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Rivista Sentieriselvaggi21st
Scuola di Cinema
"L'amicizia è il tema che mi interessa di più ma l'affronto con pudore…" Incontro con Paolo Sorrentino su "Le conseguenze dell'amore"
Un uomo dai segreti inconfessabili è il protagonista dell'opera seconda di Paolo Sorrentino. Un uomo che ha lasciato tutto, famiglia, casa, lavoro, per trasferirsi in una stanza d'albergo in Svizzera. Ne ha parlato con la stampa il regista napoletano con l'interprete Toni Servillo
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Un uomo dai segreti inconfessabili è il protagonista dell'opera seconda del regista napoletano Paolo Sorrentino. Un uomo che ha lasciato tutto, famiglia, casa, lavoro, per trasferirsi in una stanza d'albergo in Svizzera. Un uomo che ha scelto, o si è ritrovato costretto a scegliere, una vita in solitudine.
Questo mistero che gravita intorno a Titta Di Girolamo, può far pensare ad un film che dà potere all'immaginazione?
Sorrentino: Io volevo fare un personaggio che non avesse affatto immaginazione. Quindi intorno a Titta Di Girolamo dovevo eliminare ogni fonte possibile che potesse dar vita al suo immaginario. Un esempio è l'assenza della tv nella sua stanza d'albergo. E' un personaggio in rassegnata attesa della morte, preannunciata sin dalle prime scene con il passaggio di un carro funebre. Titta osserva e scruta impassibile la vita che gli scorre avanti. Sa di essere un uomo perduto. C'è chi pensa io abbia fatto un noir! A me piacciono i romanzi noir ma non ho sul genere una cultura cinematografica così approfondita.
E' stata fatta una ricerca, uno studio particolare per creare un personaggio così realistico?
Sorrentino: Era da tempo che leggevo saggi sulla mafia. In quest'ambiente ci sono molti personaggi così misteriosi, uno è Sindona. Come anche la scena in cui Titta parla dell'acquisto della petroliera è basata su un racconto di Pazienza. Ci sono dei "furti" dalla realtà, ma una buona parte della storia è inventata.
E' Toni Servillo a dare vita a Titta Di Girolamo, come è stata sviluppata questa recitazione così pacata?
Servillo: La solitudine di un uomo imponeva un atteggiamento interpretativo basato sui silenzi, sulle espressioni del volto. In questo modo il personaggio gioca col pubblico e lo depista. Un mese di lavorazione in un albergo favorisce la famigliarizzazione tra noi della troupe ma soprattutto con gli ambienti: io dormivo in una stanza identica a quella del protagonista. La scelta di uno spazio unico favorisce la concentrazione soprattutto per un film basato sui silenzi.
Seconda volta Sorrentino e Servillo insieme, anche al di fuori della sfera lavorativa c'è affinità?
Servillo: Il nostro rapporto collaborativo non nasce sulla base di un'amicizia e di una frequentazione. Mi piace la malinconia studiata da Paolo per il mio personaggio ma nella vita abbiamo un gran gusto dell'ironia che crea il piacere dello stare insieme. E' comunque Paolo a decidere di fare un film con me.
Nel film si affrontano argomenti come la mafia, il riciclo di danaro, la droga, ma si affronta anche l'amicizia.
Sorrentino: In realtà è il tema che mi interessa di più e l'affronto con pudore. L'amicizia nel film lavora sotterranea, affiora solo nell'ultima scena. Rimane sottotraccia ma è quel che volevo per esprimere un sentimento più duraturo e meno fuggevole dell'amore.
Infatti l'amore non è in primo piano, e non lo è neanche il personaggio femminile…
Sorrentino: Il film è solo incentrato sul protagonista. Tutto parte e finisce su di lui. Gli altri personaggi, come anche la figura femminile, non hanno vita autonoma, sono presenti perché sono intorno al protagonista. Nel film l'amore si rivela impossibile, con le sue conseguenze.
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