La programmazione di Fuori Orario dal 4 al 10 agosto

Le luci dall’Africa, i colori del noir anni ’40 e ’50 e Ozu e Hamaguchi maestri d’oriente. Da stanotte.

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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Domenica 4 agosto dalle 1:40 alle 6:00

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KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!

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Fuori Orario cose (mai) viste

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di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

INCONTINENTE NERO. LUCI DALL’AFRICA (6)

a cura di Fulvio Baglivi

Il VIAGGIO DELLA IENA               

(Touki Bouki, Senegal, 1973, col., dur., 86’, v. o. sott., it.,)

Regia: Djibril Diop Mambéty

Con: Magaye Niang, Mareme Niang

Il film è stato restaurato da World Cinema Foundation in collaborazione con INA presso Laboratoires Éclair e L’Immagine Ritrovata.

Capolavoro del cinema africano, premiato a Cannes e a Mosca, che rivelò il senegalese Djibril Diop Mambéty come uno dei cineasti più liberi, visionari, rivoluzionari e sperimentali. Morto prematuramente nel 1998, poté realizzare solo nel 1992 il suo secondo e ultimo lungometraggio, Hyènes, che di Touki Bouki è una sorta di seguito.

Mory è un adolescente asociale che vaga solitario per la città a bordo della sua moto. Nell’infanzia è stato un pastore nomade ma la sua mandria è stata portata al mattatoio Anta, studentessa universitaria, è in rottura con l’immagine della donna tradizionale. Entrambi sognano di scappare da Dakar per raggiungere via mare Parigi.

“La storia di Touki Bouki risale a secoli fa: da sempre gli uomini sono partiti alla ricerca di nuove terre in cui credevano che il tempo non finisse mai…  Touki Bouki è un film profetico. Il suo ritratto della società̀ senegalese del 1973 non è troppo diverso dalla realtà̀ attuale. Centinaia di giovani africani muoiono ogni giorno nello Stretto di Gibilterra cercando di raggiungere l’Europa (Melilla e Ceuta). Chi non ne ha mai sentito parlare? Tutte le loro difficoltà trovano espressione nel film di Djibril. I giovani nomadi pensano di poter attraversare l’oceano deserto per trovare la fortuna e la felicità, ma rimangono delusi dalla crudeltà̀ umana che incontrano. Touki Bouki è un film bellissimo, sconvolgente e inatteso che ci fa dubitare di noi stessi.” (Souleyman Cissé)

A CARTE SCOPERTE CON HAILÈ SELASSIÈ

(Italia, 1974, col., 59’)

Di: Mario Soldati

Pochi mesi dopo la caduta di Hailè Selassié, nella primavera del 1974, Mario Soldati compone questo ritratto del negus, ormai spogliato dei suoi poteri. Con l’arguzia e l’intelligenza cinica che lo contraddistingue Soldati intervista l’ultimo imperatore d’Etiopia, considerato un Messia dagli adepti del rastafarianesimo.

LE MONTAGNE DELLA LUCE      puntate 4,5,6

(Italia, 1976, col., 6 puntate in totale)

Di: Giorgio Moser

Con: Stefano Maestri

Andato in onda in sei puntate a partire dal 5 maggio del 1976, Le montagne della luce, sottotitolo “Diario africano di un viaggio nel cuore delle tenebre”, è il racconto di un viaggio tra le montagne dell’Africa, ideato e realizzato da Giorgio Moser, con l’alpinista, partigiano e scrittore Stefano Maestri. Il viaggio del documentarista Moser e lo scalatore Maestri, entrambi nati a Trento, risale le vette del continente seguendo le piste della mitologia e delle leggende, senza tralasciare la cultura antica delle diverse popolazioni che incontrano durante il cammino. In questa notte le prime tre parti:

Le negai dio senza cielo, Il fiume della luna, Gli uomini delle nebbie.

 

Venerdì 9 agosto dalle 0:50 alle 6:00

POLVERE NEL VENTO. MAESTRI D’ORIENTE  (9)

a cura di Lorenzo Esposito, Roberto Turigliatto

DRIVE MY CAR                                 

(Doraibu mai kā, Giappone, 2021, col., dur., 172’, v.o. sott., it.)

Regia: Ryusuke Hamaguchi

Con: Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, Masaki Okada, Reika Kirishima

Pur essendo attivo come regista e sceneggiatore fin dal 2008 (ha lavorato anche con Kiyoshi Kurosawa, di cui è stato allievo), è stato scoperto in Italia molto tardivamente, a seguito dei premi ottenuti proprio dal film di questa notte, a Cannes e agli Oscar, una vera e propria rivelazione che ha consacrato Hamaguchi come un nuovo maestro.  In realtà Hamaguchi era considerato internazionalmente uno dei nomi più importanti almeno da Happy Hour e Asako I e II. Hamaguchi, che è anche scrittore di cinema, dialoga nei suoi film coi grandi cineasti giapponesi classici, Ozu e Naruse, ma soprattutto con Rohmer. Fuori Orario, che ha presentato recentemente uno dei suoi primi film, Passion, continuerà a esplorare l’opera del regista anche nel corso del prossimo anno.

In Drive My Car Yusuke Kafuku, attore e regista teatrale, sta cercando di riprendersi dopo una terribile tragedia familiare che due anni prima ha sconvolto la sua vita. Accetta di allestire un proprio adattamento di Zio Vanja di Anton Čechov all’interno di un festival che si svolge a Hiroshima. Il metodo di lavoro per cui è famoso prevede una troupe di attori internazionali in cui ciascuno recita nella sua lingua. A Hiroshima fa la conoscenza di Misaki, una ragazza che il festival gli assegna come chauffeur per tutto il periodo in cui lavorerà alla messa in scena dello spettacolo. Anche Misaki ha dei conti in sospeso con il proprio passato…

“…. Non è tanto il teatro a interessarmi, quanto la recitazione, il fatto di appropriarsi di un testo, di interpretarlo… Il caso sconvolge l’ordine delle cose, le certezze, la vita quotidiana, e a partire di lì due opzioni sono offerte al personaggio: o ritrovare l’ordine che esisteva precedentemente, oppure creare un ordine nuovo. Il caso provoca una rimessa in questione che conduce a una definizione più precisa di quello a cui vogliono tendere i personaggi…La mia grande influenza per quanto riguarda il sentimento amoroso è Eric Rohmer, nel quale la questione del desiderio e dei sentimenti – condivisi oppure no – è resa percettibile attraverso gli spostamenti degli attori, la distanza che egli stabilisce – o non stabilisce – tra di loro, il modo in cui uno si avvicina o si allontana dall’altro”. (Ryusuke Hamaguchi)

TARDA PRIMAVERA

(Banshun, Giappone, 1949, b/n, dur., 104’)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Setsuko Hara, Yumeji Tsukioka, Kuniko Miyake, Haruko Sugimura, Yōko Katsuragi, Chishū Ryu

Tarda primavera, scritto da Ozu e Kogo Noda a partire dal romanzo breve Padre e figlia (Chichi to musume) di Kazuo Hirotsu, fu scritto e girato durante l’occupazione del Giappone da parte delle potenze alleate e dunque soggetto ai requisiti della censura ufficiale dell’occupazione. Interpretato da Chishū Ryū, presente in quasi tutti i film del regista, e da Setsuko Hara, alla prima delle sue sei apparizioni nelle opere di Ozu, è il primo capitolo della cosiddetta “trilogia di Noriko”, a cui seguiranno Inizio d’estate (Bakushu, 1951) e Viaggio a Tokyo (Tokyo Monogatari, 1953): in tutti e tre i film Hara interpreta una giovane donna di nome Noriko, anche se le tre Noriko sono personaggi distinti e non collegati tra loro, legati principalmente dalla loro condizione di donne  indipendenti nel Giappone del dopoguerra.

Col passare degli anni Tarda primavera è diventato uno dei titoli più conosciuti e unanimemente considerato, insieme a Viaggio a Tokyo, uno dei massimi capolavori di Ozu.

Ozu racconta così il suo rapporto con lo sceneggiatore Kogo Noda: “Siamo proprio in sintonia, è una cosa fondamentale per me. Quando parlo di una sceneggiatura fatta da me e Noda, intendo ovviamente dire che pensiamo insieme fino a ogni singola battuta. E anche se non concordiamo insieme le scene nei dettagli o i costumi, le immagini che ognuno di noi ha in testa di queste cose si accordano perfettamente, non c’è mai stato il minimo disaccordo” (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

Il film si apre durante una cerimonia del tè. Il professor Shukichi Somiya (Chishu Ryu), vedovo, ha una sola figlia, Noriko (Setsuko Hara), ventisettenne e nubile, che si occupa della casa e delle necessità quotidiane del padre. La zia Masa (Haruko Sugimura), sorella di Shukichi, lo convince che è giunto il momento che sua figlia si sposi. Noriko è amica dell’assistente del padre, Hattori (Jun Usami), e la zia Masa suggerisce al fratello di chiedere a Noriko se potrebbe essere interessata ad Hattori. Tuttavia, quando il fratello solleva l’argomento, Noriko si mette a ridere: Hattori è fidanzato da tempo con un’altra giovane donna. Imperterrita, Masa fa pressione su Noriko affinché incontri un giovane sposabile, un laureato dell’Università di Tokyo di nome Satake che, secondo Masa, assomiglia molto a Gary Cooper. Noriko rifiuta, spiegando che non vuole sposare nessuno, perché così facendo lascerebbe suo padre solo e indifeso. Masa allora sorprende Noriko, affermando che sta anche cercando di organizzare un incontro tra Shukichi e la signora Miwa (Kuniko Miyake), una giovane e attraente vedova conosciuta da Noriko. Se Masa avesse successo, Noriko non avrebbe più scuse. Durante una rappresentazione Noh a cui partecipano Noriko e suo padre, quest’ultimo saluta sorridente la signora Miwa, scatenando la gelosia di Noriko. Noriko decide a malincuore di incontrare il giovane e, con sua grande sorpresa, ne ha un’impressione molto positiva…

 

Sabato 10 agosto dalle 1:35 alle 6:30

VICOLI BUI, INCUBI NERI – tutti i colori del noir (4)

a cura di Paolo Luciani

“… la rivista LIFE, allora punto di riferimento della media borghesia, etichettò la tendenza come la profonda predilezione post-bellica di Hollywood per il dramma morboso. Stilisticamente questi film costituiscono uno dei periodi più ricchi del cinema americano. Dapprima film noir designò solo gli adattamenti dalla serie noir, una collana di tascabili nota sotto questo nome per la caratteristica copertina nera.   Come questi, il film noir  aveva origine nella letteratura pre-bellica, ma delineava le realtà del crimine post-bellico.  Gli storici ed i sociologi non troveranno quasi nessun rapporto tra la mala descritta nei film noir  – non esattamente una classe, un gruppo o un ambiente – e gli avvenimenti che segnarono il crimine  americano dall’esecuzione di legale di Lepke Buchalter nel 1944 all’assassinio da gang di Bugs Malone.

Nessun criminale realmente esistito fu rappresentato in film americani da

LO STERMINATORE del 1945 a BABY FACE NELSON (FACCIA D’ANGELO, 1957), all’incirca il periodo di splendore del film noir: “…non sarà mai approvato nessun film che tratti della vita di un noto criminale di tempi recenti che usi il nome, il soprannome o altro di tale noto criminale nel film, né sarà approvato un film basato sulla vita di questo noto criminale a meno che il personaggio mostrato nel film non sia punito per i  crimini, parimenti mostrati nel film, da lui compiuti”

La logica alternativa al gangster – film maschilista e violento era il thriller psicologico, di solito centrato su una protagonista depravata. Il secondo tipo di film diventò una tendenza che esplose nel periodo post-bellico e fornì titoli di film noir.

Qualche osservatore straniero, come Ado Kyrou, vide in questa nuova esplosione di misoginia un’espressione del risentimento verso le donne, una reazione ai quattro anni di idealizzazione della guerra, durante i quali alle donne erano consentiti due soli ruoli, la moglie in attesa o la ragazza nubile che faceva la sua parte nel grande sforzo bellico.

Ma non c’era di più. La guerra e le sue conseguenze psicologiche contribuirono a rendere popolari la teoria ed il linguaggio freudiano. Un interesse crescente per la psicoanalisi fornì ai registi un nuovo approccio su tutto quello che il Codice reputava discutibile. Per trattare di argomenti proibiti la migliore cosa era far deviare il comportamento sessuale verso un comportamento criminale, che era più facile da giustificare agli occhi del Codice.

Secondo questa logica, un criminale che andava verso il suo destino poteva indulgere ad atti sessualmente illeciti, dato che comunque era predestinato e la punizione per un atto criminale implicava la punizione per un atto sessuale inaccettabile.

Prendiamo ad esempio un film noir minore, ma tipico, PERFIDO INGANNO (BORN TO KILL, 1947), in cui il motivo centrale era costituito dal desiderio frustrato della protagonista per un assassino e i personaggi secondari costituivano un campionario di depravazione.

… uno Studio di produzione più modesto come quello della RKO-Radio era disponibile alla sperimentazione delle aree scure per nascondere i limiti di un set modesto e per mascherarne la ripetitività. Il film noir venne più naturale alla RKO e le prime impressioni nere erano avvincenti nei primi film minori come LO SCONOSCIUTO DEL TERZO PIANO,  IL BACIO DELLA PANTERA, LA SETTIMA VITTIMA, cui il tema unificante sembra essere il terrore e l’ossessione.

(da Carlos Clarens GIUNGLE AMERICANE  1980)

IL CORAGGIO DELLE DUE

(Two O’Clock of Courage, Usa, 1945, bianco e nero, dur. 66′, v.o. sott. it)

Regia: Anthony Mann

Con: Tom Conway, Ann Rutherford, Richard Lane, Jane Greer

Patty Mitchell, giovane tassista a salire sulla sua auto un uomo che ha bisogno di aiuto; ha una ferita sulla fronte, non ricorda come possa essersela procurata e non ricorda nemmeno la sua identità… Decide di starle vicino nella ricerca del suo passato, giorno dopo giorno cresce il suo interesse per il giovane, che piano piano ricorda sempre di più del suo passato, che però si rivela anche macchiato da un delitto…

Toni più da commedia che noir, con la sottolineatura di un  lavoro tipicamente maschile svolto da una giovane ragazza, come sempre più spesso il cinema di quegli anni sottolineava, con i maschi ancora impegnati in guerra.

NEVE ROSSA

(On Dangerous Ground, Usa 1951, bianco e nero, dur. 78′)

Regia: Nicholas Ray

Con: Ida Lupino, Robert Ryan, Ward Bond, Ed Begley, Charles Kemper

Un agente della polizia di Chicago dalle maniere troppo rudi, viene momentaneamente esiliato in una piccola località coperta di neve al confine con il Canada. Qui deve aiutare la polizia locale a risolvere un caso di omicidio, vittima una ragazza. Il padre di questa è deciso a arsi giustizia da sé, il sospettato è un giovane con problemi mentali…fratello di una misteriosa donna cieca che ha stregato l’agente… 

PERFIDO INGANNO

(Born to Kill, Usa 1947, bianco e nero, dur. 91′, v.o. sott. it.)

Regia: Robert Wise

Con: Claire Trevor, Lawrence Tierney, Walter Slezak, Elisha Cook Jr.

Un duplice delitto non denunciato è l’inizio di un noir “nerissimo” , dalla trama sempre in bilico tra rivelazioni ed ambiguità; e  dove i testimoni, l’assassino e il detective che lo bracca sono incatenati in un gioco di violenza e ricatti, paura ed attrazione.

DICK TRACY CONTRO CUEBALL

(Dick Tracy vs Cueball, Usa 1946, bianco e nero, dur. 52’)

Regia: Gordon Douglas

Con: Morgan Conway, Anne Jeffreys, Lyle Latell, Paula Corday, Dick Vessell, Ian Keith

L’assassinio di un corriere a bordo di una nave e il conseguente furto di diamanti del valore di 300 mila dollari, portano Dick Tracy ad indagare su un complicato intrigo che vede il tentativo di rivendere i preziosi da parte di una banda guidata da Cueball, uno spietato assassino da poco uscito dal carcere…

 

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