La storia di Souleymane, di Boris Lojkine

Un’opera toccante, di stampo neorealista, in grado di risvegliarci dal torpore con cui assistiamo alle ingiustizie quotidiane subite da migliaia di giovani immigrati nei nostri paesi.

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Dopo, Camille, il drammatico ritratto della fotoreporter francese Camille Lepage, Boris Lojkine torna alla regia dopo cinque anni con un’opera toccante, di stampo neorealista, che mette in scena l’odissea di un giovane rider tra le vie di Parigi, vincitore nella sezione Un certain regard del Premio della Giuria al 77° Festival di Cannes.

È La storia di Souleymane, un giovane ragazzo arrivato dalla Guinea e richiedente asilo in Francia. Il titolo rimanda, infatti, al racconto formulato da migliaia di giovani immigrati durante i colloqui con i funzionari dell’ufficio rifugiati francese OFPRA. Una storia inventata, diventata ormai una formula, di tutti e di nessuno, e recitata a memoria con dovizia di particolari da questi ragazzi, tutti accomunati dalla (vana) speranza di ottenere asilo politico e protezione dallo Stato francese. Le singole storie e le sofferenze affrontate nell’estenuante viaggio per arrivare in Europa non sono forse abbastanza? Evidentemente no. E così, se ne deve trovare un’altra di storia, una inventata, fondamentalmente di nessuno. Souleymane è uno di questi ragazzi. Costretto a raccontare un’altra storia, una che gli è stata spiegata da qualcun altro. Siamo noi spettatori a seguire, passo per passo, la sua, quella vera. Una storia, o meglio, una vita il cui passato è una traccia sbiadita e latente degli affetti lasciati in Guinea: la mamma e la fidanzata. Il futuro, invece, è un’utopia troppo lontana per essere anche soltanto immaginata. Ciò che rimane è l’inferno del presente: un’eterna odissea tra le vie di Parigi, percorse in sella alla bici appena acquistata con i pochi soldi rimasti per fare le consegne a domicilio. Lui però non può avere un suo account sulle principali app di delivery, non potrebbe lavorare senza regolare permesso. E così, affitta l’account da un altro ragazzo che possiede il permesso di lavoro, il quale, ovviamente, lo sfrutta facendogli fare turni massacranti senza dargli il giusto corrispettivo economico. Souleymane, intanto, è sempre di corsa. Ha tempo solo per qualche caffè a metà giornata. Mangia una sola volta al giorno, la sera, solo quando riesce a prendere in tempo l’autobus che lo porta, insieme ad altri come lui, in una delle sistemazioni statali provvisorie stabilite fuori città.

Questa è la premessa narrativa su cui poggia La storia di Souleymane, un’opera capace di andare dritta al punto, in grado di risvegliarci per qualche ora dal torpore con cui assistiamo alle ingiustizie quotidiane vissute dagli immigrati che partono pieni di speranza verso i nostri paesi ma che ben presto fanno i conti con la tragica realtà dei fatti, tanto durante il viaggio quanto all’arrivo nei paesi europei. Certo, il tema riders non è più una novità nel racconto cinematografico contemporaneo, basti pensare al recente Anywhere, Anytime di Milad Tangshir o al ben più celebre Sorry We Missed You die Ken Loach. Ma, nonostante questo, l’opera di Lojkine si dimostra più che mai necessaria nella denuncia di una condizione di sofferenza volutamente ignorata da tutti noi e nell’aprire gli occhi verso i “paria” dei giorni nostri, fantasmi che ci portano il cibo a casa, a cui a mala pena rivolgiamo la parola.

Da un punto di vista stilistico, a fare tutta la differenza del mondo sono la scelta delle inquadrature da parte di Lojkine, che non molla mai il suo protagonista, e il montaggio serrato e oppressivo che ricorda quello utilizzato da Éric Gravel in Full Time. Al cento per cento. Ma senza ombra di dubbio, più di qualsiasi trovata di montaggio o di regia, è l’interpretazione dell’esordiente Abou Sangare (meritatissimo Premio al Miglior attore) a dare uno spessore drammatico di assoluto rilievo a La storia di Souleymane, regalandoci una performance di rara intensità emotiva come nella commuovente e tragica sequenza finale in cui ascoltiamo per la prima volta la vera storia delle sofferenze vissute dal protagonista. Una storia lontana ma che riguarda tutti noi e che non possiamo più ignorare.

Titolo originale: L’histoire de Souleymane
Regia: Boris Lojkine
Interpreti: Abou Sangare, Nina Meurisse, Alpha Oumar Sow, Emmanuel Yovanie, Younoussa Diallo, Ghislain Mahan, Mamadou Barry, Keita Diallo, Yaya Diallo
Distribuzione: Academy Two
Durata: 93′
Origine: Francia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
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