Cult Killer, di Jon Keeyes

Un revenge movie poco inspirato, carente nello sguardo cinematografico e con un labile approccio psicologico, sulle ferite profonde del corpo che lasciano un segno indelebile nell’anima.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Cult Killer più che un ‘film del presente’ è un ‘film del passato’. Abitato dalle ombre e dagli spettri, da storie di soprusi e violenza rimasta nella mente. Si muove sui corpi segnati dagli abusi per senso di vendetta, per superare l’umiliazione, cercando di rinascere dalla polvere. Cassie Holt (Alice Eve), grazie all’aiuto dell’investigatore privato Mikeal Tallini (Antonio Banderas), riesce a riprendere in mano la propria vita, finita nel vicolo cieco dell’alcolismo, entrando a far parte della sua agenzia investigativa. Ma quando Mikeal viene ucciso e Cassie si ritrova ad indagare per trovarne il responsabile, quei fantasmi della memoria rischiano di tornare a galla. A quel punto dovrà fare i conti con una spietata assassina e con dei sadici che sequestrano e seviziano delle persone per soddisfare il loro piacere perverso. Più che sulle tracce del poliziesco la vicenda assume i connotati di un revenge movie, intrecciate con un tardivo racconto di formazione grazie ai flashback di un Banderas nei panni un po’ dimessi della guida spirituale. Il ritratto di questo mondo criminale chiama in causa tematiche come l’impunità e la degenerazione del potere, responsabile di una spirale di corruzione alimentata dalla violenza. E dalle ferite impossibili da rimuovere, da quel senso di sconfitta, fa nascere la rabbia, insieme al pericolo di trasformarsi nei mostri che si vogliono combattere.

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Nonostante le buone premesse, il film si avvita su un ricorso eccessivo alla parola, trascura le possibilità espressive attoriali (ad esempio il volto inquietante di Olwen Fouéré, vista recentemente in The Watchers), usa le immagini restando sulla soglia della fantasia, evoca figure orribili, torture, abusi sessuali, senza il coraggio di mostrarle, per poi cercare delle banali soluzioni action che finiscono per essere involontariamente comiche. Sembra avere un’anima smarrita tra le tante opzioni di sguardo, cerca di rimediare con le linee di dialogo, riesce soltanto a scalfire l’incubo che vorrebbe raccontare. Predilige in tal modo un timido approccio psicologico costruito sui traumi, resta tiepido, superficiale, generalista, anche per il mancato sviluppo di un solido arco narrativo. L’ambizione di amalgamare generi diversi con la trasgressione delle regole diventa purtroppo un limite e non una risorsa. Jon Keeyes rinnova il suo connubio artistico con Antonio Banderas, tra i protagonisti del precendente Code Name Banshee (Nome in codice Banshee), altro thriller d’azione sul tema della vendetta.

Titolo originale: Cult Killer
Regia: Jon Keeyes
Interpreti: Alice Eve, Shelley Hennig, Antonio Banderas, Olwen Fouéré, Nick Dunning, Kim DeLonghi, Paul Reid, Matthew Tompkins, John Wollman, Sophie Amber, Kwaku Fortune, Patrick Buchanan, Ciaran McGlynn
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 105′
Origine: USA 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2
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