L’ascesa silenziosa di Jesse Plemons

Ripercorriamo la carriera dell’attore appena premiato a Cannes per il film di Lanthimos. Tra gli ultimi progetti Killers of the Flower Moon, Civil War e Kinds of Kindness, in uscita il 6 giugno

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Quando recito non c’è mai un instante in cui mi dico: questo è il momento di far emergere un lato differente del personaggio. Credo che questa sia la natura umana, e gli esseri umani sono complicati e confusi. Perché facciamo quello che facciamo? È affascinante, ed ecco perché sono attratto da personaggi dove c’è spazio per esplorare l’intero spettro”.

A parlare è Jesse Plemons, in un’intervista per Esquire Usa.

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L’attore texano si è affermato ufficialmente nel panorama hollywoodiano negli ultimi dieci anni, conquistando l’ammirazione di pesi massimi come Steven Spielberg, Martin Scorsese, Vince Gilligan e Jane Campion che l’hanno scelto come interprete per i loro progetti. Il volto paffuto e i colori tipicamente britannici lo hanno reso noto e riconoscibile al pubblico, sin dai suoi passi sul set di Breaking Bad nei panni di Todd.

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Ma facciamo un passo indietro. Plemons comincia a recitare già in giovane età grazie a uno spot pubblicitario per la Coca-Cola. A soli dieci anni ottiene la parte per il primo film su schermo cinematografico con Finding North di Tanya Wexler, e nel 2002 seppur in un ruolo marginale recita in Children On Their Birthdays di Mark Medoff. L’anno successivo in È arrivato Zachary interpreta il bullo della roulotte di nome Jay che, insieme al personaggio Val in The Master, sarà solo una delle tante prove in cui l’attore dovrà incarnare il cattivo della situazione.

Diventa un criminale in Black Mass – L’ultimo gangster interpretando Kevin, un uomo che da poco entrato in un gruppo di malviventi cerca di indebolire la famiglia Angiullo. Nel film che riceve ben tre nomination all’Oscar, stringe il suo sodalizio lavorativo con il regista Scott Cooper, con il quale lavorerà anche in Hostiles del 2017 e Antlers-Spirito insaziabile del 2019 in un horror che lo vede sceriffo della cittadina. I registi che lavorano con lui sembrano fidarsi della giovane promessa, infatti, non a caso Scott Cooper nel 2017 lo ha voluto nuovamente nel suo team.

Nel 2011 la sua carriera sta fiorendo e sono già numerosi i film a cui prende parte, ma il vero punto di svolta per Plemons arriva nel 2012 con Breaking Bad. Interpreta Todd, un ragazzo ambiguo, dall’atteggiamento scostante e misterioso, un personaggio secondario ma che sarà cruciale per lo sviluppo della serie. Nonostante il pubblico non tifi per Todd, è innegabile il fascino magnetico che esercita sugli spettatori: l’attore mostra finalmente il suo talento al grande pubblico, incarnando perfettamente quel ragazzo così particolare e dalle mille sfaccettature.

In un’intervista per Rolling Stone, Vince Gilligan dichiara: “Jesse Plemons è così professionale, rilassato e spensierato. Le persone che lo fanno senza sforzo e sono assurdamente brave, mi lasciano di stucco. Arriva e dice: “Ehi, come va?”. Poi iniziamo a girare, lui diventa il personaggio ma non percepisci nessuna fatica, nessuna preparazione. Accade tutto lì ed è perfetto. Quindi no. Non pensavo che Todd sarebbe diventato così importante. E inoltre, non sapevo che sarebbe stato così divertente! È un personaggio affascinante. Non ci siamo resi conto di quanto fosse interessante finché non abbiamo visto Jesse Plemons interpretarlo.”

Successivamente compare almeno in un film l’anno e inizia così la sua ascesa silenziosa. Sono molti i cineasti che lo desiderano nel cast eppure non conquista mai un vero e proprio posto da protagonista a cui probabilmente auspica. Complice il fatto che, probabilmente, non è mai stato al centro di grandi ondate mediatiche, come molti suoi colleghi di Hollywood. Nel frattempo arriva la chiamata da Steven Spielberg per The Post con protagonista Tom Hanks, e nello stesso anno quella di USS Callister, l’episodio della celebre serie antologica Black Mirror. Anche qui non si tratta di un personaggio comune, bensì di Robert Daly, un uomo frustrato e chiuso nel suo habitat fatto di quotidianità e perversione. Ancora una volta Plemons si cala perfettamente nei panni del personaggio.

Nel 2019 recita in The Irishman di Martin Scorsese e in El Camino – Il film di Breaking Bad. In particolar modo in quest’ultimo film la sua presenza sarà più preponderante, vuoi anche per il focus del racconto, tutto spostato su quel Jesse Pinkman di cui il “suo” Todd è nemesi più o meno riconosciuta.

Anni dopo sarà tra i protagonisti de Il potere del cane, dove vediamo finalmente Plemons in un ruolo molto più centrale, a fianco di Benedict Cumberbatch e della moglie Kirsten Dunst conosciuta sul set di Fargo. Una prova attoriale degna di nota, sebbene, forse, “soffocata” dall’ingombrante di Cumberbatch. Stessa sorte che caratterizzerà anche il suo ruolo nell’ultimo film di Scorsese, Killers of the Flower Moon, dove interpreta l’agente federale Tom White che affronta i casi di omicidi dei nativi americani Osage negli anni ’20, sballottato tuttavia, tra due pesi massimi come Robert De Niro e Leonardo Di Caprio e, forse soprattutto, penalizzato dai complessi lavori di riscrittura e ridefinizione che hanno caratterizzato il film.

Ricorda a questo proposito Scorsese: “La prima stesura del film era incentrata sull’idea dell’agente dell’FBI giunto sul posto per indagare e Leo doveva interpretare il personaggio poi assegnato a Jesse Plemons”. La trama del film ruota intorno vicenda amorosa di Mollie (Lily Gladstone) e Ernest (Leonardo DiCaprio), per questo motivo il personaggio di White è messo da parte nonostante la storia narrata nel libro di David Grann sia davvero straordinaria.
Un peccato data la anche la professionalità e le abilità attoriali.

Anche Adam McKay ha affermato di essere piacevolmente sorpreso di Plemons: “È come un cigno sul lago, che scivola con grazia e senza sforzo, mentre in realtà sta lavorando molto duramente. Ci mette così tanto lavoro per dar vita a queste interpretazioni semplici, credibili e così umane”.

Civil War (2024)

E arriviamo a Civil War di Alex Garland, del 2024. Il regista ha svelato, su The Los Angeles Times, che l’attore è stato coinvolto nel progetto una settimana prima dell’inizio delle riprese. “Ero lì fuori per strada quando ho ricevuto la telefonata e ho pensato ‘Oh, me**a. Ora siamo nei guai’. Quindi sono andato alle prove e ho detto: ‘Cattive notizie, ragazzi, questa persona non può venire sul set’. E Kirsten ha replicato: ‘Cosa? Dovresti chiederlo a Jesse’. E ho pensato ‘Oh, quello sarebbe fantastico’“. Jesse Plemons interpreta qui un uomo armato che tiene sotto ostaggio Jessie (Cailee Spaeny) e Bohai (Evan Lai), e seppur si tratti di una piccola parte tiene testa ai protagonisti creando forse il momento di tensione più alto di tutto il film. La sua minaccia che impaurisce gli altri personaggi, non è presente solo nelle battute di sceneggiatura ma sono contenute anche nelle pause che scandisce durante tutta la scena. Ma non si limita solo a questo, infatti, l’attore di sua spontanea volontà decide di girare con gli occhiali da sole, che non erano previsti sul set, portando il pubblico a chiedersi se ci sia un riferimento di tipo simbolico. “Jesse ha portato gli occhiali da sole alla prova e ci ha chiesto cosa ne pensassimo. All’inizio ero titubante, perché non volevo che togliessero intensità alla scena”, dice Cailee Spaeny, come riportato su BadTaste. E Dunst aggiunge: “E anche se non abbiamo chissà quale scambio di battute in quella scena, ho potuto comunque godermi la sua interpretazione. Sono sempre estasiata e stupefatta dal suo talento come attore” .

Senz’altro un caso atipico quello della carriera attoriale di Jess Plemons. Un’ascesa lenta e silenziosa nel mondo hollywoodiano, fuori dal clamore e dall’esplosione mediatica. Almeno fino a Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos, in uscita nelle sale italiane il 6 giugno, film per il quale Jesse Plemons ha appena portato a casa la Palma come miglior interprete a Cannes 77. 

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