La programmazione di Fuori Orario dal 22 al 28 settembre

Il 4° e 5° episodio di Otto ore non sono un giorno di Fassbinder, No Home Movie di Chantal Akerman. E ancora: Gianni Amico-Marco Melani, Jonas Mekas e focus su Carlo Michele Schirinzi. Da stanotte.

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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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Domenica 22 settembre dalle 1.10 alle 6.00

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE (3)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

OTTO ORE NON SONO UN GIORNO

Episodio 4: Harald e Monika (90’)

Episodio 5: Irmgard e Rolf (90′)

(Acht Stunden sind kein Tag, Germania, 1972-1973, col., dur., totale 278′, v. o. sott., it.)

Regia: Rainer Werner Fassbinder

Con: Gottfried John, Hanna Schygulla, Luise Ulrich, Werner Finck, Anita Bücher, Wolfried Lier, Christine Oesterlein, Renate Roland, Kurt Raab, Irm Hermann, Margit Carstensen, Ulli Lommel, Eva Mattes,

La serie Otto ore non sono un giorno, prodotta dalla Westdeutscher Rundfunk e andata in onda tra il 1972 e il 1973, ha fatto la storia della televisione tedesca. Il tentativo di Fassbinder di reinterpretare  un genere popolare come la serie fu un grande successo di pubblico. Dimenticate per decenni,  le 5 puntate sono diventate di nuovo disponibili dopo il restauro promosso dalla Rainer Werner Fassbinder Foundation  con la collaborazione  del Museum of Modern Art di New York. Si tratta della grande riscoperta di una delle opere più originali del geniale regista tedesco, di cui Fuori Orario aveva presentato in passato l’altra grande produzione televisiva, Berlin Alexanderplatz.

La versione restaurata è stata presentata in prima mondiale al Festival di Berlino del 2017.

Le vicende della famiglia Kruger scorrono in parallelo con le traversie lavorative dei suoi singoli membri, in particolare quelle di Jochen, operaio meccanico in una fabbrica. Le storie d’amore di diversi personaggi nascono, crescono e muoiono nel corso della serie intrecciandosi alle relazioni che si stabiliscono tra gli operai e i padroni nelle fabbriche. Lo svolgersi della vita quotidiana si apre alla discussione delle questioni sociali più acute: i trasporti pubblici gratuiti, l’alto prezzo degli affitti, la cogestione dell’impresa, la solidarietà tra gli operai, l’educazione autoritaria, la carenza di asili, i pregiudizi nei confronti degli immigrati, il doppio fardello lavorativo delle donne … Fassbinder intendeva creare un’alternativa non solo al “mondo perfetto” delle finzioni televisive ma anche al genere dei documentari politici.

Il film è il frutto di un anno di ricerca nelle fabbriche e di discussione coi lavoratori e si avvale della partecipazione di molti degli attori e dei collaboratori abituali del regista.. La serie fu un successo di pubblico ma fu  aspramente criticata non solo  dai critici conservatori ma anche  da quelli di sinistra, che rimproveravano al regista di non aver considerato  il ruolo del sindacato. La serie era prevista  in otto episodi ma malgrado il successo Günther Rohrbach,  direttore della programmazione della Rete, lo interruppe dopo il quinto episodio.

Dichiarò Fassbinder: “Tutti i film e i drammi che ho scritto erano indirizzati a un pubblico intellettuale. Nei confronti di questo si può benissimo essere pessimisti e lasciare che un film si concluda nell’impotenza. Un intellettuale è libero di lavorare sul problema con i suoi strumenti culturali. Nel caso del pubblico più largo, che era quello della mia serie televisiva, sarebbe stato reazionario e pressoché criminale dare un’immagine disperata del mondo. Il primo compito è di tentare di renderli più forti dicendo loro: ‘Voi avete ancora delle possibilità: Voi potete fare uso della vostra potenza, perché l’oppressore dipende da voi. Che cosa è un padrone senza operai? Nulla. Ma si può senza dubbio pensare a un operaio senza padrone’. E se io ho fatto qualcosa che per la prima volta lascia la speranza, è stato fondamentalmente a partire da questa idea. E non si ha diritto di fare altrimenti con un pubblico di venticinque milioni di persone medie”.

LO SPECCHIO ROVESCIATO – UN’ESPERIENZA DI AUTOGESTIONE OPERAIA

II Puntata: Compagnia unica dei lavoratori (65’)

III Puntata: Il sacco e il container (56′)

(Italia, 1981, colore)

Regia: Gianni Amico e Marco Melani

Prodotto dalla Rai Liguria e trasmesso in tre puntate (Carovana e camalli; Compagnia unica lavoratori merci varie; Il sacco e il container) tra il 26 gennaio e il 2 febbraio 1981, il film di Amico e Melani narra la storia della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie che da centinaia di anni anima il porto di Genova. La storia della Compagnia fa da sfondo alle questioni affrontate dai lavoratori agli inizi degli anni ’80 che hanno come obiettivo l’autogestione da parte dei lavoratori della Compagnia e come orizzonte la fine dello sfruttamento.

Un’opera fortemente voluta da Arnaldo Bagnasco, con musiche di Alvin Curran

Mitico antro di ogni favola marina. Il porto è sogno e incubo per tutti i cinefili d’acqua salata, luogo canonico di contraddizioni tra socialità e ammirazione estatica, scenario mitologico dove le casse sostituiscono la Monument Valley e le gru ricordano gli invasori spaziali, croce e delizia del ricercatore sociologico e dell’antropologo urbano….” (Paolo Mereghetti)

 

Venerdì 27 settembre dalle 1.40 alle 6.00

FRAMMENTI DI DISCORSI AMOROSI (1)

a cura di Fulvio Baglivi Roberto Turigliatto

AS I WAS MOVING AHEAD OCCASIONALLY I SAW BRIEF GLIMPSES OF BEAUTY

Prima parte

(USA, 2000, col., durata: prima parte 130’, seconda parte 143′, v.o. sott., it.)

Regia: Jonas Mekas

Con: Jonas Mekas, Hollis Melton, Oona e Sebastian Mekas. E con Nam June Pik, Hllis Framton, Georges Maciunas, Peter Kubeka, Stan Brakhage, P. Adam Sitney.

Copia restaurata nel 2022 dal Lithuanian Film Center in collaborazione con Lithuanian Culture Institute

 «I miei film-diario dal 1970 al 1999. Coprono il mio matrimonio, i bambini sono nati, li si vede crescere. Spezzoni di vita quotidiana, frammenti di felicità e bellezza, viaggi in Francia, Italia, Spagna, Austria. Stagioni dell’anno che attraversano New York. Amici, vita in casa, natura, ricerca incessante di momenti di bellezza e celebrazione della vita – amicizie, sensazioni, brevi momenti di felicità, bellezza. Niente di straordinario, niente di speciale, cose che proviamo tutti durante le nostre vite. Ci sono molte didascalie che riflettono i miei pensieri del periodo. La colonna sonora consiste in musica e suoni registrati per lo più nello stesso periodo da cui provengono le immagini. Qualche volta parlo sul mio registratore, mentre monto queste immagini, adesso, a distanza di tempo. Il film è anche la mia poesia d’amore per New York, le sue estati, i suoi inverni, le strade, i parchi. È il film Dogma definitivo, prima della nascita di Dogma». (Jonas Mekas)

Il film-diario più lungo di Jonas Mekas, il capolavoro che l’autore ci ha regalato alla soglia dei suoi 80 anni.  «Il titolo, corroborato dai numerosi commenti sparsi in voice over, insiste sul concetto che il continuo scorrere della vita sia irradiato da flash di euforia, “un’epifania dietro l’altra”, per esprimersi con David James a proposito dello stile di Mekas.(…) L’insistenza sulla gravità di questi momenti descrive non solo il marchio della sua regia ma insinua anche che le illuminazioni di bellezza e felicità si stagliano su uno sfondo di angoscia protratta.  Nel corso della sua carriera Mekas ha accumulato con cura immagini di sé stesso. Più volte ha messo la macchina da presa su un cavalletto per scattare un ritratto formale. Gli ultimi minuti di As I Was Moving Ahead… sono così carichi di questi autoritratti che la loro frequenza annuncia l’imminente conclusione del lungo lavoro. Dopo l’ultima delle tre apparizioni della didascalia “in quel momento mi sono ricordato di ogni cosa, a frammenti” –ha inserito un brevissimo scorcio del battesimo di Una Abraham (la prima scena con titolo, nel Capitolo Uno), segnalando che l’arco della memoria abbraccia tutto il film (…)».  (P. Adam Sitney)

NO HOME MOVIE

(Francia/Belgio, 2015, col., dur., 113′, v.o. sott. it.,)

Regia: Chantal Akerman

Con: Chantal Akerman, Natalia Akerman

Presentato in Concorso al Locarno Film Festival, è l’ultimo film della grande cineasta belga scomparsa due mesi dopo la prima al festival.

Il film è un ritratto a due facce in cui la Akerman filma gli ultimi giorni della sua anziana madre sopravvissuta a Auschwitz e già a lungo presenza ossessiva nei suoi film (da News from Home a bas). In una scena in particolare le due donne si ritrovano in cucina e, durante il commovente dialogo, pelano patate (chiaro riferimento al capolavoro di Akerman Jeann Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles). Il resto del film si snoda attraverso lo schermo del computer in cui avvengono le chiamate skype tra le due donne da anonime stanze d’hotel dove la Akerman si ferma durante i suoi viaggi e lunghe carrellate nel deserto israeliano. 

“Ho avuto la sensazione per molto tempo – mia madre è stata prigioniera nei campi e non ha mai detto una parola al riguardo – che io dovessi parlare per lei, il che è assurdo perché non si può parlare per qualcun altro. Così ero ossessionata da questo, dalla sua vita. Ero ossessionata anche dal modo in cui quando è uscita dai campi ha trasformato la sua casa in una prigione. Questo è Jeanne Dielman. Ora posso raccontarlo, ma non ne ero consapevole quando l’ho fatto. Così ho pensato che ero io che dovevo fare, perché lei non diceva niente, che ero io che andavo a testimoniare al posto suo”.

(D. Kasman, Chantal Akerman discusses No Home Movie, Agosto, 2015).

 

Sabato 28 settembre dalle 0:55 alle 7:00

STORIE DELL’OCCHIO. IL CINEMA AUTARCHICO DI CARLO MICHELE SCHIRINZI

a cura di Fulvio Baglivi

Una notte speciale dedicata ad un autore unico nel panorama italiano, Carlo Miche Schirinzi, da trent’anni impegnato in un corpo a corpo con il cinema e l’arte. Insegnante all’Accademia di Belle Arti, Schirinzi è un cineasta autarchico, che cura personalmente ogni fase delle sue opere, in constante dialogo con le altre arti (musica, pittura, scultura, letteratura sono protagoniste di molte opere) e con figure di riferimento, tra cui Carmelo Bene (Schirinzi è tra i massimi conoscitori dell’opera del genio salentino), Bataille, Cervantes, Sade e enrico ghezzi, che fu tra i primi a mostrare i suoi film negli anni ’90.

Per questa notte di Fuori Orario Schirinzi ha realizzato appositamente tre blocchi di montaggio che riattraversano il suo cinema.

SERGIO SOZZO DIALOGA CON CARLO MICHELE SCHIRINZI          primavisioneTV

(Italia, 2024, col, dur. 44’)

Sergio Sozzo (Sentieri Selvaggi, FilmTV, festival Laceno d’oro) dialoga con Carlo Michele Schirinzi. I due, conterranei, dialogano in modo libero e profondo intorno al percorso ostinato e unico di Schirinzi.

HOLOS KAUSTOS                                                      primavisioneTV

(Italia, 2024, dur. 84’)

Primo movimento della notte con brani da:

fuoco fatuo #1 – da I resti di Bisanzio (Italia 2014) / 1’41”

milkmo(M)on (Italia 2020) / 11’36”

sospiro (Italia 2021) / 9’47”

fuoco fatuo #2 – da I resti di Bisanzio (Italia 2014) / 4’47”

requiem per profondità (Italia 2023) / 6’58”

tra i binari, per finire (Italia 2021) / 9’46”

fuoco fatuo #3 – da I resti di Bisanzio (Italia 2014) / 5’06”

Deposizione in due atti (Italia 2014) / 15’35”

fuoco fatuo #4 – da I resti di Bisanzio (Italia 2014) / 2’40”

Eco da luogo colpito (Italia 2011) / 14’53” 

OCCHIO DISSEPOLTO SU MEMBRA ESANIMI                       primavisioneTV

(Italia, 2024, col, dur. 85’)

Secondo movimento/montaggio realizzato da Schirinzi per la puntata di Fuori Orario, con immaginin e suoni da:

fuoco fatuo #5 – da Padrone dove sei (Italia 2019) / 3’32”

Natura morta in giallo (Italia 2012) / 21’25”

fuoco fatuo #6 – da Padrone dove sei (Italia 2019) / 3’50”

Eclisse senza cielo (Italia 2016) / 37’17”

fuoco fatuo #7 – da Padrone dove sei (Italia 2019) / 2’33”

fuoco fatuo #8 – da I resti di Bisanzio (Italia 2014) / 13’07” 

SACRO (DA CAMERA) A TENTATIVI                               primavisioneTV

(Italia, 2024, col, dur. 144’)

Terza capitolo realizzato con brani dai seguenti film:

Palpebra su pietra (Italia 2006) / 6’13”

Notturno stenopeico (Italia 2009) / 8’08”

Prospettiva in fuga (Italia 2009) / 5’26”

Dé-tail (Italia 2001) / 7’50”

All’erta! (Italia 2004) / 11’47”

Sonderbehandlung (Italia 2008) / 8’52”

perco(r)(s)so (Italia 2001) / 4’41”

Trappe (Italia 2001) / 9’18”

Il nido (Italia 2003) / 14’42”

Dal Toboso (Italia 2005) / 14’12”

Zittofono – Sonata in blu per Nagg e Nell (duetto in sincrono per monitor bizantino) (Italia 2005) / 6’09”

Oligarchico (mosaico da camera) (Italia 2007) / 13’50”

Crisostomo (Italia 2003) / 7’29”

Macerie dell’Arcobaleno (Italia 2004) / 17’30”

Terminale (Italia 2000) / 4’38”

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