Biografilm 2024: incontro con Elina Psykou per Stray Bodies

Ieri mattina la regista greca ci ha raccontato il suo ultimo film, in anteprima al festival, che da oggi inizia il suo tour nelle sale italiane.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Screenshot

Un viaggio on the road per l’Europa, sui diritti delle donne all’autodeterminazione del proprio corpo. Racconta questo il lungometraggio Stray Bodies, della regista greca Elina Psykou, presentato in anteprima italiana alla 20° edizione del Biografilm nella sezione Contemporary Lives.

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Le protagoniste del film sono costrette a viaggiare per l’Europa per aggirare leggi che limitano il diritto su aborto, fecondazione assistita ed eutanasia perché nel loro paese non sono pratiche ammesse, mentre lo sono in altre nazioni europee. Un documentario che apre una profonda riflessione e di grande attualità sociale e legislativa in concomitanza con le elezioni europee. Queste le risposte della regista durante la conferenza stampa.

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Quella che viene fuori dalle elezioni appena concluse è un’Europa ancora più divisa. In che modo il suo film si contrappone a determinate scelte?

Indubbiamente viviamo un’Europa che diventa sempre più conservatrice e che ci fa dire e pensare di porre ancora più attenzione ai diritti umani. Quando abbiamo girato questo film c’era una certa situazione, ora, alla luce di quanto accaduto e quanto sta accadendo, devo dire che sono triste e credo che questo film diventi ancora più importante. Penso che dovremo riflettere su questo.

 

Niente è lasciato al caso, a partire dai personaggi e dai luoghi scelti. Ce ne può parlare?

Durante le riprese gli incontri speciali che ho fatto sono stati davvero tanti. Ho selezionato i Paesi in cui girare anche in base a questo. Ho scelto Malta, ma anche l’Italia per il turismo. Poi la Grecia perché sono greca. Alla fine ho scelto anche la Svizzera che è un’eccezione europea. Abbiamo cominciato ricerche in tutti questi luoghi, ma non è stato sempre facile condividere questa esperienza. Volevo dare un aspetto più cinematografico al film e non volevo fare un documentario dove le persone semplicemente parlano, quindi ho cominciato a pensare in maniera più creativa. Ho iniziato così ad immaginare luoghi, occasioni, situazioni… Alcuni luoghi mi hanno permesso di operare anche visivamente in un certo modo, in tribunale ad esempio ho usato anche uno stile ben preciso, così come per la Chiesa. Quindi direi che le scelte che ho fatto sono state dettate dal mio legame con il cinema di finzione e dal fatto che volessi rendere il film reale, nel vero senso della parola.

Quello della realizzazione non è stato un percorso semplice…

Per niente. Tra le varie cose, infatti, c’è stato anche il covid all’inizio delle riprese che le ha rallentate e poi interrotte. Quindi non soltanto problemi relativi ai temi o a come trattarli, ma anche problemi pratici. Abbiamo dovuto ripensare alcune cose e, in alcuni casi, posticiparle. Tutta la squadra era provata da questi cambi di programma.

 

In merito, invece, alla presenza di diversi pensieri e concezioni, Elina Psykou ha risposto dicendo che voleva all’interno del suo documentario anche tutti quelli che la pensavano diversamente.

Alcuni incontri sono stati difficili perché erano all’opposto di quello che è il mio pensiero e la mia visione del mondo. Devo dire che onestamente sono uscita devastata da alcuni di questi incontri perché le persone con le quali mi sono relazionata fanno la loro propaganda in maniera dura e hanno provato a farci letteralmente il lavaggio del cervello. È stato faticoso, ma era importante inserire anche pensieri diversi per far vedere tutto.

 

Il tour del film nelle sale partirà oggi alle 21.00 dal Cinema Farnese di Roma per proseguire il 13 giugno al cinema Nuovo Aquila di Roma e, il 20 giugno, infine il film sarà presentato cinema Massimo di Torino. Sono previste ulteriori proiezioni a Milano, Firenze e Treviso.

 

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