BERGAMO FILM MEETING 24 – Vince "Il vento fa il suo giro", grande successo di pubblico

È il film di Giorgio Diritti, il primo parlato in lingua occitana, a vincere meritatamente la ventiquattresima edizione del BGM, contraddistinta da una grande presenza di pubblico, in attesa delle "nozze d'argento" del 2007.

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Non è certamente facile girare, oggi e in Italia, un film in dialetto. In molti ci hanno provato, altrettanti probabilmente hanno abbandonato l'idea prima ancora di cominciare. Nell'epoca della globalizzazione, dell'inglese spurio come lingua internazionale, parlare di dialetti potrebbe far pensare a qualcosa di antiquato e fuori moda.

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Ma Giorgio Diritti, già aiuto di Pupi Avati, ha deciso di correre il rischio e affrontare la sfida, e il risultato è E l'aura fai son vir (Il vento fa il suo giro), vincitore della Rosa Camuna d'oro come miglior film nella sezione a concorso. Un film girato nell'Alta Val Maira, in Piemonte, e precisamente a Chersogno, un piccolo paese di poche centinaia di anime arroccato tra i pascoli e le rocce. In un luogo in cui la natura è immobile e nulla sembra sfuggire all'ordine immutato delle cose, un pastore francese decide di trasferirsi con la famiglia per allevare capre e produrre formaggio. La reazione dei paesani, inizialmente favorevole, diventa ben presto ostile, facendo precipitare la situazione nel dramma. Può forse sorprendere, oggi, voler affrontare argomenti "assoluti" come la tolleranza (altissimo tema filosofico fin dai tempi di Voltaire), l'integrazione, la concordia, in un mondo ormai che sempre più sembra andare verso il famigerato "scontro di civiltà", partendo da un piccolo paese perso nelle montagne piemontesi. A ben vedere, tuttavia, è proprio l'assolutezza di questi temi, la loro universalità e atemporalità, a permettere di fare di un piccolo luogo il paradigma di un macrocosmo più ampio. In questo senso, quindi, il film di Diritti è magistrale nel riflettere in maniera non scontata sull'eterna difficoltà di accettare la diversità, di scommettere sui propri imperturbabili valori per confrontarli con quelli dell'"Altro".

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Il lungo, caloroso, sentito applauso che ha seguito la proiezione del film e la consegna del premio può forse spiegare meglio di ogni discorso, che sarebbe fatalmente un po' "di maniera", il senso di empatia che si respira guardando questo film, e dimostra che, posto di fronte alla riflessione su concetti che fanno parte della propria quotidianità (gli immigrati sono in forte numero a Bergamo), un pubblico maturo è in grado di razionalizzare i propri sentimenti e vedere in un film lo specchio di se stesso. A Bergamo, pertanto, la finzione cinematografica si è saldata esemplarmente con la realtà del mondo.


La Rosa Camuna d'argento è stata assegnata al bulgaro-turco Occhi rubati (2005), di Radoslav Spassov, film che racconta un amore contrastato dalle differenze religiose, mentre la Rosa Camuna di bronzo è andata al ceco Sottosopra (2005), di Petr Zelenka, surreale ritratto di un giovane cecoslovacco alla ricerca della propria identità, che si mescola con le inquietudini di un paese post-comunista incerto sul proprio futuro. Nessun premio, invece, per l'altro film italiano in concorso, Nuvole basse, d'agosto (2005) di Marta Gervasutti, fotografia lucida e disincantata di una periferia straniante che non offre ai suoi giovani abitanti che il desiderio di un'immaginaria fuga.


Bergamo Film Meeting chiude quindi la ventiquattresima edizione nel segno della compartecipazione collettiva; un festival strettamente legato alla città di appartenenza (affollatissima, anche troppo, la sala, e soprattutto da bergamaschi), e che dimostra di saper coniugare efficacemente le difficoltà economiche con l'alta qualità delle opere presentate, testimoniata dalle retrospettive su David Lean, sul cinema islandese e sul rock inglese degli anni Settanta e Ottanta, in un connubio quantomai interessante tra vecchio e nuovo, tra tradizione e innovazione.

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