FAR EAST FILM 11 – Luci e ombre del Sol Levante

the handsome suite

Il Giappone è il vero protagonista di queste prime giornate del festival: su tutti, The Handsome Suite di Hanabusa Tsutomu e, soprattutto, il bellissimo Fish Story di Nakamura Yoshihiro. Uno sguardo anche a One millor dollar yen di Tanada Yuki, e l'atteso Instant Swamp di Miki Satoshi. VIDEO

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the handsome suit di hanabusa tsutomu
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E' il cinema giapponese a destare maggiormente l'attenzione in questo inizio festival: nonostante Hong Kong abbia ottenuto un buon riscontro grazie a Beast Stalker di Dante Lam, è stato proprio il Sol Levante ad aver catturato l'interesse del pubblico (già numerosissimo ed affiatatissimo) del Far East, grazie ai quattro titoli sinora presentati, non tutti qualitativamente alla pari ma comunque degni portabandiera di una cinematografia ricchissima e travolgente, capace di affrontare tutta una varietà di temi e situazioni senza mai sembrare uguale a se stessa.
Si comincia con One million dollar yen di Tanada Yuki, malinconico e singolare road movie che sembrerebbe partire da situazioni già assimilate (una ragazza scappa dalla città e dalla famiglia, stanca della propria vita) per approdare invece a territori più intimi e solitari: non un viaggio alla scoperta di se stessi, quanto invece una fuga dagli altri, un allontanamento dai falsi valori che abbiamo, più o meno consapevolmente, scelto di fare come nostri. Suzuko, la giovane protagonista, sceglie di rifiutare la vita che il destino sembrerebbe aver deciso per lei, andando così incontro a tutta una serie di situazioni che oscillano tra il comico e il grottesco, ma anche il triste e il doloroso: tutto il film è un eterno peregrinare e un eterno spostamento che non sembrerebbe portare ad alcuna certezza; purtroppo però la giovane regista non sembra completamente in grado di saper gestire con mano sicura i differenti registri del suo film, e così One million dollar yen si perde esattamente come la sua protagonista: tra tempi morti e situazioni francamente superflue, il risultato delude chi sperava di poter trovare un prodotto nuovo e sorprendente; nonostante le troppe cadute di tono, comunque, la malinconia soffusa e la tenerezza che a tratti traspare fanno emergere le potenzialità di uno sguardo vigile e attento, ancora acerbo ma in grado di poter portare, in futuro, a risultati ben migliori.
Si cambia decisamente tono invece con la commedia The Handsome Suite di Hanabusa Tsutomu, definito dagli organizzatori del festival “il film che gli americani già vogliono copiare”: storia del cuoco Takuro, obeso e di aspetto sgradevole, irrimediabilmente incapace di stabilire una qualsivoglia forma di contatto con il gentil sesso fino a quando, grazie ad un abito dai poteri particolari, riesce a trasformarsi in un uomo bellissimo e dalle infallibili doti di dongiovanni. Ritmo incessante, gag a rotta di collo e divertimento innegabile: nonostante la morale del film risulti alla fine banale e accomodante (ricordatevi di Shrek), l'opera prima di questo giovane regista rappresenta benissimo il buon stato di salute del cinema giapponese presente al festival, un cinema che sa ancora essere frizzante e pieno di brio, dalle numerose trovate visive e dall'incessante voglia di stupire il suo pubblico. Un film, questo The Handsome Suite, che riteniamo non sfigurerebbe affatto nelle sale nostrane.
Ma la vera sorpresa di questi primi giorni è sicuramente Fish Story di Nakamura Yoshihiro: nella Tokyo deserta del 2012, in attesa che un meteorite si abbatta sul pianeta provocandone la distruzione, tre personaggi si incontrano dentro un negozio di musica;fish story di nakamura yoshihiro una canzone punk unirà le loro storie insieme a quelle, apparentemente estranee, di altre persone dal 1975 in poi. La narrazione è complessa, i personaggi si moltiplicano e i salti temporali abbracciano diversi periodi storici fino a quando, nel bellissimo finale, tutto diventa chiaro; dallo sceneggiatore di Dark Water, Fish Story è uno straordinario esempio di vitalità della narrazione, tutto costruito intorno all'idea che una canzone possa, letteralmente, salvare le persone e il mondo. Divertente, bizzarro e mai banale, il film di Yoshihiro racconta il bisogno necessario e vitale di raccontare storie e situazioni: come nella vita reale, tutto ciò che pensiamo e realizziamo avrà una conseguenza per il futuro nostro o degli altri, anche quando questo sarà messo in pericolo da una situazione paradossale e fantascientifica come la minaccia di un meteorite.
Entusiasmo decisamente più moderato invece per la prima grande delusione del festival: dopo l'apprezzato Adrift in Tokyo dell'anno scorso, torna Miki Satoshi con Instant Swamp, modesto esempio di commedia surreale che non non include però il coinvolgimento dello spettatore. Nonostante un pubblico divertito e soddisfatto, Instant Swamp gira a vuoto per tutte le due ore di durata, fino ad un finale che vorrebbe essere originale ma che non riesce ad essere il degno corollario di un'opera, purtroppo, senza una vera ragion d'essere.

The Handsome Suit – Trailer:

Fish Story – Trailer:

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