Locarno 56. Pastorale americana

"Capturing the Friedmans" di Andrew Jarechi è la ricostruzione di un caso di pedofilia accaduto negli Stati Uniti alla fine degli anni Ottanta: interviste, immagini di repertorio e filmini privati in super8 per una testimonianza agghiacciante delle fragilità e falsità del sogno americano

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"Cosa c'era che non andava nella loro vita, cosa diavolo c'era di meno riprovevole della vita dei Levov?" Con questa domanda stupita e dolorosa, il grande scrittore Philip Roth chiudeva il suo romanzo Pastorale americana, storia di una perfetta famiglia americana degli anni Sessanta, i Levov, distrutta dalla violenza di una figlia terrorista. La stessa domanda viene da porsi dopo aver visto il bellissimo documentario di Andrew Jarechi Capturing the Friedmans, passato ieri applausi e molte discussione nella sezione Cinema del Presente.

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Il film racconta, a 15 anni di distanza, la tragedia della famiglia americana dei Friedman, nucleo borghese composto da padre, madre e tre figli maschi distrutto dall'accusa di pedofilia e sodomia nei confronti del capofamiglia Arnold e del figlio minore Jesse: il padre, professore di informatica, condannato a 75 anni di prigione, è morto suicida nel 1995, mentre il figlio, arrestato a 18 anni, è uscito nel 2001 dopo 13 anni di reclusione. La madre e gli altri due fratelli, David e Seth sono sopravvissuti, ma la loro serenità è stata devastata da una vicenda che ha messo in dubbio, non solo l'onestà e la moralità delle persone coinvolte, ma anche la lealtà della giustizia americana.

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Con l'aiuto di interviste, materiale televisivo e, soprattutto, filmini in super8 girati in famiglia dai Friedman, Jarechi ricostruisce un orribile caso di cronaca nera e i molti interrogativi suscitati dall'andamento del processo e dai metodi di indagine. Il film diventa, così, uno sdegnato pamphlet contro la falsità del sogno americano; una testimonianza severa e moralmente discutibile del caos del quotidiano. Jarechi non dà giudizi, non stila condanne, ma si limita a seminare a dubbi, a porsi, come Roth, domande senza risposta. Perchè la vita dei Friedman sembra perfetta? Perchè oltre le feste di compleanno e le corse in giardino si nascondono il male, la perversione, l'isteria?


Per dare il senso della complessità del caso, Jarechi non si ferma davanti a nulla: intervista David, il fratello maggiore, Ethie, la madre, filma l'uscita di prigione di Jesse e l'abbraccio con la mdre; intervista giudici, avvocati, bambini violentati e, a quanto pare, si becca le accuse di tutti quelli che ha coinvolto. Ma, soprattutto, mostra con assoluta adesione empatica i super8 di famiglia dei Friedmam.


Le immagini private sono un vero colpo allo stomaco, l'occhio incredibilemente sereno di un ciclone devastante. Jarecki le svela a poco a poco: prima i filmini degli anni Setttanta, poi le cene e le serate in casa girate durante il processo. L'effetto è quello di assistere al macabro banchetto di un mondo di fantasmi, una famiglia sull'orlo del baratro che canta, balla e ride come se nulla fosse: ma è come se, finalmente, guardassimo l'orrore nella sua normalità. La bassa qualità delle immagini, i colori stinti dal tempo, i vestiti e le accapigliature invecchiate sono i segni di una promessa non mantenuta, la fine di un sogno smascherato da questo capolavoro che divide, sciocca ed emoziona.

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