LA MACCHIA UMANA di Viviana Stanzione

Presentato fuori concorso all'ultima  Mostra del Cinema di Venezia, La macchia umana è tratto da The Human Stain, l'ultimo libro della trilogia scritta da Philip Roth. Il film di Robert Benton, con sceneggiatura di Nicholas Meyer è ambientato nel '98, nell'America sconvolta dallo scandalo Clinton-Lewinsky, ed è la storia di un uomo che vede crollare in pochi attimi la propria vita professionale e affettiva. Coleman Silk (interpretato dal premio Oscar Antony Hopkins), stimato professore di lettere classiche del New Englend College, viene "ingiustamente" accusato di aver offeso con un epiteto razzista degli studenti afroamericani, mai intervenuti alle sue lezioni. Appresa la notizia, la moglie non regge al dispiacere e muore tra le braccia del marito. Da questo momento in poi Silk prova a ricostruire la sua vita, intrecciando delle nuove relazioni: con lo scrittore Nathan Zuckerman (il pluricandidato Gary Sinise) al quale Coleman chiede di scrivere un libro che racconti la sua vita, e con Faunia (il premio Oscar Nicole Kidman). Benton indaga con attenzione e sensibilità sia la nascita dell'amicizia tra due uomini adulti, sia il rapporto scandaloso tra Silk, uomo maturo negli anni, e Faunia, una giovane donna bellissima e randagia. La descrizione di tali rapporti è il resoconto di una graduale guarigione dallo stato di solitudine nei quali i personaggi sono immersi e, nel caso dei due amanti, anche la condivisione dei loro più intimi segreti e dolori. La donna, dopo un pericoloso incontro con l'ex marito psicopatico (il bravissimo Ed Harris), si libera, tra le braccia di Coleman, del suo più grande dolore: la morte dei figli. Anche l'uomo riesce a portare alla luce il suo segreto: per uno scherzo genetico, è di pelle bianca pur essendo nato da genitori di colore e sfruttò questa anomalia per rinnegare le proprie origini e avanzare più agevolmente nella carriera. Nel momento di massima intimità tra i due amanti, quando ormai tutti i segreti sono abbattuti e Faunia si rende conto di poter essere amata e di poter ancora amare, la morte arriva inesorabile, e ha il volto dell'ex marito di Faunia, presentato già nelle prime sequenze del film, come una minaccia, che per tutto il tempo incombe sui due protagonisti.  Coleman diventa un po' come Achille, descritto nelle sue lezioni di letteratura classica, il prototipo dell'eroe antico, che giunge alla propria rovina a causa dell'amore per una donna alla quale non sa rinunciare. Paragone che più volte, e abbastanza inutilmente, è sottolineato. Gli attori, i cui nomi risuonano non sempre per bravura me per fama, rappresentano, comunque, i veri pilastri del film, e lo sorreggono in particolare nell'ultima parte, quando la struttura sembra cedere a causa, forse, di una sceneggiatura non ben costruita. Gli autori sembrano aver paura di non essere compresi, tanto da inserire eccessive scene dal tono didascalico. Soprattutto il segreto di Silk viene spiattellato con facilità, ricorrendo a inutili flash back che si alternano fastidiosamente al presente narrato, o con altre soluzioni, come l'intervento-testimonianza della sorella di Coleman, ormai anziana. I ricordi irrompono continuamente nella realtà, togliendo allo spettatore il gusto di scoprire gradualmente il segreto di Silk, e di portarlo alla luce in modo sofferto insieme allo stesso protagonista. In fondo il film dovrebbe concentrarsi attorno a questo segreto, cioè attorno alla macchia che ognuno di noi, e ogni personaggio, possiede. Roth intende la macchia umana come il segno di sé che ognuno lascia sul mondo, come una sorta di cicatrice. La macchia umana, però, è anche ciò che di più oscuro e nascosto c'è in ognuno di noi, ciò che vorremmo tener sempre segreto: il dolore per la morte dei figli per Faunia, l'origine nera per Coleman, la solitudine per Nathan. La macchia umana è quel qualcosa che condiziona la vita e che fa essere qualcosa di diverso da quello che realmente si è. Coleman ha fondato la sua vita su una menzogna, tanto da non volerla utilizzare neanche per scagionarsi dalle accuse di razzismo. D'altro canto il docente potrebbe anche essere ritenuto colpevole per aver rifiutato la sua famiglia; tuttavia lo spettatore crede nell'innocenza di Silk che accetta Faunia, anche se totalmente diversa da lui per età e status sociale. É da notare, in ultimo, la fotografia di Escoffier che gioca sulla dicotomia tra i grigiastri degli esterni innevati e gli arancioni degli interni, che sembrano suggerire il calore che esiste tra i due amici, nella casa tutta di vetrate, e la passione tra i due amanti nelle loro camere da letto quasi esclusivamente illuminate da lampade.


 

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                                                                        VIVIANA STANZIONE

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