FILM IN TV: "C'era una volta un merlo canterino", di Otar Ioseliani
Sotterraneo, poco lirico, prepotentemente geniale, Ioseliani, nel film più esplicitamente musicale, segna il passo dinoccolato del suo cinema, il passo ossessivo della distrazione e della deriva. Nella notte di sabato di Fuori Orario, un concentrato di levità di ossimori con la pesantezza di una condanna sugli uomini di fumo e di "Ghisa".
Quando François Truffaut fu "scoperto" di aver trovato ispirazione da C'era una volta un merlo canterino (realizzzato nel 1971 e presenato a Cannes nel 1974) per L'uomo che amava le donne (uscito nel 1977), rispose divertito che mai avrebbe pensato a qualcuno capace di accorgersi di uno sconosciuto autore georgiano. Proprio C'era una volta un merlo canterino, se pur probabilmente non il migliore, per Ioseliani è stato il film che lo ha reso famoso anche in occidente. Un giovane di Tbilisi, timpanista nell'orchestra del conservatorio della città, vive tenendosi lontano dalle costrizioni sociali e non riesce a trovare mai il tempo per curare la sua vita professionale e privata. È sempre in ritardo al lavoro, addirittura si presenta ai concerti all'ultimo momento, proprio quando deve intervenire con il suo strumento. Con le donne non ha problemi ad avvicinarle, il problema è mostrarsi interessato ad un rapporto più serio e duraturo. L'amico dottore gli diagnostica pigrizia acuta e lentamente questa sua mancanza di disciplina porterà a compromettere tutto il suo mondo. Probabilmente per amare senza freni questo grandissimo regista, bisognerebbe vedere altri titoli come Briganti, Lunedì mattina, Addio Terraferma, ma è anche vero che già in questo piccolo gioiello si scopre l'eccentricità del regista come una sorta di grammatica generale. Il suo cinema sembra forzatamente parlato, delle volte lo è per caso, proprio perché gli uomini spesso sono costretti a parlare. Il suo sguardo, in modo insensibile e lieve, sfugge a qualunque convenzione drammaturgica delle cose da dire. In Ioseliani scintilla l'imprevidibilità del prevedibile dell'accadere attraverso una sorta di musicalità scherzosa. Filmico all'inverosimile, Ioseliani è sotterraneo, poco lirico, ma prepotentemente geniale. È proprio lo "scherzo" (quello del destino e quello musicale) tra le figure predominanti del suo cinema e ancor di più in C'era una volta un merlo canterino, in cui si maschera una certa implacabilità, una certa pesantezza lapidaria di altri titoli (vedi il bellissimo Ghisa, sempre nella stessa notte di sabato a Fuori Orario). Nel film più esplicitamente musicale, Ioseliani segna il passo dinoccolato del suo cinema e del suo "merlo canterino" (che in una scena si chiede a cosa mai potrebbero servire le linee a terra, su un set cinematografico), il passo attento e ossessivo della distrazione e della deriva. Nella stessa notte di Fuori Orario, un concentrato di levità di ossimori con la pesantezza di una condanna sugli uomini di fumo e di Ghisa.
Titolo originale: Zil Pevcij Drodz
Regia: Otar Ioseliani
Interpreti: Gela Kandelaki, Gorgi Ckeidze, Irina Giandieri
Origine: URSS, 1971
Durata:
Sabato 7 Ottobre, Rai Tre, ore 1:35