"Ballare per un sogno", di Darren Grant

Ballare per un sogno

Dall’autore di Step Up e Save the Last Dance, l’ennesima teen story ritmata a passi di danza. Laccata, scorrevole e stucchevolmente prevedibile, come da “tradizione”.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Ballare per un sogno

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Decisa ad entrare nella scuola di ballo più famosa di Chicago, Lauryn parte alla volta della città nonostante l’opposizione del fratello maggiore, rimasto solo con lei in seguito alla morte dei genitori. Il provino d’ammissione si rivela però più duro del previsto, e la protagonista trova rifugio presso il Ruby’s, locale alla moda animato dalle sensuali esibizioni delle sue ragazze. Divenuta ben presto parte della “famiglia”, Lauryn continua a serbare il suo sogno nel cuore.
Duane Adler ingrossa le fila della sua filmografia con una new entry che segue, con qualche variazione, la falsariga delle opere precedenti. L’immancabile ispirazione hip hop viene qui dirottata verso l’erotismo più raffinato del burlesque, amplificato dalle scenografie barocche e dalla fotografia patinata che avvolgono le atmosfere del locale (con esibizioni pur lontane dalla prorompente sensualità di una Dita von Teese). Nonostante la presenza, ripetitiva e scontata, dei rapporti d’amore e amicizia che la protagonista stringe nel corso della vicenda, scompaiono anche i due ingredienti fondamentali delle pellicole precedenti: il conflitto razziale e lo scontro tra ceti sociali, sfocianti nell’abbattimento delle diversità grazie alla tenacia dei protagonisti.
Venendo meno la presenza di un ambiente esterno ostile (identificato solitamente con la scuola), la sfida che la protagonista si trova ad affrontare è tutta interiore, racchiusa nel superamento dei propri limiti. Questo “sbandamento” dalla matrice gioca sullo sfasamento iniziale della narrazione, dove, alla supposta ammissione all’accademia, si sostituisce una deviazione che porta la ragazza ad abbandonare momentaneamente il suo sogno per riconquistare, solo alla fine, l’oggetto del suo desiderio. Tanta tenacia trova piena espressione nel titolo originale, ucciso, come di consueto, dalla traduzione italiana, dove è racchiusa tutta la potenza evocativa dell’espressione idiomatica: siamo noi, e noi soltanto, gli artefici del nostro destino. Come resistere ad un tale messaggio, se a veicolarlo sono la grafica pop di una locandina rosa shocking e il tocco sapiente di coreografi professionisti?
Eccoci dunque di fronte all’ennesimo tentativo di indottrinamento della gioventù statunitense, futuro di una nazione educata al sogno del self made man, la cui patina di perfezione non basta tuttavia a compensare la scontata prevedibilità dei contenuti.
 
Titolo originale: Make It Happen
Regia: Darren Grant
Interpreti:Mary Elizabeth Winstead, Tessa Thompson, Riley Smith, Julissa Bermudez, Ashley Roberts
Distribuzione: Medusa
Durata: 90’
Origine: USA, 2008
 
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