BERGAMO FILM MEETING 26 – "Miehen Tyo (Man's Job)", di Aleksi Salmenpera (Concorso)

Le vicissitudini dell’operaio virile abituato ad andare a lavorare alle cinque del mattino, e a tornare a casa sporco e sudato, che si ritrova dopo il licenziamento a prostituirsi a domicilio di nascosto dalla moglie, stretto in abiti elegantissimi e in situazioni imprevedibili, non assumono mai contorni grotteschi o neppur minimamente ‘irridenti'.  Non è una commedia, ma un'opera disperata, il vincitore del Concorso del BFM 2008. 

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Non si ride di certe cose. La tentazione è evidentemente forte, ma di certe cose non si ride. Non si ride di una moglie che torna a casa di notte, trova il marito nudo riverso sul divano esanime, e per svegliarlo decide di prendergli una caviglia a martellate con l’attrezzo preso dalla cassetta degli utensili dell’uomo, operaio. Non si ride perchè l’uomo ha appena ingoiato un intero flacone di pillole antidepressive, dose che potrebbe essere letale. E’ che è stato licenziato dalla fabbrica, e non ha avuto il coraggio di dirlo alla moglie. Per continuare a mantenere la famiglia (la donna e tre figli), Juha, che è belloccio e prestante, si ritrova allora a prostituirsi a domicilio, di nascosto da Katja. E non si ride della serie di situazioni imprevedibili in cui Juha finisce per trovarsi. La tentazione è forte, ma non viene certo da ridere quando l’improvvisato striptease di Juha ad un party privato per sole donne si trasforma in un capitombolo che dal tavolo lo vede precipitare sul buffet, con grossi pezzi di vetro che vanno ad infilzarglisi sulla schiena. Perchè Juha, già ferito e sanguinante, ha un altro appuntamento a seguire, con una donna dalla mole gigantesca che sbattendolo sul cuscino fa sì che la schiena torni a perdere copiose quantità di sangue che stagliano la sua figura in rosso sulle lenzuola bianche del motel. Niente di tutto questo fa ridere perchè Miehen Tyo di Aleksi Salmenpera è una storia inequivocabilmente operaia. E disperata. Non certo una commedia. E quindi le vicissitudini dell’uomo virile abituato ad andare a lavorare alle cinque del mattino, e a tornare a casa sporco e sudato, che si ritrova stretto in abiti elegantissimi e a soddisfare voglie come pettinare i capelli di una donna per un’ora intera in piedi nudo alle sue spalle, non assumono mai contorni grotteschi o neppur minimamente ‘irridenti’. Anzi, aumentano la disperazione – perchè le donne che Juha ‘va a trovare’ sono quasi sempre della sua stessa estradizione sociale, alle prese con gli identici problemi che rendono ‘insopportabile’ la vita di Juha e Katja (sono della donna in realtà le pillole che Juha arriva ad ingurgitare una notte in gran quantità…). Figli piccoli a carico sempre più ingestibili, signore ‘mature’ che scoppiano in lacrime perchè si sentono rifiutate dai mariti, una madre di una bambina con la sindrome di down che paga Juha per iniziare la figlia alle gioie del sesso (seguono sequenze in una vasca da bagno che si presumono ‘disturbanti’). Non è ben chiaro se l’intento di Aleksi Salmenpera sia poi così sincero, lodevole e condivisibile – fatto sta che non si ride, e di nuovo non si capisce se si dovrebbe, nemmeno quando Juha e il suo fido compare tassista Olli (che in realtà poi lo pugnalerà alla schiena) si prendono in giro insultandosi tra amici: sembrano battute, ma si percepisce tanta violenza nascosta sotto superficie (che è poi quella laccata-camera-a-spalla-luci-al-neon-musiche-cupe tipica di queste messinscene).

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