"La valigia sul letto", di Eduardo Tartaglia
Tartaglia, uomo di teatro, sceglie ancora una volta di adattare una propria commedia. Ed è segno di un inconscio bisogno di giocare sul sicuro, di attenersi al già fatto e al già detto, dietro gli argini tranquilli di una materia già collaudata. E’ evidente come il regista non possa e non voglia mettersi completamente in gioco con il cinema, ridiscutere la propria impostazione teatrale. E, in questo ‘gioco a nascondino’, a rimetterci è proprio il cinema
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A raccontarla, sembra una storia articolata. Meccanismi che funzionano, l’eterno gioco degli equivoci. Se tutto filasse liscio, ne verrebbe fuori un plot dal potenziale esplosivo. Eduardo Tartaglia, alla terza prova da regista, sceglie ancora una volta di adattare una propria commedia teatrale. Ed è segno di un inconscio bisogno di giocare sul sicuro, di attenersi al già fatto e al già detto, dietro gli argini tranquilli di una materia già collaudata. E’ evidente come Tartaglia non possa e non voglia mettersi completamente in gioco con il cinema, ridiscutere la propria impostazione teatrale, la formazione di attore abituato ad avere sul palco un immediato riscontro al proprio lavoro. La stessa presenza abituale di alcuni interpreti (Veronica Mazza, tra l’altro compagna di vita di Tartaglia, Biagio Izzo), che chiaramente rimanda all’immagine della compagnia, è indice di questa necessità di rifugiarsi nella tranquillità di un palcoscenico. Nulla di male, si potrebbe dire. Ma, in questo ‘gioco a nascondino’, a rimetterci è proprio il cinema. Perché La valigia sul letto, a conti fatti, ne rimane irrimediabilmente fuori. Ed è rivelatrice una battuta di Maurizio Casagrande durante la farsa della livella al cimitero (di Nusco!!!): ‘qua sembra un teatro’. La messa in scena qui è, letteralmente, questione di posizione, mai di punto di vista. L’immagine è condannata, non ha alcuna possibilità di creare o ribaltare il senso (e i sensi). Giace, sottomessa al primato degli attori. Tutti bravissimi, senza alcun dubbio. Ma, pur sotto questo aspetto, siamo alle solite. Al punto che anche noi siamo costretti a ripeterci. Il ‘metodo Tartaglia’ non convince, perché l’interpretazione sembra un lavoro dei corpi lasciati a se stessi e non un lavoro dello sguardo sul corpo. Alla fine tutti i protagonisti sono portati un po’ sbracare, andar oltre. L’unico a conservare una compostezza dimessa forse è proprio Tartaglia. Segno della responsabilità del leader. Certo, in fin dei conti si ride e, sotto sotto, i temi son tutt’altro che facili: la crisi economica come crisi d’amore, la connivenza strisciante con la malavita… Ma i pezzi scomposti e impazziti di una farsa non sempre possono diventare un film.
Regia: Eduardo Tartaglia
Interpreti: Eduardo Tartaglia, Veronica Mazza, Maurizio Casagrande, Biagio Izzo, Alena Seredova, Nunzia Schiano, Marjo Berasategui, Francesco Procopio, Ernesto Mahieux, Stefano Sarcinelli
Distribuzione: Medusa
Durata: 103’
Origine: Italia, 2010