In viaggio con Jacqueline, di Mohamed Hamidi
Road movie atipico, tenero, favolistico, che osserva la nazione francese con lo sguardo di un alieno che ne osserva virtù, vizi e problemi
Fatah è un contadino alla periferia agreste di una piccola cittadina in Algeria; sposato con due figlie, le sue giornate sono rigorosamente scandite dai rituali delle cure dedicate a Jacqueline, la sua mucca francese, che sogna di poter un giorno esporre al Salone dell’Agricoltura di Parigi. Dopo anni di tentativi, la sua inarrestabile pertinacia gli vale finalmente la possibilità di partecipare alla mostra internazionale. Aiutato dal suo villaggio, Fatah intraprende un viaggio avventuroso, che dopo l’approdo a Marsiglia, lo vedrà attraversare a piedi il Paese fino alla capitale, tra incontri, amicizie, (dis)avventure.
Il film di Hamidi, che firma anche la sceneggiatura assieme a Alain-Michel Blanc (co-sceneggiatore de Il concerto) e il suo interprete principale Fatsah Bouyahmed, sceglie di aderire a delle tonalità fiabesche e bonarie, che lasciano fluire in superficie un’atmosfera compositiva conciliante, ottimista. Avendo raccontato nel film d’esordio Né quelque part un viaggio inverso, dalla Francia all’Algeria, Hamidi tenta qui di riannodare un discorso di reciprocità che smantelli il concetto di pregiudizio culturale tra due zone del mondo tanto diverse quanto massicciamente influenti l’una nell’altra. Eppure il percorso che In viaggio con Jacqueline compie, sembra sfogliare le tematiche sociali come un album di figurine. Le zone d’ombra, di crisi, le fratture, non vengono né mostrate né celate, semplicemente convergono nello scenario attraversato diagonalmente da Fatah. Condensati in un compendio di buoni sentimenti e appello alla reciproca comprensione, raggrumati in un andamento narrativo dalle tonalità pastello che non traccia picchi drammaturgici in grado di suscitare un’elaborazione critica che lavori più in profondità. Questo sembra essere il decisivo dunque dell’opera di Hamidi. In viaggio con Jacqueline è un film piacevole, che fa sorridere e intrattiene con allegria, mettendo nel nostro campo visivo di spettatori diversi punti da unire solo all’apparenza sciocchi o superficiali. Eppure è il decisivo mordente che alla fine manca, uno snodo più scuro, più sfumato, più sofferto, che sarebbe stato utile per sostenere l’andamento della trama almeno dalla seconda metà in poi, quando tutto sembra diventare irresistibilmente piano. E che avrebbe dato maggiore spessore e movimento a un racconto il cui tratto vincente è, e rimane comunque, un’ingegnosa idea di partenza.
Titolo originale: La vache
Regia: Mohamed Hamidi
Interpreti: Fatsah Bouyahmed, Jamel Debbouze, Lambert Wilson, Julia Piaton, Hajar Masdouki, Patrice Thibaud
Distribuzione: Teodora
Durata: 91′
Origine: Francia, 2016