HORROR & SF – "The Counting House": mistero e alienazione tra Italia e Oriente

Sono terminate le riprese di “The Counting House”, primo art house thriller-horror coprodotto tra Italia e Hong Kong, diretto da due registi italiani e girato in Oriente con attori internazionali. Un ibrido produttivo molto intrigante che potrebbe dare risultati interessanti. Abbiamo intervistato i Dipteros, registi del film.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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The Counting House sta facendo molto parlare di sé quando ancora mancano alcuni mesi alla sua uscita. E' il primo art house thriller-horror coprodotto tra Italia e Hong Kong, diretto da due registi italiani, i Dipteros, tratto da un racconto di Sabina Colloredo, e girato interamente in Oriente con attori internazionali e staff tecnico per la gran parte asiatico. Un ibrido sulla carta molto interessante, che racconta proprio di un gruppo di persone che si ritrovano sperdute in un luogo sconosciuto, e che debbono coercitivamente venire a contatto con una realtà misteriosa, alienante, altra, così da mettere in gioco le proprie paure allo stato di stranieri in una terra straniera. Alla peculiarità del racconto di base la produzione ha aggiunto scene di particolare bellezza dal punto di vista estetico, così da creare una latente conflittualità tra beatitudine del paesaggio e conflitti narrativi e nell'intero film si porrà in essere la commistione tra due stili, quello italiano e quello asiatico, ampiamente distanti e diversificati. The Counting House verrà distribuito da Rai Cinema e porta con sé grandi aspettative, che se confermate sapranno al contempo fornire un'altra dimostrazione dell'efficacia del mondo asiatico nel campo dell'horror, ridare ossigeno ad un cinema di genere italiano asfittico e standardizzato e offire un nuovo esempio di processo produttivo.


Nell'attesa abbiamo intervistato i due registi, i Dipteros, al secolo Carlo Giudice e Paolo Marcellini.

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Innanzitutto volevamo chiedervi quanto può essere importante, nel futuro dell'horror, questa innovazione, ovvero la stretta collaborazione, in fase di produzione, tra culture cinematografiche così lontane.


La collaborazione tra culture lontane pensiamo sia un fattore positivo in generale non solo per un genere specifico cinematografico. Abbiamo potuto verificare dalla nostra esperienza che l'incontro di due culture genera maggiore creatività, nascono idee che altrimenti non sarebbero venute, è uno stimolo in più. In questo senso è stato determinante il lavoro svolto dal nostro co-produttore di Hong Kong, Corrado Riccio, è anche lui Italiano ma vive e lavora ad Hong Kong da molti anni. Corrado ha fatto un gran lavoro per amalgamare le "teste" Occidentali con quelle Orientali. Abbiamo detto Occidentali e non Italiane perché in effetti dalla sceneggiatura, alla direzione della fotografia agli attori c'è un bel po' di Europa e anche di Stati Uniti. Un film internazionale nel vero senso della parola.


The Counting House esplora il modo in cui l'innocenza può essere soggetta alla paura attraverso il riflesso della conoscenza (le frasi in corsivo sono tratte dal press-book del film), e attraverso paesaggi di grande bellezza naturalistica tocca temi quali l'alienazione, il mistero, l'isolamento, la paura dell'ignoto in una terra che non si conosce. Ci potete spiegare meglio come avete sviluppato questi concetti?


Questa domanda ci da l'opportunità per specificare e chiarire meglio una cosa: il nostro film in realtà non è precisamente solo un horror, nel senso che la definizione di horror può non essere sufficiente per definire il nostro film. Ci sono in effetti alcune scene che sono sicuramente tipiche di questo genere ma nell'insieme forse sarebbe meglio definirlo un mistery/horror. La storia è tratta dal romanzo di Sabina Colloredo dal titolo provvisorio L'isola, che sta per uscire edito dalle Edizioni Nord della casa editrice Longanesi. I concetti di base che sono nel film erano già presenti nel romanzo. La vera novità del nostro film, insieme ad altre numerose modifiche, è che noi abbiamo trasferito l'azione in oriente mentre nel romanzo si svolge in un isola in mezzo all'oceano Atlantico.



I Dipteros nascono nel campo della pubblicità, attraverso numerose regie e produzioni, per poi giungere al cinema, con Tafanos. Come mai la scelta del passaggio dalla pubblicità al cinema? Un processo naturale? Un tentativo di ampliare i propri orizzonti artistici?


In realtà più che un passaggio è un ritorno. Siamo entrambi laureati al DAMS a Bologna e abbiamo lavorato nel cinema e nel teatro. Siamo poi passati al lavoro in pubblicità e ora siamo qui che facciamo entrambe le cose, sono due lavori che hanno moltissimo in comune e uno è di stimolo all'altro. Il nostro primo film è Tafanos mentre Tafanos-L'inizio è il secondo ed è una sorta di sequel del primo. Abbiamo ancora in programma di fare il terzo e compiere così una trilogia horror/fantasy/comedy "La trilogia dei Tafani".

Nel press-book di Tafanos leggiamo che il vostro debutto è, ancora prima che un film, il cinema fatto con passione e divertimento…crediamo che sia un'idea di cinema molto positiva, che dovrebbe essere presa ad esempio da tanti autori che si prendono un po' troppo sul serio…siete d'accordo?


Si siamo mooolto d'accordo! Ma del resto è anche vero che il cinema, come il mondo, "è bello perché è vario" per cui è giusto che ognuno faccia la sua strada e sia come si sente di essere.



Rispetto a Tafanos sicuramente The Counting House è un passo in avanti molto importante per approdare al cosiddetto cinema di serie A. Come vi siete trovati a lavorare con una produzione di maggior budget, con attori di fama internazionale come Michael Wong, con la pressione delle aspettative di Rai Cinema, che distribuirà il film? Responsabilità molto stressanti o inebriante gusto per la sfida?


Diciamo sicuramente: gusto per la sfida. E stato interessante lavorare con personalità molto diverse da attori come Byron Man che si è presentato con la sceneggiatura piena di appunti e ha voluto sapere prima di girare la nostra visione dello script in ogni minimo dettaglio a Michael Wong che non chiedeva nulla, scherzava fino ad un istante prima di entrare in scena, ma poi era perfetto. In definitiva con gli attori è andata proprio bene ci siamo intesi subito con tutti, fin dalle settimane di preparazione. Alla fine del film ci ringraziavamo tutti a vicenda per l'esperienza fatta.



Le riprese del film sono terminate? Avete già stabilito una data d'uscita nelle sale?


Si le riprese sono terminate. In questo momento stiamo montando, poi l'uscita nelle sale sarà una decisione interamente di Rai Cinema, non c'è ancora una data.



Era la prima volta personalmente che vi recavate in Oriente? Quali sono state le maggiori difficoltà nel lavorare così lontano dall'Italia e in una zona a quanto ho capito misteriosa e semi-disabitata?


Si è stata la prima volta in Oriente, anche se avevamo fatto una full immersion di una settimana qualche mese prima di iniziare le riprese per fare il cast e definire il service di produzione. La difficoltà è stata abituarci al clima, veramente caldo e umido e per alcuni di noi al cibo, per il resto non ci sono stati grossi problemi, in fin dei conti il modo di fare il cinema è un po' lo stesso in tutto il mondo e quando giri un film in fin dei conti sei sempre un po' a casa.


Come progetto complementare, la società di produzione pubblicherà un libro su come fare un film dell'orrore con foto di alta qualità prese durante la pre produzione, durante le riprese e durante la post produzione. Allo stesso tempo la produzione di The Counting House sarà scrupolosamente registrata per un documentario futuro su come fare un film horror. Ci sembra che questi progetti intendano fornire una sorta di studio critico sul mondo del cinema horror, che spazi tra più componenti anche al di fuori del film in sé.


Il libro e il documentario sono due progetti che sta curando personalmente Corrado Riccio. Ci sembra che stiano venendo molto bene, siamo ansiosi di vederli.



Che cos'è per voi l'horror?


Noi crediamo che sia veramente complicato descrivere il genere di un film con una sola parola. Tutti i film ormai si muovono attraverso più generi., se si da un'occhiata su imdb (internet movie database) che è il più grande data base di film su internet ci si accorge subito di questo, ormai il genere dei film è indicato con tre, quattro a volte anche cinque definizioni ad esempio drama/action/thriller/mystery. Per noi quindi l'horror è uno dei generi nei quali si muovono i nostri film, ma non è il solo. Possiamo però dire che è il genere portante, questo perché è uno di quei generi attraverso i quali si arriva più velocemente alle emozioni e si riesce a fare un cinema che ti porta a pensare, si, ma attraverso l'intrattenimento. Del resto è sempre stato così, anche prima del cinema le grandi storie sono state spesso raccontate con le forti tinte di generi come il fantasy e l'horror.



Il film è girato in digitale, così come Tafanos. Ultimamente il digitale sta interessando molto i registi horror, e spesso (ma non sempre) offre risultati interessanti, pensiamo per esempio a 28 giorni dopo e a L'alba dei morti viventi. Credete anche voi che sia questo il futuro del cinema?

Il primo Tafanos è stato girato in MiniDV il secondo in DigiBeta ed ora The counting house in HD. Abbiamo fatto un percorso attraverso tutti i mezzi del digitale dal più piccolo al più nobile. E' vero si che l'HD offre dei risultati di grande rilievo ed infatti nel nostro caso è stata una scelta artistica precisa. Ne abbiamo parlato molto con il nostro direttore della fotografia Dante Cecchin che nel campo della fotografia in HD è senz'altro un "luminare" e alla fine abbiamo deciso di procedere in questo modo e per il nostro film è stato l'ideale. Siamo riusciti ad avere tutta la qualità che volevamo con una rapidità di esecuzione sul set che altrimenti non avremmo mai avuto. In moltissimi casi, come anche tu hai sottolineato l'HD è già presente, non lo sappiamo se sarà il futuro ma crediamo di si.



Come giudicate la situazione attuale del cinema horror, in rapporto soprattutto all'esplosione d'interesse degli ultimi anni per le produzioni asiatiche, e all'immobilismo che sembra invece ingrigire il cinema di genere italiano?


In generale troppo spesso in occidente l'horror è stato relegato al cinema di serie B, e questo alla fine lo ha quasi ucciso. Le produzioni asiatiche hanno invece avuto il grande merito di nobilitarlo, hanno prodotto film ben confezionati con attori bravissimi e storie interessanti, è normale che alla fine abbia successo, è diventato quasi un marchio di garanzia.



I registi di culto per voi, quelli con cui siete cresciuti e che giudicate maestri di stile?


Tantissimi, ad ogni modo tanto per fare un nome, uno per tutti: Sam Raimi

Il futuro prevede ancora Dipteros come indissolubile coppia, o avete in mente progetti singoli?


Per ora indissolubile coppia. Anche perché in due si fatica di meno.



Un'ultima domanda: ormai nel campo dell'horror il pubblico italiano sembra sempre più attirato o da scintillanti produzioni americane, o da film-fumetto, o da prodotti orientali piuttosto standardizzati: con che armi credete che The Counting House riuscirà a suscitare l'interesse degli appassionati e non?


La storia del nostro film è sicuramente buona gli attori sono tutti molto bravi e noi ce l'abbiamo messa tutta per confezionare un bel film. Speriamo basti ad suscitare l'interesse.



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