La stanza degli omicidi, di Nicol Paone

Una commedia che inizia già stanca, quasi costretta ad arricchire di materiale uno spunto che avrebbe potuto reggere più che dignitosamente un cortometraggio e che si libera (finalmente) nel finale

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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L’arte contemporanea continua a essere una curiosa terra incognita per certo cinema recente. Si fa fatica a capirla, a prendere posizione in rapporto al suo immaginario, anche solo a raccontarla. Quando lo si fa, si sceglie soprattutto la satira, come nello strabordante, dimenticabile Velvet Buzzsaw di Tony Gilroy, ma il rischio è sempre quello di mancare il bersaglio, tentare di ironizzare su uno spazio che in realtà non si è capito davvero, ragionare su temi ormai fuori tempo massimo.

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E fuori tempo massimo pare anche La stanza degli omicidi, commedia thriller di Nicol Paone su una gallerista (Uma Thurman) ed un gangster (Samuel L. Jackson) che si alleano per riciclare denaro attraverso la vendita di opere d’arte realizzate senza troppa fantasia da un killer (Joe Manganiello) che tuttavia si ritrova a raccogliere il favore della critica, costringendo il gruppo a correre ai ripari.

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Insegue ancora Gilroy, dunque, la sua ironia sagace su un contesto apparentemente alieno ma La stanza degli omicidi parrebbe spingersi ancora più indietro con i suoi referenti, fino agli anni ’90 di Harold Ramis (Un boss sotto stress) e addirittura di Matt Groening (che sul malinteso di Homer artista per caso costruì un intero episodio dei Simpsons).

Ma il film pare partire già stanco, distratto. Lo è, in realtà, anche la stessa Uma Thurman, bloccata per la maggior parte del tempo in un ingombrante overacting e forse poco valorizzata da uno script che non permette al suo personaggio di raccontarsi e pare volerla fare funzionare solo in rapporto ai personaggi con cui interagisce, primo tra tutti un Samuel L. Jackson sempre centratissimo, che però, gradualmente, finiscono per toglierle ossigeno.

Alla lunga dunque La stanza degli omicidi finisce per girare su sé stesso, chiuso tra le quattro mura della galleria d’arte, tra personaggi macchiettistici e satira col fiato sempre più corto. Al film di Nicol Paone manca tensione, una vera drammaturgia esoprattutto, il desiderio di esplorare il genere, di raccontare il sottobosco criminale giocando con gli equivoci su cui si fonda il racconto.

La stanza degli omicidi funziona meglio quando rallenta i giri, si avvicina ai dettagli, si sofferma su questo killer svogliato e pensoso, sul rapporto mentore/allievo tra lui e la gallerista. È ancora tutto abbozzato, eppure è evidente che la parte più interessante del film è lì, nella violenza trasformata in feticcio che seduce l’intellighenzia americana, nello svelamento del rapporto tra arte e morte. Non c’è mai davvero nulla di nuovo nel film della Paone ma nell’ultimo atto, fulminante, velocissimo, il film raccoglie i fili disordinatamente organizzati fino a quel momento e trova una sua misura, un suo respiro, forse addirittura una voce satirica credibile.

La stanza degli omicidi arriva tardi anche nel suo risveglio, ma forse il punto di tutto non è una questione di tempo ma di identità, di formati, quasi che il mercato, gli algoritmi, le tendenze, avessero disperso nel rumore di fondo, nel materiale narrativo disordinato e mal posizionato, un concept che, da solo, avrebbe potuto reggere un interessante cortometraggio.

 

Titolo originale: The Kill Room
Regia: Nicol Paone
Interpreti: Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Joe Manganiello, Maya Hawke, Debi Mazar, Dree Hemingway, Larry Pine, Matthew Maher, Tom Pecinka, Ethan Herschenfeld, Neal Davidson
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 98′
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2
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Il voto dei lettori
1.75 (4 voti)
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