Leurs enfants après eux, di Ludovic e Zoran Boukherma

Un coming of age ambizioso, nella Francia rurale degli anni Novanta, carico di dramma e riferimenti musicali. Racconta con sensibilità la rabbia e la tenerezza dell’adolescenza. VENEZIA81. Concorso

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Agosto 1992. Un pomeriggio di caldo soffocante in un paesino sperduto da qualche parte nell’est della Francia, col suo lago e gli altiforni ormai spenti e inutilizzati. Il quattordicenne Anthony e suo cugino ammazzano il tempo in riva al lago cercando di abbordare Steph e Clem. Per Anthony sarà l’estate del primo amore, quello da cui non ci si riprende mai, il momento agrodolce che segna improvvisamente la fine dell’infanzia e l’inizio della maturità. Ma c’è anche Hacine, un giovane di origine marocchina che dopo un litigio decide di rubare la motocicletta del padre di Anthony, sconvolgendo il precario equilibrio su cui si reggeva la famiglia del ragazzo. Nel corso di quattro estati cruciali, dal ’92 al ’98, i destini di Anthony, Steph e Hacine si attraversano, si scontrano e s’intrecciano, in un tumulto adolescenziale dove ognuno proverà a trovare la propria strada.

Tratto dal romanzo omonimo del 2018 di Nicolas Mathieu, Leurs enfants après eux ha l’impianto di un coming of age corale che prende in considerazione diversi personaggi di diverse età ed estrazione sociale. Il film è ambientato nella cosiddetta France périphérique, ovvero il Paese al di fuori delle grandi città come Parigi, quelle zone rurali dove spesso esplode il malcontento, l’odio razziale e di classe. Un paese costruito idealmente attorno a una fabbrica ormai chiusa, è destinato a un futuro molto difficile e spesso sono proprio i figli a rimetterci più di tutti. In un ambiente di questo tipo con gli altiforni a fare da sfondo, come in Il cacciatore di Cimino, si sviluppano le varie vicende del film con al centro di tutto Anthony, interpretato da Paul Kircher (figlio di Irène Jacob). Un ragazzo irrisolto, timido, riservato, con una folta chioma a coprire l’occhio guercio. Non è sciolto come il cugino, ha un brutto rapporto col padre e non sa come approcciare una ragazza, neanche quella che ama. Steph vive nell’altra zona del paese, quella dove ci sono i figli dei medici, non i figli degli operai. Ogni anno che passa la distanza tra i due si fa sempre più ampia, tra chi studia e chi è costretto a lavorare, tra chi pensa al proprio futuro a chi non conosce neanche il presente.

Leurs enfants après eux ha poco di originale, cade spesso nel didascalismo, sovraccarica di dramma il più piccolo dei diverbi e sottolinea in maniera ossessiva ogni sequenza significativa con un brano celebre del periodo (Metallica, Aerosmith, Red Hot Chili Peppers, Pixies). Oltre a tutto questo, è un film ben girato e confezionato, dai costumi alle ambientazioni, con un’estetica che cerca gli anni Novanta senza mai apparire artificiosa. Racconta in maniera viscerale e commovente di uomini soli che hanno perso tempo e occasione per recuperare il rapporto con la moglie e i figli. Ci sono silenzi e incomprensioni che durano mesi, anni, capaci solo di peggiorare nel tempo e crescere nel risentimento. L’incomunicabilità tra quelli che una volta erano colleghi e fratelli e ora sono lontani come estranei, una solidarietà tra operai che era la forza della classe proletaria. Da questo distacco nascono sentimenti di intolleranza, razzismo, rabbia, che poi vengono trasmessi ai propri figli, come una catena. È evidente il desiderio dei registi di realizzare un film che potesse piacere a un pubblico più vasto possibile, da chi ha vissuto gli anni Novanta fino alle nuove generazioni. Il cast funziona perfettamente, da Paul Kircher, ormai in fase di ascesa, alla splendida Angelina Woreth, sogno d’estate del giovane protagonista. Una parte consistente se la ritaglia anche Gilles Lellouche, qui in veste di produttore del film e interprete del padre di Anthony. Un uomo sconfitto in tutto e per tutto, smarrito, ma capace di lasciare almeno un briciolo di speranza dietro di sé. Un figlio che non ha mai capito, con cui non ha mai realmente comunicato e che non fa più parte della sua vita. Diventato uomo, malgrado lui.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3.33 (3 voti)
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