Addio a Morgan Spurlock

L’autore di Super Size Me si è spento a 53 anni. Il suo cinema ha anticipato inconsapevolmente molti dei temi e dei cliché dell’autofiction digitale ora centrali nella contemporaneità

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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È morto lo scorso 23 maggio il regista Morgan Spurlock, candidato agli Oscar nel 2004 per il suo documentario Super Size Me. Spurlock è morto a soli 53 anni per complicazioni dovute ad un cancro da cui era affetto da tempo.

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“È stato un giorno triste, perché abbiamo detto addio a mio fratello Morgan”, ha dichiarato Craig Spurlock, che ha lavorato con il fratello su diversi progetti. “Morgan ha dato così tanto attraverso la sua arte, le sue idee e la sua generosità. Oggi il mondo ha perso un vero genio creativo e un uomo speciale. Sono così orgoglioso di aver lavorato insieme a lui.”

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Il suo successo più importante è stato sicuramente il film Super Size Me, documentario cult che lo vide divenire “cavia” lui stesso di un esperimento per cui consumò solo cibo McDonald’s per un periodo di 30 giorni, scegliendo sempre le porzioni più abbondanti del cibo che ordinava e non rifiutando la misura “Super Size” qualora il cassiere gliela proponesse in fase di acquisto. Il film ebbe un grande successo al botteghino, guadagnando 22 milioni di dollari. Super Size Me voleva dimostrare come l’industria del fast food incoraggi la cattiva alimentazione tra il pubblico in generale. McDonald’s ha interrotto la sua opzione “super-size” nel periodo successivo al rilascio del film. Sebbene il documentario sia ancora utilizzato come supporto didattico in alcune scuole, ha anche scatenato un dibattito circa la sua precisione negli anni successivi, con alcune critiche che citavano Spurlock per essersi rifiutato di condividere pubblicamente il suo diario alimentare durante le riprese.

Nei 13 anni successivi al documentario, Spurlock ottenne un ulteriore successo con la sua compagnia di produzione Warrior Poets, producendo e dirigendo quasi 70 documentari e serie televisive. I suoi progetti hanno riguardato temi come la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan (Che fine ha fatto Osama Bin Laden), questioni legate all’economia statale e al rapporto degli americani con i lavoratori immigrati (30 Days) o alla mercificazione del corpo. Nel 2013 dirigerà il suo primo e unico documentario musicale, This Is Us, dedicato agli One Direction. Sarà un progetto su commissione, certo meno sentito dei suoi lavori maggiormente vicina al cinema d’inchiesta, per quanto giocoso ma racconta benissimo il linguaggio ed il passo apertamente profetico del cinema di Spurlock, che tra le righe, fin dalle origini, ha anticipato certi cliché ed elementi ricorrenti dell’immaginario del web, dai meme della celebrity culture ai vlog, passando, ovviamente, per le sfide oltremisura del foodblogging che proprio in questi tempi imperano sulle piattaforme.

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