Festival Internazionale dei Circoli del Cinema di Reggio Calabria
Dalla ricca programmazione del Festival è emerso un respiro multietnico attento a cogliere le dinamiche più attuali della realtà, soprattutto quelle più dolorose e difficili. L'ampio spazio dedicato al documentario sottolinea l'intento di portare alla luce situazioni diversissime tra loro per stili di vita e cultura, ma poi non così lontane da noi
Dal 1 al 5 ottobre si è svolta a Reggio Calabria la quarta edizione del Festival Internazionale dei Circoli del Cinema. Si tratta di un'importante manifestazione culturale in cui è possibile vedere cinema di qualità proveniente da oltre trenta Paesi in rappresentanza dei cinque continenti. La sezione "Don Quijote" comprende una selezione di film premiati dalle Giurie della Federazione Internazionale dei Circoli del Cinema in Festival di prestigio come ad esempio Berlino o Locarno. La sezione "Sebastiano Di Marco"è invece coordinata dal Circolo del Cinema "Cesare Zavattini" di Reggio Calabria e concentra la sua attenzione su opere documentaristiche, italiane e non. La sezione "Vetrina Internazionale" è composta da retrospettive a cura delle varie Federazioni nazionali. Quest'anno riflettori puntati sull'opera omnia del regista/documentarista iraniano Kamran Shirdel, presente alla manifestazione e al seminario a lui dedicato. Infine la sezione "Film per Bambini e Ragazzi" è costituita da pellicole di film per bambini premiate nei Festival di tutto il mondo.
Quello che maggiormente è emerso attraverso la ricca proiezione di film nei cinque giorni del Festival è un respiro multietnico attento a cogliere le dinamiche più attuali della realtà dei nostri tempi, anche e soprattutto quelle più dolorose e difficili. L'ampio spazio dedicato al genere documentaristico sottolinea l'intento di portare alla luce senza falsi termini situazioni diversissime tra loro per stili di vita e cultura, ma poi non così lontane da un punto di vista "squisitamente" umano: gli occhi del bambino che nei suoi otto anni di vita non ha visto niente all'infuori della miseria della bidonville alla periferia di Nairobi dove vive (Baba Mandela dell'italiano Riccardo Milani) non sono poi così diversi da quelli dei ragazzini ebrei e palestinesi che vivono a Gerursalemme, piccoli innocenti loro malgrado coinvolti nell'eterno ed irrimediabile conflitto medio-orientale (Promises, candidato tra i documentari agli Oscar 2001). Una terra ostile e dolorosa può essere l'inospitale Groenlandia (Groenlandia: un destino di ghiaccio, diciotto minuti di immagini silenziose rotte da intensi squarci di poesia) come la desolante discarica di rifiuti di Managua (Lontano quasi vicino del sardo Franco Montis) o la piccola città iraniana al confine con l'Afghanistan (Delbaran). L'importanza della memoria storica , di un comune patrimonio culturale da difendere e tramandare in nome di un comune "sentire" è tutto nelle profonde rughe che attraversano i visi segnati dei contadini menestrelli de Gli ultimi pastori-poeti dell'alto Lazio. Toccanti sono le testimonianze delle anziane operaie sarde di Andavamo a piedi nudi: parlano della nostalgia/liberazione di un passato che non tornerà mai più; hanno la stessa voglia di raccontare e raccontarsi di Hedj, un vecchio cieco che vive in Tunisia e che sogna con vibrante partecipazione la sua amatissima Italia pur non essendoci mai stato (Hedj- L'Italia era l'Italia).