Le Giornate del Cinema Muto. Incontro con Roberto Juan e Marcelo Juan Cardini

I discendenti del regista argentino Eugenio Cardini, pioniere di fotografia e cinema latinoamericani, di ci hanno raccontato qualcosa in più del progetto volto a valorizzare il lavoro del loro avo

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Tra i film in programma della sezione America Latina alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, spicca la pellicola argentino Salida de obreros (1902), opera pionieristica del cineasta Eugenio Cardini, in occasione della proiezione della quale, avvenuta nel corso del pomeriggio di giovedì 10 ottobre, erano presenti Roberto Juan e Marcelo Juan Cardini, rispettivamente pronipote e nipote del regista. I due, venuti in Italia per effettuare riprese a margine del festival al fine di arricchire il documentario biografico dedicato al loro avo, hanno incontrato la stampa nella giornata di mercoledì; con l’intento di presentare l’ambizioso progetto iniziato alcuni mesi fa.

“La cosa più importante da sottolineare è che questo è un progetto di famiglia, indipendente, un’iniziativa collettiva che ha come obiettivo principale ricostruire e valorizzare il lavoro di Eugenio Cardini”, hanno subito specificato.  “Attualmente, il progetto si articola in due fasi: un progetto documentario e un progetto di digitalizzazione e di archiviazione del materiale ritrovato”.

Del resto “Eugenio era un pioniere del cinema e della fotografia sudamericani. Era un italo-argentino, figlio di immigrati italiani. Lo consideriamo un pioniere perché fu uno dei primi a riprendere Buenos Aires e a fotografarla. Nato in Argentina, era figlio di un ingegnere metalmeccanico che si era trasferito da Omegna, in Italia, per fondare una fabbrica a Buenos Aires. La famiglia aveva quindi forti radici nel mondo industriale. All’epoca, per distinguerlo dal padre, che si chiamava anch’egli Eugenio, lo chiamavano semplicemente Alejandro. Eugenio era molto interessato alla fotografia fin da giovane. A 17 anni costruì una sua prima cinepresa artigianale e realizzò i suoi primi film. Nonostante i limiti tecnici dell’epoca, questi film sono di grande valore storico”.

“In seguito”, hanno raccontato, “grazie alle disponibilità economiche della famiglia, Eugenio poté viaggiare in Europa, acquistare una cinepresa dei fratelli Lumière e realizzare filmati a Lecco, in Italia, dove era originaria sua madre. Eugenio era un grande viaggiatore e documentò i suoi viaggi attraverso fotografie e filmati. Era una persona molto precisa e meticolosa, e grazie a questo abbiamo una documentazione dettagliata della sua vita e del suo lavoro. Quando tornò in Argentina, iniziò a riprendere la vita quotidiana di Buenos Aires. Eugenio catturava scene di vita della sua famiglia, dei suoi figli. Tutto da una visione amatoriale, ma molto, molto attenta all’avanguardia. Nel 1902 conobbe sua moglie, Maria Magdalena Malugani Valsecchi, anch’ella originaria di Lecco. Il loro matrimonio rappresenta un ponte tra l’Argentina e l’Italia”.

Quella di Cardini è dunque, va sottolineato, una figura fondamentale per la cinematografia argentina e di Buenos Aires in particolare. Infatti “i suoi film sono tra i primi documenti visivi della città e Salida de obreros è ovviamente ispirato ai film dei fratelli Lumière e mostra l’uscita dei lavoratori da una fabbrica. Attualmente, stiamo lavorando alla ricostruzione dell’archivio di famiglia. È un progetto ambizioso che richiede tempo e risorse, ma siamo determinati a portare alla luce l’opera di Eugenio Cardini e a farla conoscere al grande pubblico. Il progetto è partito circa sei mesi fa, dunque il documentario ancora non è stato girato; però esiste un teaser, che è necessario per la ricerca di fondi con i quali intendiamo realizzare il documentario appunto”.

Il progetto, che gode di grande interesse in patria, al momento vede la collaborazione dell’“Archivo General de la Nación e del Museo del Cine Pablo Ducrós Hicken che ha una parte della collezione più recente, degli anni ’20”. Inoltre, il prossimo novembre i discendendi del regista parteciperanno a “Ventana Sur”, principale mercato cinematografico latinoamericano, particolarmente adatto alla ricerca di visibilità e dunque finanziamenti.

Quello su Eugenio Cardini è però un cantiere aperto, che ha recentemente ha regalato succose novità e scoperte. “Mio padre è sempre stato un appassionato di antichità d’archivio, ma soprattutto della famiglia”, sottolinea infatti Roberto Juan; “quindi, grazie a lui abbiamo molto archivio, ma di recente abbiamo scoperto a casa sua una scatola di latta che non sapevamo che esistesse e lui stesso non sapeva bene cosa fosse. Quello che abbiamo trovato all’interno è un film che rappresenta uno dei motivi principali per i quali siamo coinvolti in questo progetto. Dal momento che il film è un formato Lumière di 35 millimetri, che è quasi certamente il primo film girato a Lecco. “In questo momento questo film è conservato nell’archivio di Eugenio Cardini ed è parte integrante del nostro teaser e di quello che sarà il nostro documentario. Proprio perché parte del film sarà volta a registrare il lavoro d’archivio e documentare il lavoro collettivo di una famiglia mobilitata dal lascito di un nonno”.

“Il film ritrovato non è ancora stato digitalizzato”, precisa il pronipote di Cardini. “Del resto ncora non abbiamo la certezza assoluta che sia quello che crediamo, anche se le probabilità sono molto vicine al 100%”. Ma, sebbene Roberto Juan si astenga da qualsiasi giudizio in merito, a chi chiede se c’è la possibilità che questo film sia addirittura il primo film mai girato in Italia Marcelo Juan Cardini ha risposto così: “lasciatemi sognare”.

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