Fratello Sole, sorella Luna, di Franco Zeffirelli

Il cineasta lega il Santo d’Assisi alla controcultura anni ‘70 ma la passione, la lotta, rimangono inafferrabili e della ribellione di Francesco rimane un’idea pacifica, spirituale ma fuori dal tempo.

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Il 1972 come il complesso, sfaccettato 1200, le Crociate come la guerra del Vietnam. Fratello Sole, sorella Luna è forse, ancora, il primo film davvero “storico” di Franco Zeffirelli da sempre attaccato da molta critica militante per il suo cinema chiuso nelle sue linee, nei suoi stilemi e che invece, alla soglia dei cinquant’anni, decide di affrontare la vita di San Francesco riscoprendone il legame con il presente e seguendo la vulgata popolare legata al santo, tutta a livello strada.

E allora ecco la ribellione alla ricchezza paterna, la spoliazione di Francesco dei suoi beni terreni, la fuga nelle campagne di Assisi con i primi confratelli, le critiche alle ricchezze effimere e l’incontro, finale del Papa col futuro santo, che, riattraversato da Zeffirelli, pare una sorta di santo protettore dell’allora sempre più pervasiva controcultura.

Ma forse, in prospettiva, a colpire di Fratello Sole, sorella Luna, soprattutto a distanza di anni, è l’apertura del suo cinema ad altre influenze, ad altri linguaggi. Intendiamoci il corpo centrale del suo immaginario è sempre quello noto, enfatico, sospeso, leggerissimo, ma qui è evidente che Zeffirelli prova a guardarsi attorno quasi a rifare, come è già stato ampiamente scritto, complice i brani cantati in colonna sonora, una sua personale versione folk di Jesus Christ Superstar, arrivato nei teatri americani giusto un paio d’anni prima.

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Ma la presunta rivoluzione delle forme e dei temi rimane su carta e, anzi, proprio il confronto con lo straordinario lavoro di Weber e Rice svela, soprattutto, cosa manca al lavoro di Zeffirelli: la carne, il sangue, la lotta, il confronto interiore e la passione dei suoi protagonisti.

Ci prova, indubbiamente, in certi passaggi, quasi ironici per come giocano con i rapporti di poteri come quando Francesco passeggia tra i poveri lavoratori del padre e li ascolta cantare una sorta di blues a favore, però, della casata che dà loro da mangiare, ma la nuda terra, il corpo vero e proprio del Santo rimangono inafferrabili. Il Francesco di Zeffirelli viene piuttosto sballottato tra lo spazio divino e quello del freak dal retrogusto hippy, raccontato con affetto, devozione, ma forse anche con la condiscendenza dell’intellettuale conservatore che ne soppesa il carattere rivoluzionario da lontano, forse intuendo la necessità di un capovolgimento di fronte per quegli anni ’70 in cui vive e lavora ma afferrando a fatica i contorni della rivoluzione.

Forse non è un caso se, in tralice, Zeffirelli ami Francesco ma forse empatizzi davvero con il suo amico Bernardo, guerriero colto e borghese come lui e come lui legato a bisogni ben più terreni e poco spirituali, che rinuncia all’Ordine per amore di una donna.

Probabilmente di Francesco d’Assisi Zeffirelli pare apprezzare soprattutto l’eversione gentile, senza sangue, forse anche super partes, come se in lui vedesse il seme di un’aspirazione insensata, fuori dal tempo, come se in lui intuisse il potenziale per essere, più che il santo protettore dei giovani disobbedienti, il catechista che li guidi nelle vie di una supposta ribellione “giusta” ma anche, forse, impossibile.

 

Regia: Franco Zeffirelli
Interpreti: Graham Faulkner, Judi Bowker, Leigh Lawson, Kenneth Cranham, Michael Feast, Nicholas Willat, Valentina Cortese, Lee Montague, John Sharp, Alec Guinness, Adolfo Celi
Distribuzione: FILMCLUB Distribuzione e Minerva Pictures
Durata: 137′
Origine: Italia, UK, 1972

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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