potere che trascende la sua conoscenza e che non riesce a controllare, ma consapevole di avere un dono più che una maledizione. Riconoscendo l’importanza e la forza di questo dono con precisione quasi scientifica Carrie elimina le sue vittime una dopo l’altra senza rimorso, calibrando accuratamente i colpi e mostrando misericordia verso chi non le ha fatto del male. L’antica furia di Carrie si è dissolta in un potere telecinetico studiato e messo in campo per difendersi dalle vessazioni, più che per uccidere sconsideratamente, in una contemporaneità in cui il fanatismo religioso occupa uno spazio sempre più ristretto rispetto alla scienza.
Ma prima di tornare nel grembo della terra che l’ha creata, Carrie volge un ultimo sguardo al peccato mortale di cui si è macchiata, si pente ed espia la sua colpa offrendosi come agnello sacrificale al male che si è impossessato di lei, nella sua purezza originaria, dopo aver lavato via con cura il sangue che ha macchiato la sua coscienza.
Titolo originale: Carrie
Regia: Kimberly Peirce
Interpreti: Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Portia Doubleday, Gabriella Wilde
Origine: Usa, 2013
Distribuzione: Warner Bros Pictures