La programmazione di Fuori Orario dal 15 al 21 settembre

Tre episodi di Otto ore non sono un giorno, la serie tv di Fassbiner e il cinema di Gianikian-Ricci Lucchi. E altro ancora. Da stanotte

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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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Domenica 15 settembre dalle 2.20 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste                                              

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di Ghezzi Baglivi  Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE (1)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

 

OTTO ORE NON SONO UN GIORNO

Episodio 1: Jochen e Marion

Episodio 2: Nonna  e Gregor

(Acht Stunden sind kein Tag, Germania,  1972-1973, col., dur., totale 202’, v. o. sott., it.)

Regia: Rainer Werner Fassbinder

Con: Gottfried John, Hanna Schygulla, Luise Ulrich, Werner Finck, Anita Bücher, Wolfried Lier, Christine Oesterlein, Renate Roland, Kurt Raab, Irm Hermann, Margit Carstensen, Ulli Lommel, Eva Mattes

La serie Otto ore non sono un giorno, prodotta dalla Westdeutscher Rundfunk e andata in onda tra il 1972 e il 1973, ha fatto la storia della televisione tedesca. Il tentativo di Fassbinder di reinterpretare  un genere popolare come la serie fu un grande successo di pubblico. Dimenticate per decenni,  le 5 puntate sono diventate di nuovo disponibili dopo il restauro promosso dalla Rainer Werner Fassbinder Foundation  con la collaborazione  del Museum of Modern Art di New York. Si tratta della grande riscoperta di una delle opere più originali del geniale regista tedesco, di cui Fuori Orario aveva presentato in passato l’altra grande produzione televisiva, Berlin Alexanderplatz.

La versione restaurata è stata presentata in prima mondiale al Festival di Berlino del 2017.

Le vicende della famiglia Kruger scorrono in parallelo con le traversie lavorative dei suoi singoli membri, in particolare quelle di Jochen, operaio meccanico in una fabbrica. Le storie d’amore di diversi personaggi nascono, crescono e muoiono nel corso della serie intrecciandosi alle relazioni che si stabiliscono tra gli operai e i padroni nelle fabbriche. Lo svolgersi della vita quotidiana si apre alla discussione delle questioni sociali più acute: i trasporti pubblici gratuiti, l’alto prezzo degli affitti, la cogestione dell’impresa, la solidarietà tra gli operai, l’educazione autoritaria, la carenza di asili, i pregiudizi nei confronti degli immigrati, il doppio fardello lavorativo delle donne … Fassbinder intendeva creare un’alternativa non solo al “mondo perfetto” delle finzioni televisive ma anche al genere dei documentari politici.

Il film è il frutto di un anno di ricerca nelle fabbriche e di discussione coi lavoratori e si avvale della partecipazione di molti degli attori e dei collaboratori abituali del regista.. La serie fu un successo di pubblico ma fu  aspramente criticata non solo  dai critici conservatori ma anche  da quelli di sinistra, che rimproveravano al regista di non aver considerato  il ruolo del sindacato. La serie era prevista  in otto episodi ma malgrado il successo Günther Rohrbach,  direttore della programmazione della Rete, lo interruppe dopo il quinto episodio.

Dichiarò Fassbinder: “Tutti i film e i drammi che ho scritto erano indirizzati a un pubblico intellettuale. Nei confronti di questo si può benissimo essere pessimisti e lasciare che un film si concluda nell’impotenza. Un intellettuale è libero di lavorare sul problema con i suoi strumenti culturali. Nel caso del pubblico più largo, che era quello della mia serie televisiva, sarebbe stato reazionario e pressoché criminale dare un’immagine disperata del mondo. Il primo compito è di tentare di renderli più forti dicendo loro: ‘Voi avete ancora delle possibilità: Voi potete fare uso della vostra potenza, perché l’oppressore dipende da voi. Che cosa è un padrone senza operai? Nulla. Ma si può senza dubbio pensare a un operaio senza padrone’. E se io ho fatto qualcosa che per la prima volta lascia la speranza, è stato fondamentalmente a partire da questa idea. E non si ha diritto di fare altrimenti con un pubblico di venticinque milioni di persone medie”.

 

Venerdì 20 settembre dalle 1.15 alle 6.00                   

IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE (2)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

 

OTTO ORE NON SONO UN GIORNO

Episodio 3: Franz e Ernst, 92′

 (Acht Stunden sind kein Tag, Germania,  1972-1973, col., v. o. sott., it.)

Regia: Rainer Werner Fassbinder

Con: Gottfried John, Hanna Schygulla, Luise Ulrich, Werner Finck, Anita Bücher, Wolfried Lier, Christine Oesterlein, Renate Roland, Kurt Raab, Irm Hermann, Margit Carstensen, Ulli Lommel, Eva Mattes,

DELITTO D’AMORE

(Id., Italia, 1974, col., dur., 103′)

Regia: Luigi Comencini

Con: Giuliano Gemma, Stefania Sandrelli, Renato Scarpa, Brizio Montinaro

Presentato in concorso a Cannes, il film di Comencini è un lungo flashback di Nullo Bronzi (Giuliano Gemma) nell’attimo in cui sta per compiere la vendetta contro il padrone della fabbrica per cui lavora. Nullo, figlio di anarchici, ricorda la storia d’amore con Carmela (Stefania Sandrelli), sua collega di lavoro figlia di migranti siciliani. Comencini è duro e spietato nella sua visione lucida della storia del proletariato italiano del dopoguerra: l’emigrazione, la fabbrica, il disastro ambientale, l’incomunicabilità segnano la storia d’amore tra i due giovani. Delitto d’amore è un film senza compromessi, inconciliabile con il riformismo progressista e la retorica della “brava gente”, uno dei motivi che lo hanno tenuto lontano dalle ribalte e dalle mode che si sono succedute negli ultimi cinquant’anni.

LO SPECCHIO ROVESCIATO – UN’ESPERIENZA DI AUTOGESTIONE OPERAIA

I Puntata Carovana e camalli

(Italia, 1981, colore, 56’)

Regia: Gianni Amico e Marco Melani

Prodotto dalla Rai Liguria e trasmesso in tre puntate (Carovana e camalli; Compagnia unica lavoratori merci varie; Il sacco e il container) tra il 26 gennaio e il 2 febbraio 1981, il film di Amico e Melani narra la storia della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie che da centinaia di anni anima il porto di Genova. La storia della Compagnia fa da sfondo alle questioni affrontate dai lavoratori agli inizi degli anni ’80 che hanno come obiettivo l’autogestione da parte dei lavoratori della Compagnia e come orizzonte la fine dello sfruttamento.

Un’opera fortemente voluta da Arnaldo Bagnasco, con musiche di Alvin Curran

Mitico antro di ogni favola marina. Il porto è sogno e incubo per tutti i cinefili d’acqua salata, luogo canonico di contraddizioni tra socialità e ammirazione estatica, scenario mitologico dove le casse sostituiscono la Monument Valley e le gru ricordano gli invasori spaziali, croce e delizia del ricercatore sociologico e dell’antropologo urbano….” (Paolo Mereghetti)

 

Sabato 21 settembre dalle 0.55 alle 7.00

PREMIO ANNO UNO. YERVANT GIANIKIAN E ANGELA RICCI LUCCHI

a cura di Roberto Turigliatto e Fulvio Baglivi 

I DIARI DI ANGELA – NOI DUE CINEASTI. CAPITOLO I 

(Italia, 2018 col., e b/n, dur., 126′)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

Ogni giorno, da sempre, Angela tiene un diario, scritto e disegnato, fatti pubblici, privati, incontri, letture, tutto vi viene registrato. Anche il resoconto di due viaggi in Russia (1989 -1990). Cadeva l’URSS. Diario su librini cinesi, sin da prima di Dal Polo all’Equatore (1986), del nostro ininterrotto lavoro sulla violenza del Novecento. Dai nostri tour negli Stati Uniti con i Film Profumati di fine anni Settanta, all’Anthology Film Archive di New York, a Berkeley Pacific Film Archive… Rileggo ora questi diari e rivedo il film-diario di tutti questi anni, sono rimasto da solo, dopo molti anni di vita e di lavoro d’arte insieme. L’ho portata sulle Alpi Orientali che amava e dove insieme camminavamo. Angela rivive per me nelle sue parole scritte a mano, con grafia leggera, che accompagnano i suoi disegni, gli acquarelli, i rotoli lunghi decine di metri. Guardo i nostri film privati, dimenticati. Registrazioni che stanno dietro al nostro lavoro di rilettura e risignificazione dell’archivio cinematografico documentario. La vita di ogni giorno, fatta di cose semplici, le persone vicine che ci accompagnano, la ricerca nel mondo dei materiali d’archivio, un viaggio nell’Armenia sovietica con l’attore Walter Chiari. Testimonianze che nel corso del tempo abbiamo raccolto.

«È il mio ricordo di Angela, della nostra vita. Rileggo questi quaderni e ne scopro altri a me sconosciuti. Nuovi elementi nei suoi ultimi scritti e nei disegni: sulla Linea Gotica da bambina, in “prima linea “, nella Seconda guerra mondiale. La scuola d’arte con Oskar Kokoschka in Austria. Le pagine intorno a lui. Dresda. Sud Tirolo, la casa dove Mahler compone il Canto della Terra, il suo amore per Alma Mahler, la costruzione della bambola con le sue sembianze, l’ossessione dell’artista.

I “bambini folli” di Angela nella scuola speciale che le fanno abbandonare l’arte per un impegno civile durato anni, al fine di aiutarli. Per poi tornare con forza al lavoro d’arte compiuto insieme. Un ultimo rotolo privato contiene tutto il suo vissuto infantile, famigliare, pubblico. Il mio sforzo. Rivedere l’insieme dei quaderni del Diario infinito di Angela e lo sguardo all’indietro dei nostri film privati, che accompagnano la nostra ricerca. Il mio disperato tentativo di riportarla al mio fianco, di farla rivivere, la continuazione del nostro lavoro come scopo, missione attraverso i suoi quaderni e disegni, una sorta di mappa per l’agire ora, che ne contiene le linee direttrici e ne prevede la continuazione. Angela ed io abbiamo predisposto nuovi importanti progetti da compiere. La promessa, il giuramento, di continuare l’opera.».  (Yervant Gianikian, dal catalogo della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia del 2018)

I DIARI DI ANGELA – NOI DUE CINEASTI. CAPITOLO II          

(Italia, 2019, col., e b/n, dur., 103’)

Regia: Yervant Gianikian

I diari di Angela – Noi due cineasti. Capitolo secondo racconta la nostra vita privata innanzitutto, rivela ciò che vivevamo mentre i film in cantiere – sulla violenza delle guerre, sul Colonialismo e il Fascismo – prendevano forma. Il film riprende gli scritti dei soldati, dei mutilati e dei prigionieri della guerra. Le pagine descrivono alcuni luoghi delle battaglie, i confini dell’Impero Austro-Ungarico, mostrano il volto e lo sguardo acuto di Freya Stark ad Asolo e fanno ripensare alla voce inconfondibile di Walter Chiari in Armenia sovietica. In quegli anni contemporaneamente alla Trilogia della guerra lavoravamo a La marcia dell’uomo, una grande installazione. Poi ci siamo dedicati al Trittico del Novecento, iniziato nel 2002 e terminato nel 2008 per il Mart di Rovereto. Tra i tanti temi sviluppati ci sono la fine della Seconda guerra mondiale, la fame, e il miracolo economico. Nel nuovo film c’è l’essenza della nostra missione artistica, storica e politica. La promessa fatta ad Angela si rinnova e splende ancora attraverso la scrittura appassionata delle sue pagine che senza barriere attraversano la cruna stretta, oscura, del mondo violento.

 «Ho sentito l’urgenza di continuare con I diari di Angela – Noi due cineasti. Capitolo secondo, per me un mondo di simboli e colori. Il nostro lungo viaggio insieme non può che essere di nuovo risignificato. Mi inoltro, con non poco pudore, nella seconda parte del film che nel 2018 ha trovato accoglienza in tutto il mondo. Ho riflettuto a lungo su come utilizzare ancora le sue parole, i disegni e i suoi silenzi. Io e Angela abbiamo filmato e scritto due diari paralleli. Le immagini da me riprese in giro per l’Europa, per l’America e altrove, incontrano perfettamente i suoi testi» (Yervant Gianikian, dal catalogo della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia del 2019)

FRAMMENTI ELETTRICI  N. 1 – ROM

(Italia, 2001, col., dur., 13’)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi 

FRAMMENTI ELETTRICI N. 2 – VIETNAM

(Italia, 2002, col., dur., 9’)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

FRAMMENTI ELETTRICI  N. 3 – CORPI

(Italia, 2002 col., dur., 10’)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

I primi tre titoli della serie “Frammenti elettrici” – nella quale Gianikian e Ricci Lucchi lavorano su materiali amatoriali in formato ridotto ritrovati.  ROM: Zingari in Italia. Anni ’40. Emigrazione di una famiglia su un carro tirato da un cavallo. La camera 8 mm crea un ritratto delicato, “Ospitale”. Attitudini “modello” del gruppo familiare che ospita gli zingari. VIETNAM. Vietnam francese. Primi anni Cinquanta. Film di caserma coloniale. Aspetti della città sotto occupazione, percorsi a piedi, in bicicletta. Erotismi…su formato ridotto. CORPI. Voyeurismo amatoriale in epoca pre-televisiva, in casa. Il vedere e girare film privati.

FRAMMENTI ELETTRICI N. 4 – ASIA

(Italia, 2005, col., dur., 32’)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

Con la serie “Frammenti elettrici”, co-prodotta da Fuori Orario, Gianikian e Ricci Lucchi esaminano “l’incontro con l’altro”. Nel numero 4 ripercorrono continenti e popolazioni attraverso film  di privati che viaggiano in Asia nei primi anni ‘70. Un lavoro per smontare le propagande folcloristiche dello “sviluppo” del turismo in paesi che subiscono devastazioni, guerre, massacri.

FRAMMENTI ELETTRICI N. 5 – AFRICA
(Italia, 2005, col., dur., 30′)
Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

Nei numeri 4 e 5 della serie “Frammenti elettrici” gli autori esaminano incontro con l’Altro. Gianikian e Ricci Lucchi ripercorrono continenti e popolazioni attraverso film di privati che viaggiano in Asia e Africa nei primi anni ‘70. Un lavoro per smontare le propagande folcloristiche dello “sviluppo” del turismo in paesi che subiscono devastazioni, guerre, massacri. 

FRAMMENTI ELETTRICI N. 6 – DIARIO 1989. DANCING IN THE DARK  

(Italia 2009, col., dur., 60’)

Regia: Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi

Ultimo film della serie “Frammenti elettrici”. Gianikian e Ricci Lucchi  recuperano e lavorano le immagini che avevano girato nel 1989, rubate nelle varie feste dell’Unità, tra l’Emilia e la Romagna, alla vigilia della caduta del muro di Berlino.

 

 

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