Chevalier, di Athina Rachel Tsangari

Un gioco al massacro che non possiede un tono né sarcastico, né ironico e non sa diventare satira. Rispetto ad Attenberg un deciso passo indietro per la cineasta greca.

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È forse grazie al successo internazionale riscosso dai film di Yorgos Lanthimos a spingere la distribuzione a recuperare produzioni greche. È forse in questa stessa ottica che arriva in sala Chevalier che la regista e sceneggiatrice greca Athina Rachel Tsangari ha girato nel 2015, cioè quasi dieci anni fa, restando peraltro, al momento, l’ultima sua produzione realizzata per il grande schermo essendosi pooi dedicata a lavori televisivi.
Chevalier è un racconto tutto al maschile, definito dalla pubblicità una implacabile satira ….. e per la regista, quindi, una specie di rispecchiamento al contrario che la spinge alla ricerca della psicologia dell’altro genere, per un film che resta essenzialmente, al di là dei suoi limiti, un percorso accidentato dentro il quale emergono le fragilità e le irrazionalità evidenti dei comportamenti declinati al maschile.
Sei amici convivono durante una vacanza su un lussuoso yacht. Si dedicano alla pesca subacquea, ma manca il brivido della sfida. Decidono di fare un gioco nel quale ciascuno giudicherà ogni comportamento dell’altro, attribuendo o sottraendo punti a seconda del tono. Un gioco pericoloso e ossessivo che li impegnerà durante il breve viaggio e solo all’arrivo sarà proclamato il vincitore.
Il cinema non è nuovo ad esperimenti del genere, di giochi al massacro che di conseguenza possono diventare mortali nel chiuso di un luogo, che diventa recinto nel quale sperimentare gli effetti di una aggressività repressa o dare sfogo ad una pulsione di morte che spinge alla sfida. Da La grande abbuffata a 13 Tzameti tanto per fare qualche esempio, ma si potrebbe estendere la lista dei titoli, il cinema ha raccontato con una certa sferzante capacità il disagio e quella che si chiamava alienazione dal proprio presente.

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In un certo senso Chevalier appartiene a questa categoria di film, sebbene nel suo racconto che sembra trattenuto da forze invisibili non emerga mai quella violenza esplicita che cova sotto cenere, anche qui dentro una repressione quasi innaturale.
Ma è proprio questa stagnante (e tutta voluta) staticità del racconto in una quasi millesimale escalation che via via riduce l’interesse per il film. I sei personaggi, tutti antagonisti tra di loro, sembrano accompagnare la fissità del racconto con la reiterazione di azioni e discorsi che nulla aggiungono a quanto di già conosciuto dallo spettatore, la cui curiosità non viene sollecitata e la cui sorpresa non viene mai realizzata. Chevalier che prende il nome dall’anello del cavaliere che il vincitore del gioco potrà indossare a partita conclusa, finisce con il girare un po’ a vuoto nella sua cronica e inguaribile incapacità a crescere.
La metafora era chiara fin dalle prime battute e il tempo restante diventa solo rielaborazione di una condizione già affermata. Un film che, al di là dei flani pubblicitari, non possiede un tono né sarcastico, né ironico, tanto meno divertente e non sa diventare satira e neppure la sottile violenza che serpeggia anima il racconto. È in questa atonalità che Chevalier non spinge l’acceleratore neppure sulla claustrofobia dentro lo spazio limitato della pur lussuosa imbarcazione. L’unico guizzo in un finale quasi inatteso quando ci si accorge che anche lo staff della cucina, dei sei benestanti protagonisti, sono stati presi dal gioco del giudizio dell’uno sull’altro in una specie di pericolosa epidemia contaminante. Non è molto ma è qualcosa per un film che sarebbe stato più efficace nella misura ridotta e che nella sua forma di lungometraggio non funziona a dovere spegnendo l’entusiasmo per questo ripescaggio dal passato.

 

Titolo originale: id.
Regia: Athina Rachel Tsangari
Interpreti: Panos Koronis, Yorgos Kendros, Vangelis Mourikis, Makis Papadimitriou, Kostas Filippoglou, Yorgos Pirpassopoulos, Sakīs Rouvas
Distribuzione: Trent Film
Durata: 105’
Origine: Grecia, 2015

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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