Il Cinema Ritrovato 2024. La storia del cinema declinata al presente

Il Cinema Ritrovato a Bologna è una vera e propria migrazione di culture visive differenti, idee, di anime cinefile innamorate della storia del cinema. Il nostro racconto dall’edizione 2024

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Fine giugno, Bologna. Per gli amanti e appassionati di cinema, significa una cosa sola: Il Cinema Ritrovato. Il tempo che viene scandito dagli orari delle proiezioni, la coda infinita per entrare in Piazza Maggiore… Una vera e propria migrazione, di idee, anime cinefile, culture visive differenti. Un festival in cui non c’è un vincitore, non ci sono red carpet, in cui il vero protagonista è il cinema del passato con la sua storia, dove ogni film è unico, ogni autore ha elementi peculiari: così il cinema diviene l’arte del noi, del singolo che si fa molteplice.

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Otto sale della città (tra cui, per la prima volta, il Cinema Modernissimo rinnovato, riqualificato, diventato un gioiello “sotterraneo”) e 3 arene all’aperto, Arena Puccini, Piazzetta Pasolini e Piazza Maggiore, dove qualche sera fa un pubblico di seimila persone ha assistito ad una delle proiezioni più attese, quella di Paris, Texas, cult movie di Wenders, festeggiato nel suo 40° anniversario.

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Eventi unici come la proiezione del Napoléon di Abel Gance in una delle sue versioni più complete, da quando è stato concepito nel 1927, presentata da un autore come Costa-Gavras, presidente della Cinémathèque Française che ne ha curato il restauro per ben sedici anni per restituire l’opera che Gance aveva concepito. Una prova delle possibilità del cinema a venire, un film che diviene IL restauro dell’anno per ambizione e dimensioni. O un classicissimo come Sentieri selvaggi di John Ford, presentato da Wim Wenders e Alexander Payne in Piazza Maggiore, la sera d’apertura, in cui lo stesso Wenders ha aggiunto, prima della proiezione: “Quando l’ho visto per la prima volta ho giurato a me stesso che avrei visto la Monument Valley. La prima volta che sono andato in America, ci sono andato e ho pernottato nel lodge dove John Ford e John Wayne erano stati: al tempo si poteva ancora dormire nella stanza di John Ford! Mi sono reso conto della potenza incredibile di questi panorami, di questi luoghi enormemente vasti, che sono in contrasto con questa violenza che vedrete nel film che è sempre sotto testo, il razzismo che si vede chiaramente, questo impeto sessuale nei confronti delle donne, è veramente un contrasto enorme. Quando ero lì, comprai una copia del libro di Alan Le May, ed è effettivamente un’opera molto importante di ricerca riguardo i veri fatti che erano avvenuti e rimasi colpito perché era molto più brutale del film. In realtà John Ford era stato più delicato di Le May, più gentile con i suoi personaggi”.

Questo è Il Cinema Ritrovato: un dialogo tra il cinema di ogni epoca, di ogni latitudine, in cui capita allo spettatore di ritrovarsi nella stessa sala con un Premio Oscar che non ha mai visto un film che avrebbe sempre voluto vedere o di vedere un film che si conosce a memoria, ma che non si è mai visto su uno schermo grande, con il sonoro perfetto, con l’immagine nitida del 70mm. In cui capita di ascoltare Laurent Petitgand, che ha composto le musiche per dieci film di Wenders, accompagnare dal vivo la proiezione dell’anteprima mondiale, in versione restaurata, de I fratelli Skadanowsky. Wenders e un gruppo di allievi della scuola di cinema di Berlino lo girarono nel 1995 in occasione del centenario del cinema, utilizzando mezzi del cinema muto come una cinepresa a manovella degli anni Venti che andava a 16 fotogrammi al secondo.

Un dialogo con i capolavori del passato che è pratica comune per un grande regista contemporaneo come Darren Aronofsky il quale, presentando il film in Piazza Maggiore, ha confessato di riguardare sempre Amadeus di Miloš Forman ogni volta si trovi in crisi d’ispirazione; o per un alfiere del cinema tedesco come Volker Schlöndorff, che nell’anno in cui Il Cinema Ritrovato omaggia Marlene Dietrich presenta il leggendario Angelo azzurro diretto nel 1930 da Joseph von Sternberg; o per Alexander Payne che mette a confronto il suo ultimo film, The Holdovers, e il classico del 1935 che lo ha ispirato, Merlusse di Marcel Pagnol.

Ma dopo questi anni, lo abbiamo Ritrovato il Cinema? Si è alla ricerca. Continua. Ogni film è una sorpresa, un riapparire di opere di cento anni che erano svanite e che iniziano una nuova vita, grazie soprattutto al restauro. Un’immagine anonima, diventa eloquente e ci aiuta a comprendere un decennio e forse anche un secolo.

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