DVD – "Mr. Hobbs va in vacanza", di Henry Koster
Molto si deve alla versatilità degli interpreti se le (quasi) due ore scorrono senza che si noti troppo la carenza di idee davvero originali, ma è impossibile non sorridere all’aria stralunata e comicamente seriosa di James Stewart, che nello stesso anno in cui si apprestava a uccidere Liberty Valance si concesse anche questo canonico quadretto familiare hollywoodiano. Edizione curata da Koch Media
Anno: 1962
IL FILM
Si potrebbe riassumere già nel titolo la trama della terza tappa del sodalizio tra James Stewart e Henry Koster, iniziato con il coniglione invisibile di Harvey e giunto fino ai guizzi matematici di Erasmo il lentigginoso. Si potrebbe aggiungere che in vacanza con Mr. Hobbs, quieto banchiere già provato dal sovraffollamento metropolitano, ci vanno anche la moglie Peggy, quattro figli, tre nipoti, due generi, nonché un paio di ingombranti ospiti di passaggio, e che la casa sul mare scelta per l’occasione sta a metà tra una dimora vittoriana e un deposito degli attrezzi, e si avrebbe il quadro di questa innocua e garbata variazione sul tema degli scontri tra genitori e figli, ispirata a un romanzo di quello specialista in personaggi maschili impelagati in diatribe familiari che è l’Edward Streeter de Il padre della sposa.
Non manca nulla degli ingredienti congeniali al tipico scenario da incubo: la caldaia che dà i numeri, le maniglie che si staccano di continuo, la governante che fugge inorridita dopo i primi cinque minuti, la figlia adolescente con la mascella perennemente incollata per non mostrare l’odiato apparecchio, il figlio più piccolo che si stacca dal televisore solo per trascinare il padre in un’improbabile escursione in barca, la vicina disinibita (che è “tutto un fascicolo del rapporto Kinsey e almeno cinque capitoli di Lolita”), i problemi di coppia delle figlie maggiori, per finire con la visita a sorpresa del datore di lavoro del genero, affetto da un’insopportabile mania ornitologica. Certo molto si deve alla versatilità degli interpreti se le (quasi) due ore scorrono senza che si noti troppo la carenza di idee davvero originali, e non c’è dubbio che in termini di satira di costume le sortite balneari di monsieur Hulot di un decennio prima siano tutt’altra cosa.
Ma è impossibile non sorridere all’aria stralunata e comicamente seriosa di James Stewart, che nello stesso anno in cui si apprestava a uccidere Liberty Valance si concesse anche questo canonico quadretto familiare hollywoodiano, impreziosendolo di qualche autoironico richiamo al proprio cinema, dai vecchi film western di cui il figlio è drogato (“questo è il tipo che muore sempre appena passa davanti alla telecamera”) alla scena in cui, la prima volta che sale le scale della casa al mare, il pomello di legno della balaustra gli rimane in mano, come nell’episodio ricorrente de La vita è meravigliosa. In poche parole, un’altra reincarnazione dell’uomo qualunque in situazioni eccezionali di Stewart, in una delle versioni più spensierate e inoffensive.