L’epoca d’oro dei narratori. Intervista ad Andrea Traina sull’AI e la sceneggiatura

A quale futuro va incontro il mestiere di sceneggiatore con l’avvento dell’AI? Lo abbiamo indagato insieme al docente del nostro corso in partenza Intelligenza Artificiale per la sceneggiatura

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Andrea Traina è uno sceneggiatore, regista e montatore; socio fondatore e membro del direttivo della Writers Guild Italia, il sindacato italiano degli sceneggiatori. Ha scritto e diretto cortometraggi, lungometraggi, serie TV e webserie. Ha collaborato con Sky e Fox Crime Italia e collabora con Tìpota Movie Company nella scrittura e nel montaggio di film documentari, distribuiti sui canali Rai e Sky e in streaming. Come sceneggiatore si è aggiudicato il premio Solinas, il più importante riconoscimento italiano sulla scrittura cinematografica. Da anni lavora con le scuole, come esperto formatore sul linguaggio del cinema e sulla grammatica dell’audiovisivo. Dal 2022 è direttore artistico del Donnafugata Film Festival di Ragusa.
Per la Scuola Sentieri selvaggi è docente del corso online Intelligenza Artificiale per la sceneggiatura al via il prossimo 28 maggio.

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Partiamo dalla più banale delle obiezioni: perché “intaccare” proprio la fase di scrittura di una sceneggiatura con l’apporto di una Intelligenza Artificiale? Con tutti i campi di produzione di un film già “automatizzati” in cui la AI può intervenire, perché utilizzarla proprio nell’aspetto di scrittura creativa, predominio dell’immaginazione umana?

La domanda tocca un punto cruciale, ma parte da un preconcetto che è bene chiarire subito: l’Intelligenza Artificiale non “intacca” la creatività, bensì la potenzia. Il cinema, tra tutte le forme d’arte, è quella che più si fonda sulla tecnica e sul suo progresso tecnologico. Il linguaggio cinematografico, sin dalle sue origini, si è evoluto di pari passo con la tecnologia, passando dai tableaux vivants fissi, in bianco e nero e senza sonoro, a forme espressive sempre più complesse e sofisticate. L’AI rappresenta un nuovo capitolo di questa evoluzione e offre nuovi strumenti capaci di semplificare la realizzazione di un film, specialmente quelli visivamente ambiziosi. Ma per la prima volta nella storia, un’innovazione tecnologica ha concrete ripercussioni anche nel processo di scrittura. Nel corso dei secoli, siamo passati dalle tavolette di cera alla penna d’oca, dalla biro alla macchina da scrivere e infine al computer, ma questa evoluzione ha influito unicamente sulla modalità di stesura del testo, non ha cambiato la scrittura in sé, come può fare l’Intelligenza Artificiale intervenendo direttamente nel processo creativo, semplificando e accelerando alcune fasi. È importante sottolineare che l’AI non sostituisce lo sceneggiatore, ma lo affianca, agendo come un vero e proprio “partner di scrittura”, sempre disponibile per fornire input, idee e spunti in risposta alle sollecitazioni dell’autore. Per quanto sofisticata, questa tecnologia non potrà mai sostituire completamente la sensibilità e l’emotività umana nella scrittura. Tuttavia, può diventare per gli sceneggiatori un prezioso collaboratore, per esempio nel rimodulare i testi, adattandoli a diversi formati o lunghezze, a seconda delle diverse esigenze (concorsi, presentazioni a produttori, ecc.). Automatizzare compiti ripetitivi consente di risparmiare tempo e fatica, e di concentrarsi sugli aspetti più creativi ed emotivamente impattanti della narrazione. Una delle caratteristiche più interessanti dell’AI è la sua capacità di generare risultati imprevedibili. Questo elemento di “alea” può essere un potente stimolo per la creatività, specie nella fase di brainstorming, perché aiuta a esplorare direzioni narrative alternative, a connettere concetti in modo originale e stimolare nuove idee, ma anche a superare i momenti di stallo nella scrittura e i blocchi creativi. Infine, nella fase di revisione, l’AI si rivela estremamente utile per identificare aree di forza e debolezza, rendendo il processo più efficiente.

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Però, rassicuriamo gli “apocalittici”, al momento una AI non sa davvero scrivere (ancora?) una sceneggiatura tutta da sé

Attualmente, l’AI può generare testi che imitano la forma e la struttura di una sceneggiatura, ma la qualità è scadente. Il risultato manca di profondità, coerenza narrativa e soprattutto di quell’elemento umano che rende una storia coinvolgente. La narrazione prodotta oggi dall’AI contiene ingenuità e incongruenze che non funzionerebbero nemmeno in forme di racconto più standardizzate e ripetitive, come le soap opera. È possibile che nel tempo le cose migliorino in questo senso, ma il divario tra la scrittura umana e quella artificiale difficilmente si colmerà del tutto. Quel che è certo è che l’AI è una tecnologia in continua evoluzione, e ignorarla sarebbe un errore. È un vento di progresso tecnologico che non si può arrestare. La strategia più saggia, a mio avviso, è “orientare le vele”, integrarla nel proprio flusso di lavoro, per sfruttare al meglio questo nuovo strumento, cercando di trarne il massimo vantaggio in termini di produttività e creatività. Ad esempio, uno sceneggiatore spesso ha molte idee e spunti narrativi che non riesce a sviluppare per mancanza di tempo. L’AI può essere utilizzata per elaborare rapidamente questi spunti, generando in poco tempo una grande quantità di materiale (personaggi, ambientazioni, porzioni di dialogo, ipotesi di trama) su cui poi l’autore può lavorare. Questo processo, che prima richiedeva tempo e sforzo mentale, ora può essere accelerato in modo significativo, rendendo la scrittura vera e propria molto più veloce. Naturalmente, dall’altro lato deve esserci uno sceneggiatore competente, che conosca gli strumenti narrativi e sappia costruire un buon racconto. L’AI non è una bacchetta magica. Per sfruttare al meglio le sue potenzialità, è necessario avere una solida conoscenza della narrativa e delle tecniche di sceneggiatura. L’AI può fornire spunti e suggerimenti, ma spetta allo sceneggiatore dare forma alla storia e trasformarla in un prodotto finito. Inoltre, l’AI può essere un valido aiuto anche per chi ha ottime capacità narrative ma carenze nella scrittura vera e propria. Magari si è in grado di ideare storie avvincenti e personaggi memorabili, ma si fa fatica a tradurre queste idee in un testo ben scritto. In questo caso, l’AI può assistere nel migliorare la qualità della prosa, suggerendo alternative più efficaci per esprimere i concetti, correggendo errori grammaticali e sintattici, e rendendo lo stile più fluido e accattivante.

Che lavoro faranno secondo te allora gli sceneggiatori del futuro?

L’AI sta aprendo nuove ed entusiasmanti possibilità per gli sceneggiatori, trasformando il modo in cui le storie vengono create e condivise. Già oggi uno sceneggiatore ha accesso a strumenti che potenziano la sua capacità di narrare storie, e questa tendenza si intensificherà nei prossimi anni. In un futuro prossimo, più di quello che immaginiamo, gli sceneggiatori potranno utilizzare l’AI per raccontare storie con la stessa libertà con cui un pittore si esprime su una tela, senza la necessità di convincere produttori, broadcaster o distributori della validità delle proprie idee. Questo processo di approvazione tradizionale può bloccare spesso progetti promettenti. Con l’AI, invece, un narratore potrà non solo promuovere ma anche realizzare autonomamente le proprie visioni, in formati ancora da immaginare, senza dover passare attraverso i tradizionali canali di produzione. Immaginiamo un mondo in cui uno sceneggiatore può creare e distribuire le proprie storie direttamente al pubblico che apprezza il suo genere e il suo stile, senza intermediari! L’AI potrebbe portare alla nascita di nuove piattaforme e modelli di distribuzione, simili a un “OnlyFans” senza il porno, ma per contenuti audiovisivi narrativi, dando agli autori un controllo senza precedenti sulla propria opera. Questo è il superpotere che sta per cadere in mano a chi sa raccontare storie per immagini. Se sei un narratore, è il tuo momento d’oro! In questo contesto, il ruolo dello sceneggiatore cambierà profondamente. Non si tratterà più solo di scrivere un testo, ma di coordinare e dirigere l’intero processo creativo, sfruttando le potenzialità dell’AI per dare forma alla tua visione, generando idee, sviluppando personaggi, creando mondi e arricchendo la narrazione con elementi visivi e sonori, per perfezionare il risultato e imprimere il tuo stile personale.
Naturalmente, in questo discorso non mi sto occupando degli eventuali rischi connessi con l’uso dell’intelligenza artificiale. Come sceneggiatori, mentre esploriamo queste nuove frontiere, dobbiamo anche essere consapevoli delle responsabilità che accompagnano l’uso di queste tecnologie avanzate. Tuttavia, questi ostacoli non devono scoraggiare l’esplorazione delle potenzialità dell’AI nella narrazione. La storia ci insegna che l’innovazione precede sempre la legislazione che ne regola l’uso: il motore a scoppio è stato inventato molto prima del codice della strada! Analogamente, oggi assistiamo a una rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale, e le leggi si adatteranno inevitabilmente per affrontare le sfide e le opportunità che ne derivano.

Resta il fatto che in questo momento, poi magari più in là non sarà così, siamo in una fase di assoluto predominio della parola, questi strumenti sono cioè “text to image”, “text to video”, la scrittura – fornire prompt, scrivere istruzioni – non è mai stata così centrale. Lo dico per chi è spaventato dalla “fine della scrittura”. E in questo, la Writers’ Guild Italia, come si pone, come si sta muovendo, qual è la posizione?

La Writers’ Guild Italia riconosce l’importanza della scrittura in questa fase di sviluppo dell’AI e al contempo si impegna a tutelare i diritti degli sceneggiatori. Una delle principali preoccupazioni riguarda l’utilizzo di opere protette da copyright per addestrare le intelligenze artificiali. La Guild si batte per garantire che gli sceneggiatori mantengano il controllo sulle proprie opere e ricevano una giusta compensazione per il loro utilizzo. Un altro motivo di preoccupazione del sindacato è il potenziale impatto dell’AI sull’occupazione degli sceneggiatori. L’automazione di alcune fasi del processo creativo potrebbe portare a una riduzione della domanda di lavoro, con conseguenze negative per i professionisti del settore. La Writers Guild Italia si impegna a monitorare questa situazione e a promuovere politiche che tutelino l’occupazione e i diritti dei lavoratori. Inoltre, l’utilizzo dell’AI nella creazione di contenuti solleva anche interrogativi complessi sulla proprietà intellettuale. Chi detiene i diritti su un’opera generata dall’AI? Lo sceneggiatore che ha fornito il prompt, l’azienda che ha sviluppato l’algoritmo o l’AI stessa? Queste sono questioni cruciali che richiedono un’attenta riflessione e una definizione chiara dei diritti e delle responsabilità.
Ecco perché, in questo momento di transizione, la Writers Guild Italia si pone come un punto di riferimento per gli sceneggiatori, perfettamente consapevole che l’AI rappresenta un’opportunità di innovazione e crescita per la professione. Sta studiando attentamente il fenomeno, cercando di comprenderne le potenzialità e i rischi. L’obiettivo è quello di promuovere una regolamentazione trasparente per l’uso dell’AI nel settore creativo, e sviluppare una posizione informata e proattiva, che tuteli i diritti degli autori e al contempo promuova l’innovazione e la creatività nella narrazione, in modo etico e responsabile, a beneficio sia degli autori che dell’intero comparto.

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