Cannes 77 – Emilia Pérez: incontro con Jacques Audiard e il cast

Il regista Jacques Audiard, insieme al cast (Zoe Saldana, Selena Gomez, Edgar Ramirez) al completo e al coreografo Damien Jalet, parla del suo musical-thriller Emilia Pérez. In concorso a Cannes77

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Si è tenuta oggi la conferenza stampa del film Emilia Pérez, il nuovo musical thriller di Jacques Audiard, presentato in Concorso alla 77ª edizione del festival di Cannes.

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Emilia Pérez è un’opera complessa, è questa la sensazione che si avverte ascoltando la troupe e il cast rispondere alle domande più svariate e su diverse tematiche.
Si parte dalla genesi del progetto e a rispondere, in questo caso, è proprio l’autore del film Jacques Audiard (già palma d’oro a Cannes nel 2015 per Dheepan – Una nuova vita): Durante il primo lockdown ho letto un libro di Boriz Rason, Écoute, da cui il film è tratto. In un capitolo racconta di un narcotrafficante che desidera cambiare identità. La cosa non era molto sviluppata nel romanzo, quindi ho pensato di farlo io. All’inizio era stato concepito come un’opera lirica, ci è voluto tanto tempo perché diventasse un film.

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Emilia Pérez, infatti, è la storia di un temuto boss di un cartello messicano, Manitas del Monte, che assolda la giovane avvocatessa Rita (Zoe Saldana) perché lo aiuti a cambiare sesso e identità per poter cambiare vita. Chiederà nuovamente il suo aiuto quando vorrà, anni dopo, recuperare il rapporto con la sua famiglia senza rinunciare a questa nuova identità.

Com’è chiaro dalla trama, il protagonista è uno solo ma in due forme, tutte e due interpretate dall’attrice transessuale Karla Sofía Gascón, che si esprime proprio in merito alla complessità del personaggio e alla sua difficile preparazione: C’è voluto tanto a convincermi che dovessi interpretare tutti e due, io volevo essere solo Emilia Pérez.  Manitas del Monte, poi, è stato frutto di una specie di “casting interiore”. Non ero mai certa del risultato. Poi, finite le riprese, abbiamo visto i due personaggi separati diventare una cosa sola e questo è stato un incredibile dono per me e per Jacques.

Ma la complessità di Emilia Pérez non è soltanto nei suoi personaggi: canto, coreografie, musica, un mix di elementi tecnici complessi chiusi in un contenitore di generi già di per sé molto particolari: musical e thriller. È stata necessaria una lunghissima preparazione per gli attori, ma soprattutto un lavoro di ricerca del giusto codice di linguaggio, come racconta il coreografo del film Damien Jalet: Quando ho capito che i personaggi avrebbero dovuto anche ballare ho pensato che fosse una pazzia. Ho avuto paura che il ballo si sarebbe intromesso tra l’attore e la sua performance. C’è stato un lungo periodo di scelte e tentativi per far sì che la componente della danza non fosse solo un’aggiunta, ma piuttosto una parte integrante dell’interpretazione. Tutto doveva essere fluido com’era nella sceneggiatura e per fare questo c’è stato un lavoro incredibile.

Tanti tra i giornalisti messicani presenti alla conferenza sottolineano il senso di appartenenza che hanno provato guardando il film, come se fosse un film messicano, anche se in realtà è di produzione francese. E se Jacques Audiard riconduce tutto alla sua immaginazione e al rapporto poetico che ha con il Messico, tutto il cast presente, che oltre a Karla Sofía Gascón vede la presenza di Zoe Saldana, Selena Gomez, Édgar Ramírez e Adriana Paz, sottolineano quanto lui sia stato capace di restituire con il suo film il dualismo interno alla cultura e al popolo messicano.
Le dichiarazioni di Zoe Saltana a riguardo: Sono molto legata al Messico nonostante viva a Los Angeles da oltre 20 anni, ho ancora dei familiari lì e nutro profondo rispetto per il paese. Sono grata a Jacques proprio perché è riuscito a raccontare non solo le ingiustizie e la corruzione ma anche la bellezza delle persone e della cultura messicana, che è estremamente artistica.

Quando è chiamato a rispondere alla domanda riguardo alla natura collettiva del suo film, Jacques Audiard regala in qualche modo una dichiarazione di amore per il cinema: È ovvio che sia un’opera collettiva, non può non esserlo. Se faccio un film, non sono mai solo. Lavoro sempre con un co-sceneggiatore, con un team di lavoro, con un cast numeroso. Quando si è insieme le idee si scambiano e prendono forma. È l’unico motivo per cui faccio un film, per incontrare le persone, per stare insieme a loro.

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