Il vento del cinema – Procida 2007: E la nave va…

Prosegue senza soste e si avvia velocemente alla conclusione l’edizione targata 2007 de “Il vento del cinema”. In attesa dell’ultimo grande ospite del festival, il maestro del documentario statunitense Frederick Wiseman, a Procida si continuano ad attraversare “cinemi”, spazi (s)confinati ove perdersi e ritrovarsi.

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Se c’è un segno, una traccia dell’imprevedibilità di un festival come quello procidano basta imbarcarsi sulla nave Casamicciola e decidere se gustarsi una pellicola (quest’anno la scelta è caduta su L’uomo dagli occhi a raggi X di Roger Corman: “un film teologico”, secondo le parole di ghezzi, “come tutti i film che contengono la parola uomo”) oppure il bellissimo panorama che l’Isola di Procida offre ai spettatori distratti. Quest’anno conveniva forse dedicare la propria attenzione allo skyline piuttosto che allo schermo: i motivi vanno tutti ricercati nella scarsa qualità della pellicola di Corman, piena zeppa di tagli e fotogrammi mancanti (almeno un quarto d’ora in meno dell’originale: che peccato…), davvero una visione monca, anche se tipicamente ghezziana.

Rimane il fatto che la proiezione “navale” è una delle chicche di questo festival, un momento di cinema espanso assolutamente da non perdere: soprattutto se, come capitò lo scorso anno, la scelta cade su pellicole come La tragedia del Titanic di Werner Klinger e Herbert Selpin, tragedia socialista senza il nazional davanti (anche se di epoca nazista), che costò a uno dei due autori addirittura la condanna a morte.

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Ancora visioni di donne violate per Koji Wakamatsu, ossessionato davvero dallo strumento “donna” in un paese misogino come il Giappone, fascinazioni dolorose e ciniche di un paese sempre sull’orlo del disordine, della guerra civile. In Violated Angels, girato in 3 giorni nel 1967 dopo aver letto un trafiletto su un fatto di cronaca (l’assassinio di alcune infermiere da parte di un folle avvenuto a Chicago), un Wakamatsu ancora sapiente nell’uso del colore (le poche scene che si è potuto permettere di virare a colori sono un autentico colpo allo stomaco) indaga il confine pericoloso tra il sadismo e l’abbandono all’amore, con qualche slancio gratuito verso la retorica, se non addirittura verso la conciliazione. Da segnalare l’ennesimo attacco cinematografico di Wakamatsu ai danni delle istituzioni giapponesi, in particolare verso la polizia vista solamente come forza di repressione dei sentimenti della piazza.

Ma nelle contaminazioni procidane un occhio di riguardo andrebbe sempre posto alle jam-sessions, non-luoghi (meta)cinematografici ove trovano spazio anche le ultime derive cinematografiche disponibili sulla piazza (come cinema&videogiochi, introdotto da Federico Ercole), tasselli ulteriori di un discorso filmico stratificato e frammentato come non mai.

Segni di vita di un’arte zombie.

 

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