"Credo che il mondo finirà quando non troveremo più la gioia della possibilità di abbracciare una pianta." Incontro con Ferzan Ozpetek.

"Cuore sacro" riesce ad esprimere, in maniera delicata ma diretta, le contraddizioni giornaliere di una donna che, nella sua crisi di identità, sfiora la follia per ritrovare se stessa. Ce ne parla il regista insieme ai protagonisti.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Ferzan Ozpetek: Lo considero uno dei miei film più difficili: è stato necessario per me lavorarci sopra 5 anni. Inizialmente pensavo anche di girarlo ad Istanbul con un protagonista maschile, poi ho valutato la possibilità di girarlo a Napoli ma la città che meglio conosco è Roma, allora ho deciso di realizzarlo qua. Credo che il mondo finirà quando non troveremo più la gioia della  possibilità di abbracciare una pianta. Nell'ultimo anno ho perso molte persone care, il dolore mi ha portato a farmi molte domande e a cercare delle risposte. Avevo bisogno di raccontare questa storia, ero indeciso tra questo genere o una commedia, ma poi è stato importante  per me fare Cuore Sacro, mi ha dato la possibilità di esternare le domande che mi pongo giornalmente.


 


Nel film povertà e ingiustizia non sono alla mercè della politica:


 


Ferzan Ozpetek: Secondo me la politica non pensa all'uomo della strada ed ai suoi problemi quotidiani. Per questo ho voluto raccontare il sociale, non in modo diretto ma seguendo una linea dove la realtà è pura, non contaminata. Ma il film non è sul sociale, parla della crisi di identità di una donna.


 


Si fanno riferimenti a molte religioni ma poi si sconfina in maniera decisa nel sentimento caritatevole cristiano:


 


Ferzan Ozpetek: Siamo in una Paese cattolico e la Chiesa fa molte cose per i poveri. Il prete della mia storia  è quasi un laico nei confronti di Irene. Spero che il film trasmetta il sentimento di varie religioni e la necessità di dover aiutare gli altri. Il mio assistente ha contattato la comunità di Sant'Egidio per fare una grossa ricerca dei luoghi di Roma in cui c'è molta povertà.


 


Questo bisogno di religiosità deve per forza attraversare la follia?


 


Ferzan Ozpetek: La follia del film è per tanti noi un sentimento in cui ogni tanto ci rispecchiamo. Le mie domande riguardano il senso della vita, le persone che perdo dove vanno, tutto finisce così? Quando perdo qualcuno cerco un segno ovunque. Non parlo di fede o di religione, parlo dell'uomo che ha un quotidiano che corre veloce con i telefonini, con internet. E' un film che non lascia indifferenti: mi sto accorgendo che crea delle polemiche.

Sembra un film di citazioni:


 


Ferzan Ozpetek: I riferimenti ad altri film sono innumerevoli. C'è un chiaro riferimento all'immagine della Pietà che è per me un'immagine meravigliosa. Io quando faccio i film seguo le mie emozioni e quella scena l'ho decisa durante le riprese, l'immagine è venuta in un modo naturale. C'è chi ha chiesto di tagliare questa scena, ma per me non rappresenta un momento religioso, per me è una scena che mi dà una forte emozione, ed ho deciso di mantenerla. Nel film sono presenti vari elementi che fanno da grimaldello per entrare nella parte religiosa della storia.


 


 


 


 


E' stato complesso rivestire i panni dei personaggi?


 


Barbora Bobulova: Ferzan mi ha insegnato una cosa molto bella: io cercavo sempre una logica in ogni parola, in ogni gesto, invece mi ha insegnato a non domandarmi troppo, a volte è meglio escludere la mente. Il personaggio l'ho cercato in collaborazione con Ferzan, mi parlava molto di come doveva essere Irene ed ho assorbito tutto come una spugna; a volte il lavoro da attrice è veramente invisibile.


 


Lisa Gastoni: Il mio personaggio, Eleonora , è arido e crudele, non considera le esigenze degli altri.  E' ossessionata dall'azienda e dalla nipote che deve rappresentare la stessa azienda di famiglia. Ma non ha altro. E' una donna sola. Ho cercato di infondere nel mio personaggio un fondo di amarezza, di tristezza. Lavorare con Ozpetek è un'esperienza inquietante e affascinante. Io gli sono grata per questo ruolo per il quale mi ha trasmesso una forte carica.


 


Massimo Poggio: Preparando il mio personaggio mi sono posto io stesso le domande: capire perché oggi una persona possa decidere di prendere i voti. Ho frequentato anche un seminario dove ho conosciuto un seminarista che mi ha fatto capire quanto viva questo percorso per una sua scelta interiore. Mi sono un po' ispirato a questa stessa persona: prima di tutto viene la dignità umana.


 


Che rapporto ha Ozpetek con l'eccesso?


 


Ferzan Ozpetek: A me non sembra di aver esagerato. La prima visione del copione metteva paura perché c'erano dentro delle cose che scuotevano troppo le persone. In molti mi hanno detto di riflettere sul film. Ho fatto dei tagli  alla fine giusti, ma si trattava un film dove poteva risultare difficile mantenere un equilibrio. Non volevo scivolare nel ridicolo ed una inquadratura in più o in meno poteva cambiare molto.


 

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