DVD – "The Guys from Paradise", di Miike Takashi

The guys from paradiseUn’opera dai confini instabili, dove la continua fluttuazione dei toni è un cortocircuito che contamina e infetta la visione, lasciandola lentamente affondare nello smarrimento, unica rinascita possibile dell’individuo, che solo nel vuoto, nell’assenza di materia può finalmente ritrovare il suo sguardo ed iniziare a vedere se stesso. In dvd da Dynit

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The guys from paradise

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Titolo originale: Tengoku kara kita otokotachi

Anno: 2000

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Durata: 114’

Distribuzione: Dynit

Genere: drammatico

Cast: Kikkawa Kōji, Endō Ken’ichi, Yamazaki Tsutomu, Oostsuka Nene, Oh Farlong, Mizuhashi Kenji, Monsour Del Rosario, Kitami Toshiyuki

Regia: Miike Takashi

Formato DVD/Video: 16/9

Audio: italiano DTS 5.1, italiano Dolby Digital 5.1, italiano Dolby Digital 2.0, giapponese Dolby Digital 2.0

Sottotitoli: italiano

Extra: trailer

                                                                                                          

 

IL FILM

Un’opera dai confini instabili, dove la continua fluttuazione dei generi, dei toni è un cortocircuito che contamina e infetta la visione, lasciandola lentamente the guys from paradiseaffondare nello smarrimento, unica rinascita possibile dell’individuo, che solo nel vuoto, nell’assenza di materia può finalmente ritrovare il suo sguardo ed iniziare a vedere se stesso. The Guys from Paradise porta scritto nella sua forma lo stesso ibridismo, la stessa contaminazione disorientata delle figure che attraversano la pellicola, intrappolate in un’estraneità che ha cancellato ogni possibile appartenenza. A Miike non interessano le motivazioni legate all’incarcerazione di Hayakawa Kōhei (Kikkawa Kōji), il protagonista di The Guys from Paradise, né l’accertamento della sua reale colpevolezza, che rimane inesplorata, irrisolta. A Miike interessa penetrare nella disgregazione, nella perdita dell’identità e dei punti di riferimento di Kōhei, per poi pedinare il suo corpo che vaga alla deriva, ormai lacerato dalla coscienza di non poter abitare lo spazio al quale aspira, il ritorno in Giappone, di non poter appartenere al suo tempo, un presente in decomposizione che corrode i corpi che l’attraversano. E la lacerazione del protagonista (che non è un personaggio ai margini, un esiliato dalla società, ma un uomo d’affari giapponese the guys from paradisestimato e ben integrato, il quale, senza possibilità di riscatto, se non quello di percorrere fino in fondo il vuoto che sta cancellando il suo essere, sprofonda, improvvisamente e inaspettatamente, nello smarrimento delle sue coordinate esistenziali), la lenta erosione di quello che Kōhei crede essere il suo posto nel mondo e al quale ancora aspira, nella prima parte del film, rimanendo sulla soglia della sua nuova condizione, in una lateralità, in una resistenza passiva che lo imprigiona, avviene nello spazio multidimensionale di un carcere nelle Filippine, dove viene rinchiuso per un ipotetico possesso di droga. In prigione, immobilizzato nella nostalgia di uno spazio e di una esistenza perduti e forse mai esistiti, Kōhei rifiuta il contatto con i prigionieri filippini e abita nell’ala giapponese del carcere, cercando di ritrovare nei suoi compagni di cella, in Yoshida (Yamazaki Tsutomu), il truffatore che lo sceglie come uomo di fiducia, e nell’affascinante Namie (Oostsuka Nene) un nucleo nel quale specchiarsi e in esso scorgere il riflesso, anche lontano, di un’appartenenza. La prigione è un territorio ibrido, simile allo spazio multiculturale di The City of the guys from paradiseLost Souls, anche se la geografia incerta e senza più volto del Giappone diventa, in The Guys from Paradise, una terra straniera. E’ un microcosmo privo di centro e di gravità, un universo disarticolato, labirintico, costituito da luoghi intermedi e provvisori che si sovrappongono creando un paesaggio eccedente, privo di coordinate stabili e riconoscibili. Dopo essersi finalmente abbandonato allo smarrimento, nella coscienza della mancanza di significato della sua presenza, nella seconda parte di The Guys from Paradise, insieme ai compagni del carcere, Kōhei vaga, come Wada in The Bird People of China, inseguendo il sogno irrealizzabile di ridiscendere nelle viscere di una realtà perduta. E nella consapevolezza, infine raggiunta, dell’impossibilità del suo viaggio, Kōhei decide di far ritorno alla prigione, unico luogo, che proprio nella sua immaterialità, nella sua alterità, è l’ultimo spazio nel quale poter ancora abitare, e diventa capace, al contrario di Wada, di evadere, diventa capace, dopo aver preso coscienza che l’esistenza non è altro che una geografia della perdita e non possiede alcuna consistenza reale, perché nulla rimane veramente, di rigenerarsi e di ritrovare una nuova forma, anche solo immaginata, attraverso la quale continuare ad esistere.

 

the guys from paradiseIL DVD

Grazie alla Dynit, che per la prima volta porta sul mercato italiano parte della gigantesca produzione di Miike, The Guys from Paradise si aggiunge ai titoli già disponibili della collana dedicata al regista giapponese e composta da 12 film. Quella della Dynit rimane un’operazione degna di lode, anche se la qualità dell’edizione della pellicola Miike non riesce del tutto a soddisfare le aspettative. E’ il video a presentare i maggiori difetti, l’immagine mostra i segni della compressione digitale e tende a perdere definizione soprattutto nelle scene più scure, i neri mancano di profondità e spessore e i colori sono piatti e privi di brillantezza. Meglio invece l’audio, ottimo nelle tre tracce doppiate in italiano e soprattutto nel potente DTS 5.1. Risulta invece più ovattato il sonoro originale, disponibile unicamente in Dolby Digital 2.0. Rispetto all’edizione giapponese, che negli extra contiene le scene tagliate con il commento di Miike, il dvd curato dalla Dynit è totalmente sprovvisto di contenuti speciali, ad eccezione dei trailer di alcuni film del catalogo della Dynit: Ichi the Killer, Dead or Alive, Ring, Ring 0, Ring 2 e Uzumaki.

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