Animaphix 2022 – Stain, The Debutante e Hi, my Name is Red

Prosegue il nostro percorso all’interno della sezione competitiva Pittura Animata nella tre giorni siciliana. In concorso tre anteprime che riflettono sulla pittura come specchio dell’animo umano

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Il festival di Bagheria non si ferma. Prosegue il nostro percorso all’interno della sezione competitiva Pittura Animata nella tre giorni siciliana.

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Un percorso che incontra un’altra anteprima internazionale come Stain di Sadegh Asadi e due anteprime nazionali come The Debutante di Elizabeth Hobbs e Hi, My Name is Red di Sadko Hadzihasanovic.

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In queste opere risulta chiaro come la pittura animata rappresenti un nitido specchio dell’animo umano in cui si riflette la presa di coscienza dell’uomo sulla sua condizione nel mondo. Tre culture profondamente distanti (iraniana, europea e slava) che attraverso l’arte si incontrano, instaurando un dialogo. I tre autori affrontano un tema così complicato utilizzando stili e angolazioni di racconto diverse, raggiungendo in tutti e tre i casi una chiarezza espositiva notevole.

Stain gioca con gli spazi claustrofobici di un piccolo appartamento in cui gli arredi vengono sostituiti da elementi fortemente evocativi, i demoni interiori di una donna sovrastata dalla depressione e da tendenze suicide. Col passare dei minuti, il senso di instabilità emotiva, di terrore ancestrale e di soffocamento nei confronti di ciò che la circonda diventano i veri protagonisti del corto di Asadi. La realtà si frammenta in mille pezzi, come nella sequenza finale, e la potenza dell’incubo in immagini porta la donna a conseguenze fatali. La pittrice e regista iraniana riesce ad intrappolare la protagonista in una dimensione fatta di macchie, chiazze e pensieri ripetitivi, la più pericolosa delle prigioni: l’inconscio.

Nel caso del corto di Elizabeth Hobbs The Debutante, la prigione più che mentale è dettata dalle norme sociali. Il corto si ispira alla storia vera di Leonora Carrington: scrittrice e grande artista surrealista, compagna di Max Ernst. La sua natura ribelle e il suo sprezzo per le regole sociali la farà espellere da numerosi istituti formativi. L’anima quasi selvaggia della Carrington è il focus del corto della Hobbs. Il bianco e nero della vita di società è destinato a scontrarsi con i colori caldi e incontrollati dello spirito libero della protagonista che passa le sue giornate allo zoo facendo un’insolita amicizia con una giovane iena. L’impronta surrealista è forte e si riflette sia da un punto di vista narrativo che stilistico. La cena danzante a cui le due amiche partecipano è invasa dai colori e dalle forme contorte e irrealistiche tipiche della pittura di Ernst o Dalì, dando vita ad un vero e proprio processo di metamorfosi.

Una metamorfosi è anche quello che si sviluppa in My Name is Red di Sadko Hadzihasanovic. Il corto del regista bosniaco punta tutto sulla potenza evocativa delle sue immagini raccolte in meno di un minuto. Un uomo di mezz’età si sta radendo la barba ma, di colpo, si taglia. A quel punto, il colore rosso comincia rapidamente a coprire la faccia dell’uomo, lasciando intravedere alcune forme stilizzate di una pistola e di stelle. Sembra chiaro il rimando al celebre corto di Martin Scorsese The Big Shave, feroce critica della guerra in Vietnam attraverso la rappresentazione di un’America pulita che si scontra con il sangue del Vietnam. Nel caso del corto di Hadzihasanovic, il riferimento non è dichiarato e rimane probabilmente più legato alla personale condizione del protagonista. L’uomo lotta tra l’esecuzione di un gesto quotidiano personale di etichetta e l’esplosione di un gesto privo di razionalità che rivendica un forte disagio inconscio. La potenza del gesto irrazionale è testimoniata anche dall’abbandono repentino, al momento del taglio, di una precedente ricercatezza formale a livello figurativo.

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