Arrivederci Berlinguer!, di Michele Mellara e Alessandro Rossi

Una cartolina che ci arriva da un lontano passato che sembra non esserci mai appartenuto, un reperto archeologico che ci fa scoprire come eravamo. Un doc che mantiene la sua forza evocativa.

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C’è una distanza che non è solo temporale tra quell’11 giugno 1984 quando Enrico Berlinguer si accasciava, durante un comizio elettorale a Padova, per le elezioni Europee di quell’anno, e i tempi in cui queste immagini rimontate e riproposte, rivedono la luce. Dalla sua morte non sono solo trascorsi 40 anni – un dato oggettivo e inconfutabile – quanto piuttosto sembrano trascorsi centinaia di anni da quando la politica, la partecipazione, l’appartenenza, il valore della propria storia personale, l’identità nel più ampio corpo sociale e poi il carisma e il riconoscersi in una cultura precisa, senza compromessi, costituiva per gli italiani un valore forte e imprescindibile.
Questi sentimenti ispira, già di primo acchito, il lavoro rievocativo e saggiamente scabro di parole che Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno tratto dalla riedizione di immagini custodite nell’archivi del Movimento Operaio e Democratico sulla giornata durante la quale è stata esposta la bara di Enrico Berlinguer e poi dei suoi funerali. Sono immagini che portano le firme celate di alcuni registi che hanno omaggiato con il loro lavoro quella giornata così particolare. Si vedono scorrere uomini e donne, operai, studenti e persone di diversi ceti sociali, accomunati dal dolore per la scomparsa del leader, di un partito che viveva sicuramente sul culto della personalità, ma che avendo metabolizzato quel culto, lo aveva fatto diventare motore di riscatto e di conflitto sociale.

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Arrivederci Berlinguer! sembra parlarci con una lingua che oggi non conosciamo più, che nessuna classe sociale conosce e quindi con parole, fatte di immagini, aliene, corpi estranei di un tempo passato. Sembrano quasi le immagini finali di 2022: i sopravvissuti, reperti da un pianeta che non esiste più. Nel loro farsi racconto silenzioso, quelle sequenze sono uno spaccato di un’Italia appassionata e commossa per la scomparsa del capo del partito, nulla a che vedere con l’oggi dove l’essere a capo di una compagine politica non è più impegno civile, ma spesso qualcosa che sta in equilibrio tra il carrierismo senza qualità e l’opportunismo buono per tutte le stagioni.
È in questa mutazione radicale, che non riguarda soltanto la percezione della politica non più vista come componente della propria partecipazione al sociale, ma come tema estraneo praticato da chi, di solito, pensa solo agli affari propri, che Arrivederci Berlinguer! pur con la sua forza evocativa, con i suoi commoventi protagonisti, con i suoi commossi partecipanti che invocavano il leader come padre o come amico, pur con tutto questo, il film di Mellara e Rossi diventa una cartolina incomprensibile che ci arriva da un lontano passato che sembra non esserci mai appartenuto, un reperto archeologico che ci fa scoprire come eravamo.

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Regia: Michele Mellara e Alessandro Rossi
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 50’
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
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