Animali randagi, di Maria Tilli

Atipico on the road che affronta grandi temi come l’eutanasia e la responsabilità individuale ma la scrittura tiene a distanza lo spettatore e la catarsi avviene troppo rapidamente.

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Un’emigrazione al contrario. Un viaggio dalla provincia italiana fino in Serbia alla ricerca di una nuova unità sociale e familiare. Animali randagi, opera prima di finzione di Maria Tilli già apprezzata documentarista (La gente resta, Lontano da casa) è un on the road atipico che percorre i binari della meditazione e della pacificazione con sé stessi.

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Due paramedici Luca (Andrea Lattanzi) e Toni (Giacomo Ferrara), vitelloni di provincia che si sballano con droga e alcol, decidono dopo lauto compenso di accompagnare Emir (Ivan Franek) fino in Serbia per proseguire le cure della sua malattia. A loro si aggiungerà Maria (Agnese Claisse) la figlia di Ivan che ha col padre un rapporto conflittuale. Il viaggio, costellato da incidenti e fermate forzate, costringerà i quattro personaggi a prendere coscienza su temi importanti come la responsabilità morale verso la collettività e la libertà di scelta individuale.

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Maria Tilli si prende tutto il tempo per porre di fronte due tipi di atteggiamento di fronte alla realtà: ci sono gli animali domestici come Luca e Toni che vivono alla giornata cercando di spezzare la noia sempre entro i confini del sistema che li ha prodotti; ci sono gli animali randagi come Emir che non hanno mai avuto padroni e hanno sempre vissuto senza affezionarsi a nessun luogo e a nessuna persona. La scena più intensa è quella del confronto tra padre e figlia sotto l’ombra e il rumore delle pale eoliche: Ivan Franek è perfetto nel rendere l’intensità emotiva nella rivelazione dello stato avanzato del suo tumore e del vero scopo del viaggio. Da questo momento i rapporti di forza tra i quattro protagonisti si ribaltano anche perché Toni scopre che Luca ha mentito sulle condizioni di salute di Emir, incrinando il loro rapporto di fiducia.

Tra lunghi sguardi dal finestrino e paesaggi naturali che scorrono nella loro malinconica indifferenza si arriva al momento della resa dei conti. Molto discutibile la scena in cui la dottoressa fa assistere Emir alla eutanasia di un cane e poi gli chiede di ripensare alla sua decisione di farla finita: le leggi della provincia vanno in direzione opposta a quelle della cosiddetta “società civile”. La figlia cerca di ricostruire la memoria del padre rendendosi conto che l’impresa è impossibile. Un improvviso temporale avverte che l’estate è già finita ma il viaggio non si è rivelato inutile.

Fotografato da Ilya Sapeha, impreziosito dalle musiche di Alessandro Grasso, Daniele Rienzo e i Bravodemian, Animali randagi è una opera che prova ad affrontare grandi temi come l’eutanasia e la responsabilità individuale con un tocco minimalista. Ma la sceneggiatura tende a nascondere pensieri e motivazioni dei protagonisti mantenendo a distanza lo spettatore. La catarsi avviene troppo rapidamente con una separazione manichea amore/odio e vita/morte. Il silenzio di un viaggio in treno comunica l’inizio di un irreversibile percorso di maturazione, ma la sensazione finale è quella di un quadro lasciato incompleto.

 

Regia: Maria Tilli
Interpreti: Giacomo Ferrara, Andrea Lattanzi, Ivan Franek, Agnese Claisse
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 96′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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